Treat People With Kindness, Harry Styles, Wikipedia

A oltre un anno dal rilascio del suo secondo album in studio, Harry Styles continua a catturare la nostra attenzione con un altro singolo. Treat People With Kindness è ben il sesto estratto da Fine Line, il 9 gennaio scorso.

All’interno di un lavoro piuttosto cupo, che nasconde una spirale personale negativa dietro melodie spensierate e videoclip ipercolorati, quest’ultimo singolo rappresenta un’anomalia.

In pieno contrasto, per esempio, con un titolo come Falling, Treat People With Kindness non è solo un “intruso” nel discorso portato avanti dalle altre undici tracce. È il modo perfetto per iniziare un nuovo ciclo e un nuovo anno, con un’energia totalmente diversa.

Il messaggio è semplice: tratta gli altri con gentilezza. E anche il testo, non intende certo filosofeggiare sul semplice pop. A primo impatto sembra una canzonetta ma poi, ad ascoltarla con il ricordo del 2020 appena passato suona più come un monito e un mantra. O come l’autoconvinzione di un imminente miglioramento.

Maybe we can
Find a place to feel good
And we can treat people with kindness
Find a place to feel good

Treat People with Kindness, Harry Styles  © Way Above Music, Hsa Publishing Ltd., Songs Of Universal Inc.

Treat People With Kindness, il videoclip

Quando si tratta di Harry Styles, tuttavia, è chiaro anche che si parla di moda, di stile e di continua rottura degli schemi. Infatti l’aspetto più interessante dell’ultimo singolo è quello audiovisivo, il videoclip.

Il video ufficiale di Treat People With Kindness, Harry Styles, VEVO

I registi Ben e Gabe Turner scelgono innanzitutto un formato inusuale per un videoclip. Il rapporto d’aspetto – ossia le dimensioni del frame – è prettamente cinematografico (2.39:1), un’inquadratura rettangolare molto bassa rispetto alla lunghezza. Lo si nota immediatamente aprendo il video nella pagina originale di YouTube. Inoltre scelgono di realizzarlo in bianco e nero, sottolineando ancora di più l’omaggio al cinema.

Le atmosfere, infatti, ricordano un po’ il Copacabana di Scorsese (Goodfellas, 1990) e un po’ il cabaret in cui si esibisce la Marlene Dietrich di Marocco (1930). Catapultati entrambi nel presente grazie alla presenza magnetica di Phoebe Waller-Bridge (Fleabag).

Dando un minimo di contesto, Waller-Bridge interpreta la proprietaria del locale in cui si esibisce l’artista. Entrano in scena quasi contemporaneamente, vestiti in maniera identica, con un completo su toni chiari (reso bianco in video) e uno sgargiante gilet in maglia Argyle. A distinguerli inizialmente è solo la giacca: tempestata di paillettes per lui; dal taglio maschile un po’ più lineare, ma comunque non classico, per lei. Tutto rigorosamente Gucci, grazie ad Alessandro Michele che ha ormai scelto Harry Styles come ambasciatore della casa di moda.

Qui li vediamo in tutto il loro splendore, in una foto a colori.

© Harry Styles/Instagram
© Harry Styles/Instagram

Leggerezza sembra essere la parola chiave di questi tre deliziosi minuti in cui vediamo Styles librarsi nell’aria, saltare, gioire e inebriarsi del palco. Una sensazione che ci manca vivere in prima persona, in un momento in cui piccole-grandi cose, come una danza liberatoria in una sala piena di gente, sembrano miraggi. La positività che lui sprigiona è contagiosa, tanto da coinvolgere prima di tutto noi che guardiamo e poi ovviamente Phoebe Waller-Bridge che lo raggiunge sul palco.

Qui entra in gioco in maniera evidente un elemento finora rimasto sottinteso, perché già fortemente legato all’immagine di Harry Styles stesso. Si tratta ovviamente della rappresentazione gender fluid. I due protagonisti non sono infatti vestiti identici per puro caso. Nella loro danza i ruoli di genere si sovvertono continuamente andando in totale cortocircuito. Ognuno dei due è libero di guidare o essere guidato e infatti tutto si conclude in un significativo casquè in cui è Phoebe a reggere Harry, regalandoci uno dei suoi leggendari sguardi in macchina alla Fleabag.

© Treat People With Kindness/VEVO
© Treat People With Kindness/VEVO

Sembra nulla, ma è un’ulteriore e forte presa di posizione attraverso le immagini da parte dell’artista britannico. Una dichiarazione di intenti innocente ma profonda, che mostra candidamente la parità di genere così come dovrebbe essere intesa nella società: un continuo scambio di ruoli.

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