LOS DELINCUENTES, Waka Cine. MUBI

Capita a volte che un brano musicale dia senso a un film più di ogni dialogo o inquadratura: in questo caso si tratta di Adónde Está la Libertad, di Pappo’s Blues, anno 1971, il pezzo chiave del nuovo film di Rodrigo Moreno, Los Delincuentes.

L’album stesso è un oggetto feticcio che attraversa tutta la strana storia specchiata ed episodica che Moreno propone come apologia idealista della fuga dalle costrizioni sociali, dal lavoro e dalle catene della vita in città; e la libertà si respira attraverso il rock fortemente influenzato dalla sperimentazione progressive, e dalle parole manifesto del testo, essenziali per comprendere il progetto del regista, presentato lo scorso anno nella sezione parallela di Cannes, Un Certain Regard, e in uscita su Mubi il 24 maggio 2024.

L’ombra dei 70s

¿Adónde está la libertad?
No dejo nunca de pensar
Quizás la tengan en algún lugar
Que tendremos que alcanzar

(Dov’è la libertà?
Non smetto mai di pensare
Forse ce l’hanno da qualche parte
Cosa dovremo ottenere)

 Adónde Está la Libertad di Pappo’s Blues

Sembrano gli anni ’70, massimo ’80, nella Buenos Aires descritta da Moreno. Le tinte piatte e sabbiate si accostano a personaggi vestiti con austeri completi sdruciti. Ogni dettaglio ci porta nella direzione di un film ambientato in un tempo non completamente definibile ma di sicuro abbastanza lontano.

La ricostruzione apparente fa solo parte del messaggio del regista, poiché la storia è ambientata esattamente nel presente. L’estetica fuorviante ci trascina in un cortocircuito in cui i fatti a cui stiamo per assistere sono difficilmente collocabili, e proprio per questo percepiti a metà strada tra una fantasia, un sogno e un reato vero e proprio.

Morán, impiegato in banca, concepisce un piano per rubare abbastanza soldi da non dover lavorare più un giorno in vita sua. Ma il progetto prevede una promessa per il futuro e non un’immediata fuga: l’uomo convince il suo collega Román a custodire il denaro mentre lui, dopo essersi costituito, sarà costretto a passare un po’ di anni in prigione.

LOS DELINCUENTES, Waka Cine. MUBI

Non solo i soldi rubati ma anche l’album passa di personaggio in personaggio, iniziando a stabilire la sua centralità simbolica da chimera, da presenza diegetica ed extradiegetica: la musica incisa su quel vinile racchiude il senso stesso dell’intera narrazione, al posto di una trama definita (elemento a cui non aspira il regista argentino) c’è la suggestione di un miraggio, quello della libertà, cantato già dalla rock band dei Pappo’s Blues (guidato dal cantante e chitarrista Pappo) con il loro primo disco in studio.

Le influenze 70’s diventano allora non solo parte della forma visiva e tecnica, ma il nucleo teorico di un progetto di vita che oggi ci porta verso un tempo in cui il rifiuto del lavoro statale, d’ufficio, o comunque da sottoposto, era una realtà per chi scappando dalla città, sposava una scelta totalmente anticonformista.

La riappropriazione del tempo

No creo que nunca
Sí, que nunca
No creo que nunca
La hemos pasado tan mal

(Non credo che lo farò mai
Sì, mai
Non credo che lo farò mai
Abbiamo passato un periodo davvero brutto)

 Adónde Está la Libertad di Pappo’s Blues

A Moreno non interessa attenersi a una divisione scandita per attrarre il suo spettatore, il flusso della visione si adagia su una conquista della dilatazione temporale dei fatti; come il ritmo imprevedibile di un brano progressive rock con derive psichedeliche il ritmo del film è libero e staccato da una narrazione usuale. Oltre a Adónde Está la Libertad, altri due brani dell’album compaiono nel film: il primo viene cantato da Morán con Norma, il secondo lo ascoltiamo quando l’album passa di nuovo da un personaggio all’altro.

Non è casuale che arrivi proprio nelle mani di Norma, donna di cui entrambi gli uomini si innamorano: fulcro tematico nonché rappresentazione concreta della scelta bucolica e sognata di spostarsi ai margini della società, dove non ci sono orari, appuntamenti, ma solo una vita lieve regolata dalla natura. Anagramma dei nomi di Morán e Román, e di quello della sorella Morna, Norma è l’irraggiungibile, ma anche il desiderio insito racchiuso nei protagonisti.

Dov’è la libertà?

Esiste veramente una prospettiva in cui mettere in atto quello che Pappo si limitava a cantare? Lo possiamo solo immaginare, perché ciò che stiamo guardando potrebbe essere una proiezione mentale, una possibilità su cui fantasticare. Per questo l’album attraversa le vicende dall’inizio alla fine, come oggetto del desiderio e non come cimelio. La musica non è solo musica, bensì una spiegazione ad ogni avvenimento, in un linguaggio musicale difficile da categorizzare poiché insieme psichedelico, sperimentale, eppure figlio dell’hard rock.

Adónde Está la Libertad torna alla fine del viaggio dei delicuentes, chiude il cerchio, dopo la prigionia fisica e morale dei protagonisti, risuona come l’immagine di una volontà irrealizzabile, ci porta a riconsiderare il tempo del film, il tempo dell’esistenza, la necessità di stabilire delle priorità, o semplicemente di dimenticarsele mentre la musica ci entra dentro.

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Silvia Pezzopane
Ho una passione smodata per i film in grado di cambiare la mia prospettiva, oltre ad una laurea al DAMS e un’intermittente frequentazione dei set in veste di costumista. Mi piace stare nel mezzo perché la teoria non esclude la pratica, e il cinema nella sua interezza merita un’occasione per emozionarci. Per questo credo fermamente che non abbia senso dividersi tra Il Settimo Sigillo e Dirty Dancing: tutto è danza, tutto è movimento. Amo le commedie romantiche anni ’90, il filone Queer, la poetica della cinematografia tedesca negli anni del muro. Sono attratta dalle dinamiche di genere nella narrazione, dal conflitto interiore che diventa scontro per immagini, dalle nuove frontiere scientifiche applicate all'intrattenimento. È fondamentale mostrare, e scriverne, ogni giorno come fosse una battaglia.