L'amica geniale, il bacio. S2E4 - Credits: RaiPlay

Rialimentando la travolgente onda della “Ferrante Fever”, nel 2018 esce la prima stagione de L’amica geniale, tratta dal primo libro della quadrilogia napoletana dell’evanescente Elena Ferrante. Nel 2020 esce la seconda stagione, che copre Storia del nuovo cognome, il secondo volume della saga. La pasta di cui è fatta la storia passa senza soluzione di continuità dalla pagina alla pellicola, ed è quindi significativo che tra gli sceneggiatori figuri anche la stessa Ferrante.

L’ideatore e regista è Saverio Costanzo, tuttavia il dittico formato dagli episodi 4 e 5 della seconda stagione, di cui il primo è quello qui in esame, è diretto da Alice Rohrwacher. È curioso che proprio questi due tasselli della narrazione, Il bacio e Il tradimento, probabilmente il primo – e più doloroso – momento di rottura, siano diretti da una visione di donna. E la differenza si sente, si vede.

UN PASSO INDIETRO: L’OPERA LETTERARIA

La smisurata fortuna letteraria dell’opera risiede a mio parere nella sua permeabilità alle diverse sensibilità dei lettori. Si ha davanti uno spettro infinito di sfumature, significati, facce della realtà più intima dell’essere umano. La variabile è costituita dall’investimento che ognuno fa in quello che legge: si pesca quello per cui si è più ricettivi, ci si ferma al livello di lettura che più ci aggrada.

Le eccellenze di Ferrante risiedono nella forte autorialità dello stile, nella mano capace di tratteggiare personaggi indimenticabili, nella disarmante semplicità con cui emozioni e sensazioni vengono sviscerate e rese, permettendo di riconoscervisi. È la storia di una vita che nulla vuole insegnarci, solo srotolarsi di fronte ai nostri occhi, che vi possono scorgere inaspettate risonanze, faticosi specchiamenti, dolorose mancanze.

In me ha risuonato per lungo tempo, e ancora continua a farlo. Affrontare la serie è stato talvolta emotivamente gravoso, proprio perché sapevo quello a cui stavo andando incontro. Ed è qui che l’aneddoto diventa significativo ed esce dagli stretti confini dell’autoreferenzialità. La prima volta che ho intrapreso la visione, proprio arrivata a questo episodio ho sentito il bisogno di interrompere. Sapevo quello che mi aspettava, e, semplicemente, era un peso emotivo che mi atterriva. E mesi sono passati prima che mi decidessi a riprendere dall’inizio e terminare. È la soverchiante verità di ciò che viene narrato che talvolta sopraffà, soprattutto per coloro che possiedono una sensibilità particolarmente acuta, un’inclinazione all’empatia senza freni, finanche per un’opera di finzione.

SCONTRO TRA EGOISMI

“Mettere in forze”, così aveva detto. Significava che Lila, malgrado la forza che manifestava in ogni momento, era debole. Significava che i figli non le venivano non perché lei possedesse una sua misteriosa potenza, ma perché al contrario era fragile. Il mio rancore si attenuò.

L’amica geniale, Il bacio – S2E4

Lenù (Margherita Mazzucco), succube sofferente e acquiescente di Lila (Gaia Girace), sfrutta coscientemente, forse per la prima volta, l’amica. Nino (Francesco Serpico) le ha detto di andarlo a trovare, in estate, a Ischia. E Lila deve andare al mare, a rinforzarsi per riuscire ad avere i figli che così ardentemente non desidera. Un cambio di meta, e il gioco è fatto.

L’amica geniale: Credits Rai

Lila vuole lei, sua personale scialuppa di salvataggio nelle acque agitate che già si prefigura sarà la forzata convivenza con sua madre e Pinuccia (Federica Sollazzo). Lenù vuole Ischia, e attraverso Ischia, Nino. Lila nemmeno per un momento maschera il suo egoismo: “licenziati”, le dice, “io ti do quanto ti dà il libraio”. Lenù diventa merce affettiva, ma pur sempre merce, per i suoi comodi, ma con una trasparenza e una schiettezza che ormai conosciamo. Lenù, di contro, approfitta (finalmente, diremo noi) delle circostanze e dell’amica. Ma senza mai ammetterlo; anzi continuando anche in seguito a negarlo, muove le pedine su un’insperata scacchiera che si è trovata di fronte. E a Ischia, alla fine, si va.

Con una casualità forzata, Lenù porta Lila e Pinuccia proprio alla spiaggia dove sa che i Sarratore sono soliti accamparsi. Le sue carte sono presto scoperte, soprattutto agli occhi acuti e smaliziati di Lila. Il suo godimento per la poca attenzione di cui il ragazzo ha beneficiato Lenù ce la rende, per l’ennesima volta, odiosa, figura temibile di cui Lenù non riesce veramente a rendersi conto – o che, rendendosene conto, accetta con rassegnazione.

Lila è sempre pronta a rimettere in chiaro i rapporti di potere che regolano la particolare amicizia con Lenù. “Non ti ho portata qui per farti divertire”, sono le sue spietate parole, dopo che Lenù si mostra entusiasta di poter passare il weekend con Nino, mentre le mogli si ritrovano con i mariti. Come una prigioniera, Lenù è costretta a rimanere a casa ad aiutare la mamma di Lila, a un soffio dal vivere quelle ore di felicità con Nino.

Le mancate reazioni di Lenù alle meschinerie di Lila ricordano la cautela della donna che cerca di non far arrabbiare in alcun modo il marito violento. Lila è una molla sempre pronta a scattare: una frustrazione disumana cova in lei, tanto da renderla indomabile, impossibile da trattare da pari a pari, persino dalle persone che più la amano. 

Quello che all’inizio ci era sembrato un agire mirato da parte di Lenù, un piegare la situazione per accomodare il suo desiderio, viene stanato da Lila, che ristabilisce le gerarchie. Gerarchie percepite, più che rispondenti alla realtà, tanto costringenti proprio perché intimamente scolpite sottopelle. Lila ha il comando, Lila è sopra, in un Olimpo che Lenù non fa che agognare e rinnegare a un tempo. Nonostante l’educazione, il successo, l’apparente emancipazione dal rione che Lenù sperimenterà nel corso della sua vita, tutto ritorna a un traguardo, che è Lila. Lila, così estrema nella passione, così estrema nell’odio, sempre padrona della propria vita, nonostante le innumerevoli catene. È la sua interiorità che la rende libera, mondo che nessuno ha mai scorto, forse solo Lenù. Serve una corazza molto dura per proteggere così bene un universo interno che si è ritratto all’esplorazione dell’Altro.  

LENÙ E IL DESIDERIO

Nino fa il suo ingresso in questo episodio con un’inquadratura esplicitamente voyeuristica, tanto più per la sua correlazione con quella precedente, che la connota come soggettiva. È un suo piano americano, mentre dalla riva si dirige verso l’ombrellone: si scuote i capelli per asciugarli, mentre una musica dolce fa pendant con i caldi riflessi della luce del sole sull’acqua del mare. È un’immagine imbevuta della soggettività desiderante di Lenù, la quale si deve tuttavia scontrare con una mancata corrispondenza che capire e accettare risulterà una sfida immane.

Nino al mare L'amica geniale 2x04
Nino al mare L’amica geniale 2×04 – Credits RAI

Si pensi al momento in cui Nino se ne va dalla spiaggia: una serie di inquadrature si fa elemento portante della sceneggiatura visiva dell’episodio. Un campo medio con panoramica segue la sua salita del sentiero, e poi lui si volta a guardare verso la spiaggia. Noi sappiamo – temiamo – che l’oggetto del suo sguardo non sia Lenù, ma Lila, in acqua con suo padre Donato e Pinuccia. Ma l’inquadratura successiva è proprio di Lenù, a occhi chiusi, che ci porta a quella seguente, che, anche se non rispetta il raccordo sullo sguardo, noi interpretiamo come una sorta di soggettiva del desiderio: uno rapidissimo zoom, un po’ anni ’70, ci avvicina a Nino che continua a salire.

Poi vediamo ancora Lenù, sempre a occhi chiusi, e di nuovo Nino, che ancora si volta indietro. Alla fine, Lenù apre gli occhi. Tuttavia, l’ultima inquadratura di questa serie è proprio su Lila, circondata dal blu del mare, che sta guardando in direzione di Nino. Lenù l’ha vista? Non importa, perché lei non vuole vedere. 

Il desiderio di Lenù si esprime anche attraverso gli oggetti. Il bigliettino con l’indirizzo di Nino a Forio, dove lui le dice di andare a trovarlo, viene trattato alla stregua di un feticcio, piegato, stretto nel pugno che viene appoggiato sulla coscia, inquadrato in un dettaglio.

Un trattamento simile aveva già subito in precedenza il segnalibro che Nino le aveva lasciato. Questo transfert del desiderio sugli oggetti inanimati non si limita alle azioni di Lenù. Il dramma dell’innamoramento proibito vissuto da Pinuccia nei confronti di Bruno (Francesco Russo), amico di Nino, è molto simile a quello tra Nino e Lila. Tuttavia, ne rappresenta un risultato alternativo: sono le due facce della tentazione della passione per le due spose bambine, la fuga per non cadervi e l’abbandono totale. Il fotoromanzo che Pinuccia legge ossessivamente diventa sintomo di questo sconvolgimento interiore, esternazione del suo turbamento romantico. 

E ancora: nel momento di idillio collettivo, Nino tocca delicatamente i nei sul corpo di Lila, in una scena delicata e sensuale al tempo stesso. Nell’inquadratura successiva lo vediamo stringere la sabbia nel pugno, con un ardore che noi interpretiamo come voluttà, ed è impossibile non trovarvi una correlazione.

Lila e Nino - L'amica geniale: Credits Rai
Lila e Nino – L’amica geniale: Credits Rai

LILA E LA LETTURA

S’è proprio persa Lila, eh. Che peccato.

L’amica geniale, Il bacio – S2E4

Lila non si è persa. Si è camaleonticamente adattata al ruolo che le è stato imposto. Lo studio, la lettura, la viva curiosità vanno a toccare un nervo scoperto che la fa soffrire, miraggio di un futuro che avrebbe potuto essere suo.

Lenù e Nino in spiaggia disquisiscono – in realtà è più un grande monologo del ragazzo – su questioni politiche e sociali. Lila li ascolta, a metà tra l’interesse e il disprezzo, che già aveva mostrato in precedenza per queste chiacchiere tra sapientoni. Prova a intromettersi, riprendendo le parole di Nino, ma mischiando realtà e metafora, in un discorso apparentemente senza senso, che però nella sua ingenuità fa intravedere uno spiraglio di verità. Che va tuttavia perso: Nino e Lenù non la capiscono proprio.

Di colpo, dopo quanto avvenuto in spiaggia, Lila prova il bisogno di ricominciare a leggere. Vuole far colpo su Nino? Vuole entrare in una conversazione da cui si sente esclusa? Lo studio sarà il conduttore della passione; l’acutezza mentale  ciò che, come al tempo aveva attirato Nino, sarà ora la spinta fatale. Ma Lila lo fa per Lila. Per provare ciò che provava da bambina, quando alle elementari eccelleva sulle altre, sugli altri, su Lenù.

Tornare a leggere fa profilare all’orizzonte i contorni della vita che non ha mai avuto, fa riemergere le sensazioni di onnipotenza mentale, il puro piacere del ragionamento critico. Che tra lavoro, doveri coniugali, e dinamiche del rione, ha potuto esprimere solo in modo corrotto e monco. Questo contrasto tra natura profonda e realtà di Lila lo vediamo espresso in un’inquadratura precisa. Il dettaglio della sua mano con la fede che tiene il libro aperto unisce i due destini che non hanno potuto coesistere, con lo schiacciante e prepotente dominio dell’uno sull’altro. La fede diventa il patto di sangue con il rione, il punto di non ritorno a cui è stata costretta.

L'amica geniale: Credits Rai
L’amica geniale: Credits Rai

Lenù si sente minacciata dalla nuova voglia di leggere di Lila. Sa che, a parità di strumenti, l’amica la schiaccerebbe con la sua acutezza, brillantezza e intelligenza. Mostra di aver compreso la potenziale minaccia rappresentata da una Lila lettrice; le dà infatti un libro sul teatro di Beckett, quello a suo parere “più facile” tra tutti quelli che possiede. Capiamo anche che è quello che risulterebbe meno accattivante in un eventuale conversazione con Nino, che puntualmente avviene, come se Lila si fosse appositamente preparata a un confronto con il ragazzo.

Questa volta Nino è rapito dalla sensibilità del suo ragionamento, dalla profondità dell’ analisi di ciò che ha letto. Lenù invece dice senza mezzi termini che non ha capito niente: la politica e l’impegno sociale forzati l’hanno resa ottusa alla creatività della letteratura, quella che tanto amava da più piccola.

Ciò che emerge da queste dinamiche è che Lenù si sente inferiore a Lila; ma sottotesto capiamo che anche Lila si sente inferiore a Lenù. Quello tra le due è un continuo rincorrersi, un arrivare dove, agli occhi dell’altra, l’amica è già giunta da tempo, per natura, per capacità, per contingenza.

Nino vuole parlare del libro il giorno dopo, dopo averlo letto. Ma non si può, perché il giorno dopo arrivano i mariti. Torna ancora quel contrasto tra destini, tra aspirazione e realtà.

LILA, LENÙ E NINO

È difficile raccontare l’improvviso senso di compiutezza che mi aveva afferrata quando Nino mi aveva detto: “Domani ci vediamo alle 8”. Mi sentivo fiera di essere lì, con le due persone che da sempre avevano avuto un peso nella mia vita, felice come non lo ero mai stata.

L’amica geniale, Il bacio – S2E4

È proprio nella triangolazione del desiderio che alcune delle più suggestive scelte registiche trovano la loro linfa. La gestione dello sguardo, come nelle serie di inquadrature già discusse, enuncia le gerarchie del desiderio dei personaggi. Al chiosco, in spiaggia, sguardi e sorrisi vengono scambiati; il come è il cuore della scena.

Nino sorride e bacia Lenù sulla guancia, ma subito dopo fa lo stesso con Lila, che è accanto a lui, appoggiata al bancone. I primi piani di Lenù e Nino che si sorridono a vicenda vengono interrotti da un primo piano su Lila, mentre Lenù, evidentemente distogliendo lo sguardo, si reca al bancone anche lei per prendere una cedrata. Mentre lei aspetta la cedrata, la apre, se la versa e la beve (i suoni sostituiscono la sua immagine), chiaramente sempre con lo sguardo altrove, il primo piano di Lila ci racconta un’altra storia.

È evidente che stia guardando Nino, e che Nino stia guardando lei, ricambiando il sorriso, con tanto di forse troppo didascalico ritornello di Rita Pavone che canta “amore, amore” in sottofondo. Ma noi ancora non possiamo vedere questo sguardo reciproco non mediato dal montaggio: è Lenù che ancora non riconosce la realtà di quello che sta nascendo davanti ai suoi occhi (chiusi). Dopo un intermezzo comico fornito da Bruno, un ulteriore primo piano di Lila che guarda Nino passa da lei a lui, che ride di Bruno, ancora senza che la reciprocità venga esplicitata a livello visivo.

Nino - L'amica geniale: Credits Rai
Nino – L’amica geniale: Credits Rai

L’episodio del doppio bacio e tante altre occasioni, ci danno la misura di come Lenù venga usata da Nino come filtro per cercare di esprimere la sua attrazione verso Lila. Fin da quando, da bambino, aveva chiesto a Lenù di fidanzarsi con lui solo per poter godere della compagnia di Lila, sua compagna inseparabile, ma non approcciabile in modo diretto. Lila è da sempre inavvicinabile, come per una sorta di timore reverenziale, e ora è anche sposata. Lenù diventa quindi lo schermo attraverso cui Lila può essere guardata/amata senza rischi. I rischi arrivano con il graduale venir meno dei filtri, e l’assottigliarsi delle ritrosie.

Le distanze cominciano a cedere, i rapporti a farsi più fisici, le condizioni per il nascere della passione tra Lila e Nino sono in equilibrio perfetto, ma Lenù continua a vedere quello che vuole lei. Vorremmo scuoterla, distoglierla dalle fantasie che sta proiettando sulla realtà. E quando lo scambio di sguardi, per la prima volta, viene inquadrato senza riserve, Lenù, ancora una volta, non ne è testimone. È una tensione fortissima che ferisce solo lo spettatore, unico a vederlo, tanto di più proprio a causa dell’inconsapevolezza di Lenù. È uno sguardo che conduce fluidamente a quello che accade poco dopo. Andiamo a farci un bagno?

IL BACIO

Mi svegliavo tardi, e appena aprivo gli occhi mi raggiungeva da molto lontano una sensazione di mancanza che mi dava angoscia.

L’amica geniale, Il bacio – S2E4

Un’idilliaca corsa verso il mare, tenendosi per mano, Nino, Lenù e Lila. In acqua le mani presto si staccano, e Lenù, al centro, viene abbandonata dagli altri due, che svelti nuotano al largo, superandola, e superando il limite che tra loro si erano imposti. Annaspando, chiamandoli, Lenù cerca di star loro dietro, ma senza successo. Noi restiamo con lei, lontani, bevendo acqua, con la visione a metà tra cielo e mare, percependo la difficoltà e lo sforzo, prima di tornare a riva. È una scena brutale, soprattutto per noi spettatori, che continuiamo a essere gli esclusivi beneficiari della coscienza della tensione, che Lenù ancora non ha potuto – voluto – riconoscere.

Qui il regime di conoscenza dello spettatore rimane aderente a Lenù, ma in realtà sappiamo già quello che non abbiamo potuto vedere, e che sarà Lila ad esplicitare all’amica – a noi.

Una scena onirica – in cui una pioggia senza origine bagna la camera da letto di Lila e Stefano, il suo abito rosso, i ninnoli sul comodino, la collana che il marito le ha appena regalato – precede il dolore. Mi piace pensare che questa pioggia sia l’acqua salata nel cui abbraccio Lila ha scoperto la passione. Il mare che entra, invade, impregna, le carcasse vuote di una relazione che non esiste.

Quando Lila entra nella camera di Lenù e le racconta del bacio, non è con la realtà dei fatti che ci troviamo a dover fare i conti. Noi non sappiamo quello che è accaduto. Ascoltiamo la versione raccontata da Lila, cauta, tinta di indignazione protettiva; e vediamo la dolorosa versione di Lenù, partorita dalla sua immaginazione ferita.

Cercando di difendersi con la negazione – a lei Nino non piace – Lenù congeda Lila, e si mette a letto. Si sdraia, guardando la lampada, in alto sul comodino, sentendo nella mente le voci dei due (secondo le parole riportate da Lila). Ma le immagini si discostano; la lampada si sfoca, e diventa Lila e Nino. Ma Lila restituisce con passione il bacio, che nella sua versione aveva rifiutato. Sono inquadrati dal basso, rispettando il raccordo sullo sguardo di Lenù sulla lampada, molto più in alto di lei, posizione che esprime quelle gerarchie interiori che ha sempre sentito con prepotenza.

Lila e Nino non sono in acqua, al largo, come dovrebbe essere; sembrano sospesi in un non luogo bagnato, che esiste solo nella mente di Lenù. Abbassano lo sguardo in macchina, a guardare lei, di cui sono proiezione in soggettiva, e a guardare noi, mentre i singhiozzi e il tirar su col naso di Lenù diventano i nostri, straziati dal tradimento.

L'amica geniale: Credits Rai
L’amica geniale: Credits Rai

In questo episodio, l’enormità dell’emotività in gioco è amplificata dal tracollo che essa subisce poco dopo. È la disfatta dei sentimenti a rendere ancora più disperatamente vitali la speranza, l’illusione, i palpiti della passione. È un’opera di sensazioni epidermiche, di pensieri che cercano a tutti i costi di essere razionali ma che vengono sfrondati dal cuore. E noi siamo pronti, impazienti di provare tutto, con questi personaggi che sono persone, la gioia e il dolore.

Continuate a seguirci anche su Instagram. Per altre analisi di singoli episodi e approfondimenti sulle serie TV, seguite la nostra rubrica speciale.