Martin Luther King Jr., played by Kelvin Harrison Jr., and Malcolm X, played by Aaron Pierre, are surrounded by reporters in the US Senate as seen in GENIUS: MLK/X. (National Geographic/Richard DuCree)
Kelvin Harrison Jr.,(Martin Luther King Jr) e Aaron Pierre (Malcolm X), in una scena di GENIUS: MLK/X. (National Geographic/Richard DuCree)

Dal 13 marzo su Disney+ è disponibile MLK/X, la nuova stagione della serie antologica Genius, che dopo aver raccontato Einstein, Picasso e Aretha Franklin, si sdoppia in un importante binario, fra Martin Luther King Jr. e Malcolm X. Ecco 5 motivi per cliccare play e non perderla.

1. Una storia da raccontare

Il primo motivo per cui guardare MLK/X è perché racconta una storia diversa da quella che si è soliti imparare, almeno in questa parte del mondo. Una storia in cui Martin Luther King Jr non è “solo” il discorso dell’I Have Dream e Malcolm X è molto di più dell’uomo che aizzava la sua gente contro il “diavolo bianco”.

Sono pochissime le rappresentazioni dei due leader sul piccolo e grande schermo. Si contano davvero su una mano: se si esclude il documentario MLK/FBI o il film Rustin, di cui il leader è solo un personaggio secondario, Ava DuVernay è l’unica ad aver mai fatto un film su King (Selma). Su Malcolm X si ricorda la grandiosa interpretazione di Denzel Washington per Spike Lee e quella – sempre elegante ma meno di impatto – di Kingsley Ben-Adir in One Night in Miami.

A distanza di oltre sessant’anni dalla loro morte violenta, è giusto ricordarli nell’interezza e nella complessità delle loro figure e, dove possibile, restituendo a ciascuno l’umanità che la storia ha tolto loro per trasformarli in icone.

2. Un raddoppio, non una contrapposizione

Martin Luther King e Malcolm X si sono incontrati solo una volta nella loro breve vita, nel 1964. Non avevano una visione simile del mondo, ma non erano due uomini né due leader del movimento per i diritti civili in contrasto fra loro. Nella storia (afro)americana convivono come due anime nello stesso corpo, due facce della stessa medaglia. È nostro l’errore nel considerarli “nemici”, ma è anche la linea scelta dalla narrazione, a partire dal titolo, scritto non a caso così: MLK/X. È chiaro invece alla fine che averli raccontati in parallelo è servito più a evidenziare i loro punti di contatto e che le loro differenze.

Uomini di fede, anche se diversa. Mariti innamorati, anche se non sempre devoti e fedeli. Padri, compagni, amici. Entrambi hanno idee radicali, anche se modi diversi di esprimerle. Entrambi hanno fatto paura a chi, alla fine, ha deciso di togliere loro la voce a colpi di arma da fuoco. Uno si riflette nell’altro, fino al momento in cui la contrapposizione non solo perde senso, ma anche ogni utilità: sono parte dello stesso discorso.

Kelvin Harrison Jr.(Martin Luther King Jr) in GENIUS: MLK/X. (National Geographic/Richard DuCree)

3. Uno sguardo attento al contesto

MLK/X, come ogni stagione della serie Genius, è un racconto di finzione che tende all’accuratezza documentaria. Non è, per ovvie ragioni, un documentario né una ricostruzione storica, tuttavia ha un intento educativo e in una certo senso didattico. È tutto materiale tratto da un libro biografico che, già in sé, mette in relazione le due figure di Martin Luther King e Malcolm X. Ciò che fa la serie è costruire un modo intero attorno, nei minimi dettagli, dando un contesto che si addice appunto alla missione divulgativa di National Geographic, canale principale su cui la serie va in onda, confluendo poi su Disney+ in diversi Paesi del mondo.

4. Kelvin & Aron, due volti che ricorderemo

A interpretare Martin Luther King e Malcolm X sono rispettivamente Kelvin Harrison Jr. e Aaron Pierre. Due volti giovanissimi, e già abbastanza conosciuti del cinema statunitense, che nella recitazione scelgono un approccio “sicuro” ma non per questo più facile. Si nota che hanno studiato. Riproducono l’intonazione, la voce, i gesti e la postura dei due grandi leader. Pierre a volte sembra ricalcare persino la performance di Denzel Washington, tanto in profondità è entrato quel ruolo nell’immaginario comune.

Malcolm X (Aaron Pierre) in GENIUS: MLK/X. (National Geographic/Richard DuCree)

Sembra che non vogliano sporcare l’immagine dei due personaggi con un’interpretazione troppo personale o moderna. I momenti in cui lo fanno, tuttavia, sono anche i più interessanti. Come quando Kelvin Harrison deve mettere in scena un King in preda agli attacchi di panico, attraverso una fragilità e un malessere che non siamo abituati ad associare al suo nome.

Più scorrono gli episodi, più Harrison e Pierre appaiono sicuri e a loro agio. È straordinario come alla fine, quando messi a confronto con le immagini reali di Martin Luther King e Malcolm X, la finzione scivoli nella realtà e viceversa. La cosa più bella? Li vedremo di nuovo insieme, uno “contro” l’altro di nuovo, nell’atteso prequel de Il re leone di Barry Jenkins: Scar e Mufasa, MLK e X.

5. Coretta Scott King e Betty Shabazz

Non solo mogli, Coretta Scott King e Betty Shabazz non si sono mai fatte definire solo dal ruolo che hanno ricoperto nella vita di Martin Luther King e Malcolm X. Erano attiviste, prima di tutto. MLK/X le racconta attraverso i volti di Weruche Opia e Jayme Lawson. In tutti gli otto episodi rappresentano un pilastro del movimento per i diritti civili, e non solo.

Coretta Scott King (Weruche Opia) e Betty Shabazz (Jayme Lawson) in GENIUS: MLK/X. (National Geographic/Richard DuCree)

A loro si aggrappano i due uomini quando tutto sembra troppo grande intorno a loro. Nel modo in cui le due coppie si relazionano e si amano si scopre così molto di più delle persone che erano Malcolm X Martin Luther King. Il vero bonus è avere un episodio interamente dedicato a loro, il quinto, che non a caso si chiama Matriarche. Affinché non si dimentichi il potere e l’influenza che hanno avuto, tanto nel pubblico quanto nel privato.

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