Estrema, totalizzante, a tratti (volutamente) respingente: Dostoevskij è una serie TV (la prima ideata, scritta e diretta dai fratelli D’Innocenzo) che urla in faccia al suo pubblico quanto a volte la vita si stringa come una prigione attorno a chi non riesce a contrastarne la ferocia, illimitata e subdola, sempre pronta a sferrare colpi mortali. Al centro della narrazione si sviluppano le indagini della polizia sull’assassino soprannominato Dostoevskij, più a fondo nella storia vengono raccontate esistenze colme di solitudine e preda degli errori del passato.
Dopo essere stata presentata in anteprima mondiale alla 74ª edizione del Festival Internazionale del Cinema di Berlino, ed essere passata al cinema a luglio, il 27 novembre arriva in esclusiva su Sky e in streaming solo su NOW, con tutti gli episodi disponibili da subito. La scelta è la stessa adottata per la sala cinematografica: divisa in due atti, ma proposta in contemporanea nella stessa settimana, per permettere una visione continuativa, assoluta.
La desolazione che ferisce: regia ed estetica
Dostoevskij si compone di sei episodi, ma può essere percepita come un lungometraggio per chi la guarda tutta d’un fiato. Interamente girata in pellicola si mostra allo sguardo con una grana sporca, polverosa, che riflette gli scenari in cui la storia si muove, l’anima di chi vi prende parte.
Non luoghi, sbiaditi e nostalgici, in cui tutto cade in pezzi, accolgono le indagini dell’investigatore Enzo Vitello (Filippo Timi) sul serial killer che si è conquistato il soprannome di Dostoevskij per le lettere che lascia accanto alle vittime e che rivelano la sua idea dello stare al mondo. Vitello diventa parte attiva di quella tenebrosa corrispondenza e nei confronti dell’assassino inizia a provare una sorta di vicinanza malata, un’empatia data da una sofferenza simile, così scabrosa e indicibile da rendersi inconfessabile.
La regia si stringe sui dettagli, pone l’accento su momenti crudi e diretti, consumati tra i personaggi con lenta apatia, o aggressiva violenza. In piani strettissimi racconta il corpo in agonia e la fragilità umana, senza mai compatire o giudicare i personaggi, senza la pretesa di volerli curare.
Padre e figlia
Nel ruolo di Ambra, la figlia di Enzo Vitello, c’è Carlotta Gamba, che attraverso una ruvida interpretazione fa da contraltare al personaggio del padre, che da lei si è allontanato per motivazioni che ancora non riesce a pronunciare ad alta voce.
Gli scontri tra i due sono il risultato di due grandi prove attoriali. Cimentano i loro corpi in un dramma straziante, mettendo in scena la mancanza, la nostalgia, mentre le loro interazioni esplodono in urla e collisioni fisiche. Le scene sono girate dai fratelli D’Innocenzo sempre dall’inizio alla fine, senza interruzioni, e la concentrazione degli attori si riflette nella profondità dell’effetto, mai banale.
La riflessione sulla genitorialità in Dostoevskij si esprime attraverso il volto di un padre che è segnato come la terra arida su cui pone lo sguardo, che vorrebbe farla finita e smettere di respirare, ma che non riesce a lasciare andare ciò che ha di più prezioso, sua figlia, sebbene lei lo rifiuti con brutalità.
Efferata crudeltà
Dostoevskij punta i riflettori sul male, che può diffondersi come un virus incurabile e spezzare l’esistenza di chi non è in grado di sopportarne il peso. Non è una visione facile, quella proposta dai fratelli D’Innocenzo, e in alcuni momenti è come se volesse respingere il suo spettatore, provocarlo, piegarlo a una portata di tormento difficilmente gestibile.
Chi sarà in grado di superare tali ostacoli, arrivando fino alla conclusione della discesa agli inferi perpetrata da Enzo Vitello nella serie, diventerà parte di un’indagine umana, che non punta il dito verso i personaggi. Dostoevskij esplora i lati più oscuri del desiderio e delle azioni umane, tralasciando il giudizio, e concentrandosi sulle sfumature più sincere e perverse di chi non ha gli strumenti per sopravvivere.
Crediamo in questa storia. Sappiamo come raccontarla. Crediamo in questo racconto e in questo sapere. Il calamitoso evento che è nascere, la successiva consapevolezza, l’inevitabile resa. O insospettabile rilancio.
Fratelli D’Innocenzo
Nel cast, tra gli altri, anche Gabriel Montesi, Federico Vanni, Giulia Salvarani, Leonardo Capuano, Leonardo Lidi, Maria Giulia Toscano e Irene De Santis.
Dostoevskij è una serie Sky Original in 6 episodi, una produzione Sky Studios con Paco Cinematografica. Qui l’intervista a Filippo Timi.
Dal 22 novembre in libreria con La Nave di Teseo trovate Indizi, il libro dei Fratelli D’Innocenzo con la sceneggiatura e gli storyboard della serie. Continua a seguire FRAMED anche su Instagram e Telegram.
L’illustrazione originale è di Cristiano Baricelli, che ringraziamo. Qui il suo sito ufficiale.