American Horror Story e The Haunting sono due splendide serie TV di genere horror. E non solo: sono due show che hanno molto in comune. Entrambe sono serie antologiche, quindi con singole stagioni autoconclusive. Ma, se nel caso di American Horror Story talvolta abbiamo dei collegamenti, seppure deboli, fra una stagione e l’altra, The Haunting racconta storie completamente diverse e fra l’altro ambientate in differenti universi narrativi.
Tematiche comuni e punti di distacco tra le due serie
Proviamo a confrontare le prime due stagioni di queste perle. The Haunting of Hill House, essendo stata realizzata dopo, si è molto ispirata alla capostipite American Horror Story. Al punto che possiamo considerare quest’ultima il padre della prima stagione di The Haunting.
La tematica in effetti è molto simile: in entrambi i casi abbiamo a che fare con una famiglia apparentemente perfetta che si trasferisce in una casa infestata.
In American Horror Story: Murder House, però, il discorso di fondo è molto più cinico. Fin da subito si comprende che la patina di perfezione della famiglia Harmon è solamente un’illusione. I tre hanno deciso di trasferirsi a Los Angeles per cambiare vita, dopo che Vivien, la moglie, ha scoperto il marito Ben a letto con una delle due studentesse. Il tutto in seguito a un gravissimo aborto spontaneo subito dalla moglie qualche mese prima.
Per gli Harmon, dunque, era vitale l’esigenza di cambiare aria. Forse nella speranza che gli equilibri familiari riuscissero in qualche modo ad essere ripristinati. Ma è chiaro fin da subito che non sarà così facile.
American Horror Story: Murder House – Un’introduzione. [Spoiler alert]
La famiglia Harmon comincia ad essere perseguitata da strani individui che si aggirano per la casa. L’inquietante Costance, la vicina di casa, che sembra detestare l’intera umanità e i nuovi inquilini della casa in particolare. Adelaide, la figlia di Costance, affetta da sindrome di down, che ha l’abitudine di intrufolarsi a casa Harmon per giocare con dei misteriosi “amici” che a quanto pare popolano l’edificio. Poi c’è la bizzarra donna di servizio, che agli occhi di Vivien è una dolce e innocua vecchietta, mentre il marito Ben la vede come una giovane donna bellissima e pericolosamente provocante.
Per gran parte della prima stagione pensiamo che sia solo lui, sessualmente represso, a vederla in quella maniera. Ma poi capiamo che in realtà quella della donna è una maledizione. La cameriera, da giovane, era una ragazza splendida e lavorava per la famiglia di Costance. La sua avvenenza non passa inosservata agli occhi del marito di Costance, che pensa bene di sedurla. E nel momento in cui la sta molestando, sdraiandola a forza sul letto, ecco che arriva la moglie. La donna, pazza di gelosia, uccide entrambi.
Il corpo della ragazza viene sepolto in Murder House. Ed è qui che emerge la terribile verità.
Chiunque muoia all’interno della casa e venga sepolto lì è destinato a rimanere per sempre vincolato all’edificio. Una sorta di terribile vita-non-vita, pari a un supplizio infernale. La cameriera viene dunque vista in modi diversi perché condannata ad essere per sempre una figura ambigua. Innocua, quasi sgradevole, per le donne. Incallita tentatrice per gli uomini. E fra l’altro contro la sua volontà. In vita la ragazza non voleva essere provocante. Sono gli uomini che la relegano a questo squallido ruolo perché naturalmente e genuinamente sensuale.
Ma questa è solo una delle tante presenze che popolano Murder House.
La casa ha un’atmosfera di morte che è impossibile le venga tolta. Fin dai tempi della sua costruzione è stata teatro di terribili omicidi, le cui vittime popolano l’edificio, vivendo il loro tremendo Purgatorio. E questo senso di morte e sofferenza pervade tutti coloro che abitano la casa, obnubilandone i sensi e portandoli ad alterare i confini fra realtà e illusione.
I principi apparentemente identici di The Haunting of Hill House [Spoiler alert]
In The Haunting of Hill House la famiglia corrotta dalla cupa atmosfera della casa è quella dei Crain. La differenza rispetto ad American Horror Story è che, in questo caso, la famiglia è davvero serena e felice. I genitori, Hugh ed Olivia, comprano vecchie case per ristrutturare e poi rivenderle. Decidono quindi di rilevare la splendida Hill House, dove si trasferiscono con i cinque figli per un breve periodo. Nessun dramma, dunque. Hugh e Olivia sono una coppia affiatata e innamorata, con dei figli brillanti e adorabili. Ma la situazione idilliaca è destinata ben presto a crollare.
La famiglia viene perseguitata da visioni inquietanti, che rischiano di condurli alla pazzia. La figlia minore Nell vede ogni notte la figura di una donna dal collo spezzato che la fissa e cerca disperatamente di dirle qualcosa che lei non comprende. Il fratello gemello Luc ha strane visioni di uomini deformi che si aggirano per i corridoi. Olivia incontra nottetempo la vecchia signora Hill, che le fa discorsi circa l’ansia di proteggere i figli da un mondo pieno di paure e sofferenza. Questi discorsi penetrano nella fragile mente di Olivia, conducendola pian piano alla follia. Comincia a insinuarsi nella sua mente il seme di un’idea malata: Nell e Luc, i due figli più piccoli, vanno uccisi. I figli maggiori sono ormai grandi, irrimediabilmente corrotti da un mondo crudele. Ma per i due bimbi c’è ancora possibilità di salvezza. E l’unico modo per salvarli è la morte, vista come una via di fuga da un brutto sogno.
La casa: fulcro del male in entrambe le serie
In entrambi i casi, il fulcro è la casa. Il male è annidato al suo interno come un serpente pronto a colpire.
Sia in Murder House che in Hill House, chi muore nella casa è destinato a rimanerci per sempre. L’edificio è come un mostro famelico, che divora i suoi abitanti. O, ancora peggio, è un predatore che non solo inghiotte le vittime, ma ci gioca anche, come un gatto con il topo.
Due direzioni opposte: le principali divergenze tra le due serie
Ma se American Horror Story: Murder House è più dichiaratamente horror, The Haunting of Hill House è più riflessivo.
Il primo show è violento, crudo, cinico. Non c’è possibilità di redenzione, non c’è spazio per la poesia o per qualcosa che possa essere consolatorio. American Horror Story, malgrado la tematica horror, è crudelmente realistico. Sbatte in faccia al pubblico che la famiglia perfetta non esiste, che non esiste lieto fine. E non solo: mostra anche che possono esistere madri in grado di odiare i propri figli, o pazzi omicidi che uccidono a sangue freddo senza alcun motivo. American Horror Story mostra il peggio dell’umanità e gode nel farlo.
The Haunting of Hill House, invece, malgrado le terribili tematiche trattate, regala delle speranze. Anche rapporti più disastrati possono essere recuperati e ciò che conta è l’amore che lega le persone. Come recita Nell in un meraviglioso monologo finale: Ciò che conta è che vi ho amato più di ogni cosa al mondo. Il resto sono solo coriandoli.
Davanti alla tragedia della morte, tutto è più chiaro. E ci si rende conto che alla fine l’unica cosa che rimane e che conta, persino nell’Aldilà, è l’affetto che lega le persone.
Se American Horror Story lascia l’amaro in bocca, The Haunting of Hill House regala una profonda commozione. Quest’ultima punta molto meno sui jump scare e si concentra maggiormente sul senso di inquietudine che scaturisce dall’ambiente di morte in cui si muovono i personaggi. Preferisce focalizzarsi sul dramma di una famiglia devastata da una tragedia e incapace di elaborare un lutto che non può e non vuole comprendere.
È dunque chiaro che, pur partendo da una tematica molto simile, le due stagioni prendono direzioni diametralmente opposte.
Ma questo non è un male, anzi. È bello vedere come argomenti simili possano essere sviluppati in maniera completamente diversa, ma altrettanto efficace. The Haunting of Hill House ha preferito ricercare la poesia nella tragedia, mentre American Horror Story: Murder House ha voluto servirsi dell’horror per dipingere un ritratto terribilmente cinico dei rapporti umani e della società: il Sogno Americano che si deflagra, davanti agli orrori della vita.
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