ZUZU, Giorni Felici, Coconino Press - Fandango
ZUZU, Giorni Felici, Coconino Press - Fandango

Non solo una manciata di pastelli, ma anche la propria autobiografia, e quel magma di paure, riflessioni, esperienze, condensate in circa 500 pagine. Giorni Felici è il nuovo, attesissimo, libro di Giulia Spagnulo, in arte ZUZU. Edito da Coconino Press – Fandango. Leggerlo (in poco più di un’ora divorandolo come se fosse vivo e pronto a fuggire) mi ha lasciato dentro qualcosa che non dimenticherò mai.

Giorni Felici (come quelli di Samuel Beckett, non a caso) non si prende la responsabilità di trattare tematiche trascendentali, e neanche di dare lezioni: raccoglie momenti e fotografa una fase della vita della protagonista, Claudia, e la sua doppia indole, ferina e bestiale, e dolce ed insicura. Le due parti della giovane donna si fondono costantemente: le emozioni fanno sì che una prevalga sull’altra, ma anche che emergano all’unisono ritrovando equilibrio.

Tu non sei a metà, sei due in una.

Giorni Felici di ZUZU

Cosa racconta ZUZU

Non mi appartiene, ho pensato sfogliando le prime pagine, non mi prenderà. Sono bastate un paio di tavole per smentirmi: al lavoro di ZUZU non manca di certo il coraggio per essere sé stesso, e con tutta la sua sincerità si articola in un lungo racconto che parte dal presente per poi trascinarsi negli eventi passati, tornando con violenza e consapevolezza ai Giorni Felici, quelli da recitare per un provino e quelli che fanno più male quando passano.

Claudia, al centro del racconto, vive in preda alla presenza di due anime (e due corpi), entrambe parte di lei e specchio delle sue emozioni. La sua pelle passa dal rosato al bianco candido, le spuntano due ali e una coda e tutto l’istinto bestiale che è in lei si risveglia e risplende. Assieme alle ali compaiono anche zampe e artigli, e Claudia spesso non si sente al centro della sua vita, ma ai margini, impotente, divisa a metà. La sua depressione e la paura di non essere all’altezza delle aspettative la assalgono con il riemergere della memoria.

Giorni Felici, ZUZU. Coconino Press – Fandango

Interrompe la vacanza dai genitori di Piero, il suo ragazzo, per andare a fare un provino a Roma. Prima della partenza tutto era puro e semplice, come nuotare e guardare i pesci sott’acqua, e fare l’amore, di pomeriggio. Quando arriva alla stazione, Claudia incontra Giorgio, il suo ex. Come se nulla fosse si accordano per bere qualcosa, parlare. Ma quell’uomo, più grande di lei e molto più impaurito dalla vita, per quanto non lo dia a vedere, rappresenta un trauma irrisolto e il carico violento e soffocante di una relazione tossica da cui si era allontanata.

Il provino consiste proprio nel recitare il monologo tratto dal dramma Giorni felici di Samuel Beckett del 1961.

Lo stile grafico e l’importanza del colore

I pastelli di ZUZU ridefiniscono la realtà del suo mondo biografico e la immergono nel colore. Le tonalità scelte, accese, forti, si imprimono nella mente del lettore. Sembra quasi che la matita, da tratto volutamente impreciso e vibrante, abbia bisogno di scavalcare il riquadro, e allora l’inquadratura si allarga e i dettagli sono così vicini che ci sembra di far parte di quella scena colorata di giallo e viola. Riferendo l’immediatezza degli avvenimenti, e il caos intorno e dentro al cuore, quel segno diventa rassicurante.

Da Cheese, esordio del 2019 sempre edito da Coconino, il tratto si è ammorbidito dando forma ad una metafora sognante, che rimescola i momenti felici e li rende memoria e monito per una rinascita. Giorni Felici è un viaggio nel colore, dove le matite e i pastelli ricreano la semplicità di uno spicchio di vita tra vortici di incomprensione e fughe dal proprio io.

Giorni Felici, ZUZU. Coconino Press – Fandango

Le mie perplessità iniziali erano legate all’età di transizione su cui la narrazione, gestita sapientemente e con tempi coinvolgenti, sceglieva di soffermarsi. Andando avanti nella lettura si sono disciolte lasciandomi un ricordo amaro e una nostalgia che solo l’immediatezza di colori e linee su una pagina possono fornire.

Nella crescita di Claudia e nella sua trasformazione emotiva ognuno può ritrovare un pezzetto di sé, magari soffocato a forza, oppure onnipresente come una fotografia che si continua a tenere appesa.

Grazie a Coconino per la possibilità di leggere ZUZU.

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Silvia Pezzopane
Ho una passione smodata per i film in grado di cambiare la mia prospettiva, oltre ad una laurea al DAMS e un’intermittente frequentazione dei set in veste di costumista. Mi piace stare nel mezzo perché la teoria non esclude la pratica, e il cinema nella sua interezza merita un’occasione per emozionarci. Per questo credo fermamente che non abbia senso dividersi tra Il Settimo Sigillo e Dirty Dancing: tutto è danza, tutto è movimento. Amo le commedie romantiche anni ’90, il filone Queer, la poetica della cinematografia tedesca negli anni del muro. Sono attratta dalle dinamiche di genere nella narrazione, dal conflitto interiore che diventa scontro per immagini, dalle nuove frontiere scientifiche applicate all'intrattenimento. È fondamentale mostrare, e scriverne, ogni giorno come fosse una battaglia.