Ha insistito più volte, Chloé Zhao nel corso della conferenza stampa di Eternals a Roma, sul fatto che tutto ciò che vediamo nel film era già presente nel trattamento. Forse invano ha provato a convincerci che sia stata la Marvel a compiere una rivoluzione puntando sul suo talento e non l’esatto contrario.
In realtà, guardando indietro, a tutti gli altri registi che hanno popolato il MCU, non mancano certo i grandi nomi e i grandi sguardi. Nessuno prima di lei, tuttavia, era riuscito a trasformare a tal punto l’essenza, l’estetica, i temi e la struttura del franchise, nemmeno Ryan Coogler con Black Panther. È la prima regista, per esempio, che osa smorzare l’onnipresente terzo atto di sola battaglia, spostando il focus dell’attenzione verso le relazioni e non tanto verso gli scontri.
Lasciando quindi ad altra sede le polemiche dei puristi del fumetto – che forse avrebbero preferito un adattamento pedissequo e didascalico – Eternals si configura già come uno dei più grandi esempi di crossover fra cinema autoriale e mainstream.
Una firma riconoscibile
Ancor prima dell’Oscar per Nomadland, era noto che Zhao avrebbe diretto questo terzo film della Fase 4, dopo Black Widow e Shang-Chi. La regista, da sempre fan dell’universo Marvel, si era già fatta avanti per la realizzazione dello stand alone sulla Vedova Nera, poi affidato a Cate Shortland, senza mai abbandonare l’idea di portare il suo punto di vista nell’MCU.
Per chi conosce già i suoi lavori precedenti, questo si traduce in una rara eleganza visuale, al confine con la contemplazione, in cui i personaggi vivono in simbiosi con l’ambiente circostante. Tre sono gli elementi che appunto caratterizzano il suo cinema: approfondimento psicologico dei personaggi, location naturali mozzafiato e la profonda interconnessione tra essi. Numerosi, per esempio anche in Eternals, sono i campi lunghi e i paesaggi, alcuni reali e straordinari, in cui i nuovi eroi agiscono, ancorandosi a un’idea di umanità paradossalmente più concreta e viva rispetto ai capitoli precedenti. Paradossalmente perché, in fin dei conti, tra supereroi, viaggi nel tempo e poteri sovraumani non può mancare la CGI. Non vi è mai un momento, tuttavia, in cui non si riesca a stabilire una connessione intima con i personaggi, lontanissimi dall’intoccabilità degli Avengers (ma con la stessa ironia sorniona).
Dal punto di vista registico aiuta molto anche ricordare che Eternals fa riferimento al cinema di Terrence Malick e, nello specifico, a The Tree of Life. Nel post Instagram che trovate qui sotto, Zhao dichiara:
[…] Ripensando a quando ci siamo seduti insieme [in pre-produzione, ndr] a riguardare il capolavoro di Terry che ci ha ispirati. Sono così grata per questo viaggio! #eternals #marvelstudios
@chloezhao, 22/10/2021
L’origine del mondo e un nuovo gruppo di eroi
La sfida più grande rappresentata da Eternals è la sintesi – in due ore e quaranta minuti, che alla fine volano in soffio – di tutta la storia dell’umanità, ricondotta interamente a un gruppo di soli dieci, eterogenei, personaggi, senza mai perdere il suo impeccabile equilibrio formale. Tra mitologia e fantascienza, gli Eterni rappresentano la stratificazione culturale e identitaria del mondo: Oriente e Occidente, passato e futuro, il mezzo da cui ogni cosa ha origine. E se ciò era già il materiale di partenza dei fumetti di Jack Kirby, riuscire a tessere una sola sceneggiatura che comprenda tutto questo, senza perdersi e senza dare nulla per scontato, è un’impresa notevole e non sempre riuscita in altri film del MCU. Un’impresa che ancora una volta va riconosciuta a Zhao, anche in veste di sceneggiatrice insieme a Patrick Burleigh, Ryan Firpo e Matthew K. Firpo.
Senza scendere troppo nei dettagli della trama, preferiamo parlare dei Dieci Eterni in un articolo a parte, anche per evitare spoiler indesiderati. Possiamo rivelare, tuttavia, ciò che anche la regista e gli interpreti hanno confermato in conferenza stampa. Si tratta di un gruppo compatto, che si presenta già come una famiglia, con le sue particolari dinamiche interne, per poi lasciare spazio, a turno, alle individualità. È cioè una dinamica narrativa opposta a quella degli Avengers, ma in cui ognuno ha il suo momento per splendere. Ciò che fin dalle prime immagini promozionali ha attratto il fandom Marvel, e non solo, quindi, sono stati i volti scelti per interpretare gli Eterni.
Angelina Jolie è sicuramente il nome di maggior peso nel cast, ma né la sua Thena né l’Ajak interpretato da Salma Hayek sono davvero al centro del film. Lo sguardo che guida il pubblico attraverso questa avventura è infatti quello della meno celebre (in Italia) Gemma Chan, nel ruolo di Sersi. Accanto a lei, due grandi amori: il potente e alieno Ikaris (Richard Madden) e il mite e umano Dane Whitman (Kit Harington). E se il suo nome vi dice già qualcosa, bene.
Kumail Nanjiani (Kingo), Lia McHugh (Sprite), Brian Tyree Henry (Phastos), Lauren Ridloff (Makkari), Barry Keoghan (Druig) e Don Lee (Gilgamesh) sembrano quindi agire in seconda linea rispetto ai nomi più altisonanti, ma sono parti complementari e ugualmente necessarie al completamento della missione degli Eterni.
Cosa fanno e cosa sono, comunque, questi Eterni? Sono una razza aliena, creata dai Celestiali e giunta sulla Terra nel 7000 a.C. per proteggere l’umanità dai cosiddetti Devianti. Sul perché non diremo nulla, per non rovinare il piacere di scoprire i colpi di scena, nelle scene mid- e post-credit comprese!
Aggiungiamo però un’ultima considerazione su quel che accaduto tutto intorno al film, ancor prima dell’uscita in sala, a causa di precise scelte di rappresentazione e inclusione.
Inclusività e rappresentazione: la naturale evoluzione del Marvel Cinematic Universe
Da qui in poi potreste leggere minimi spoiler, non tanto sulla trama quanto sulla caratterizzazione dei personaggi e sull’effetto suscitato nel pubblico.
Come anticipato, Chloé Zhao tratta i suoi personaggi come materia viva inserita attivamente in un contesto sociale e ambientale. Non è solo una coincidenza, allora, che proprio nel suo film vi sia una così ampia inclusione di umanità, lontana, almeno nelle intenzioni, dalle logiche dei token.
Nonostante, per esempio, ci sia a disposizione una perfetta icona dello star system come Angelina Jolie, colpisce subito la scelta di allineare la prospettiva del pubblico su Gemma Chan, britannica di origini asiatiche. È una dichiarazione di intenti, che dà quanto più spazio di azione possibile ai soggetti sotto-rappresentati o mal rappresentati (leggete pure non bianchi) nei prodotti mainstream.
Una simile logica pervade anche il resto del casting e l’uso delle diverse lingue: non è solo l’inglese a essere parlato dagli Eterni. Sentiamo per esempio l’hindi e l’arabo, ma li vediamo anche comunicare nella lingua dei segni (americana). Una scelta in linea con la loro conoscenza di tutto lo scibile umano e che viene anche portata sullo schermo con cognizione di causa.
Il personaggio non udente, cioè, è quello che – brillantemente – si muove oltre la velocità del suono stesso, Makkari, ed è interpretato da un’attrice di fatto sorda, elemento di assoluta e dovuta correttezza nei confronti della disabilità.
Makkari, inoltre, è uno degli esempi di cambio di genere dai fumetti allo schermo, ma di questo parleremo in dettaglio nel focus sui personaggi. Serve però a comprendere come l’equilibrio delle forze, nella visione di Zhao, passi anche dal bilanciamento tra presenza maschile e presenza femminile, in un contesto in cui, in ogni caso, il Potere rimane sempre e significativamente in mano alle donne. E non senza impostare una sottile quanto arguta riflessione sul dominio e la superbia dell’uomo bianco, qui inequivocabilmente rappresentati da Richard Madden nei panni di Icaro.
Sì, a questo punto avete intuito bene, Eternals è un film densissimo, in cui ogni sequenza può essere grattata oltre la superficie per scoprire qualcosa di più. Arriviamo quindi al punto più dolente, perché avrete certamente letto che su Rotten Tomatoes è stato giudicato come il peggiore capitolo dell’intero MCU. Il problema è che questa percentuale non ha nulla a che vedere con l’opera filmica, ma [SPOILER] con la scelta di aprire la rappresentazione a ciò che prima nei Marvel non c’era: dal bacio gay alla prima scena di sesso, fino alla più generica contemplazione degli spazi che si unisce all’azione, senza mai però surclassarla.
In casi di opinione polarizzata come questo, vi consigliamo semplicemente di farvi guidare dalle sensazioni che Eternals sarà in grado di suscitare in voi. E lo farà, perché è un gran film. Siate abbastanza liberi e libere di afferrare tutto ciò che vuole comunicarvi, senza pensare troppo a cosa dovrebbe o non dovrebbe essere, per gli altri, un cinecomic.
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