Mare Fuori 3. Rai 2
Mare Fuori 3. Rai 2

Mare Fuori riparte con la terza stagione, disponibile su Rai play e su Rai Due dal 15 febbraio, per la regia di Ivan Silvestrini. Nuovi episodi ricchi di inestricabile morale umana, che si modellano attraverso le vite dei ragazzi dell’IPM di Napoli, ai quali il pubblico si è fortemente affezionato nel corso di questi anni.

Dove eravamo rimasti?

Riavvolgendo il nastro degli eventi, si ritorna alle ultime puntate della seconda stagione, con la morte di Nina (Greta Esposito), causata da un incidente stradale, per mezzo di uno dei ragazzi dell’IPM. L’accaduto scuote Carmine (Massimiliano Caiazzo), portandolo a farsi giustizia da solo. I sospettati dell’infausto evento sono Milos (Antonio D’Aquino), Totò (Antonio Orefice), Edoardo (Matteo Paolillo) e Tano (Nicolò Galasso).

Intanto Edoardo cerca di evadere dal carcere grazie all’aiuto di Mimmo (Alessandro Orrei), che in realtà, si scopre essere un traditore in quanto affiliato al clan rivale, i Di Salvo. Infatti il piano per far evadere il ragazzo non era che una trappola per ucciderlo.

Carmine scopre il piano di evasione e lo comunica a Filippo (Nicolas Maupas): l’unico modo per uscire dall’IPM, è sostituirsi a Edoardo. La loro mossa funziona e i due riescono a salire sul furgone. Ma sarà solo l’intervento di Mimmo a permettere di evitare l’arrivo dei sicari della famiglia Di Salvo. Alla fine Carmine e Filippo raggiungono Naditza (Valentina Romani), che si sta per sposare, contro la sua volontà, con il cugino. I tre riescono a scappare.

Nel finale di stagione fa l’ingresso all’IPM, Rosa Ricci (Maria Esposito), per vendicare la morte del fratello Ciro (Giacomo Giorgio).

Cosa succede con la terza stagione? Mare Fuori 3 potenzia il registro narrativo, ergendo la season su pilastri ancor più solidi che vengono proposti allo spettatore trasmettendo una totale condivisione con le connessioni intense tra i ragazzi ed il personale dell’IPM.

Il sangue e il senso di appartenenza

Nei nuovi episodi emerge il topic della famiglia, delle fratellanze e del senso di appartenenza dell’essere umano. La regia di Ivan Silvestrini profila un legame che si affranca dall’unione di sangue e che si sviluppa con la ragionevolezza della fiducia e dell’affidamento, con cui ci si può sentire al sicuro, nonostante il ferro delle sbarre.

L’IPM rappresenta un ambiente protetto, in cui i ragazzi si amano, si odiano, si arrabbiano e vivono. Tutto questo senza dover incorrere all’oppressione del gioco crudele del “sistema” fatto di leggi proprie. Quel luogo raccoglie, alla deriva, ciò che rimane della sofferenza di chi non si sente appartenere alla realtà malavitosa, ma ahimè non tutti si salvano e non tutti vogliono essere salvati.

Ancora una volta il background dei singoli ragazzi proietta in una realtà intima e molto complessa. La trama si districa nel passato buio dei protagonisti, che destituisce e annienta la serenità del futuro. Quando la fanciullezza viene privata di una qualsiasi forma d’amore, essa condanna alla reclusione interiore, senza poter sopraggiungere ad eventuali sconti di pena. Vivere senza essere amati equivale ad essere al di là delle sbarre, ma senza libertà.

La responsabilità delle azioni e il perdono

Le azioni sagaci, smaliziate e i dialoghi inattesi, che imbastiscono le dinamiche dei ragazzi, smuovono l’equilibrio impercettibile tra il bene e il male, inducendo in tentazione anche chi vorrebbe sventare il peggio.

Ancora molto forte il significato di educazione e rieducazione, che si incardina nei personaggi come il Comandante (Carmine Recano), la Direttrice (Carolina Crescentini) e gli educatori dell’Istituto (Vincenzo Ferrara, Anna Ammirati, Antonio De Matteo, Antonio Chiummariello). La gentilezza, la loro dedizione al lavoro, e il legame quasi genitoriale che si instaura coi ragazzi, fanno sì che questi ultimi possano sentirsi finalmente accolti e ascoltati.

La comprensione verso ciò che è giusto diventa precursore di responsabilità verso le proprie azioni: assumersi il carico della propria colpa apre le porte al perdono, l’unico elemento essenziale per riconoscersi nuovamente e poter tornare a vivere senza i demoni incorruttibili dell’infanzia. Il perdono si evolve in assoluzione con formula piena, nei confronti della collera, degli schemi del “sistema” e della sofferenza che logora l’anima.

L’amore abbatte le regole del “sistema”

In sceneggiatura emerge in modo lampante l’importanza assoluta della potenza dell’amore, quella forza impenetrabile in grado di abbattere i principi e le regole di una realtà parallela, illegale, contraria e disonesta. 

L’amore salva, protegge, dona seconde possibilità, e non uccide mai. È il sentimento al quale i ragazzi, ma anche i dipendenti dell’IPM, si aggrappano disperatamente per avere ancora qualcosa in cui credere. È quel “mare fuori” che spegne il fuoco dell’inferno, di una gioventù cresciuta in cattività, spargendo su di loro speranza e salvezza. “Ce sta o mar for“.

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Annamaria Martinisi
Sono il risultato di un incastro perfetto tra la razionalità della Legge e la creatività del cinema e la letteratura. La mia seconda vita è iniziata dopo aver visto, per la prima volta, “Vertigo” di Hitchcock e dopo aver letto “Le avventure di Tom Sawyer” di Mark Twain. Mi nutro di conoscenza, tramite una costante curiosità verso qualunque cosa ed il miglior modo per condividerla con gli altri è la scrittura, l’unico strumento grazie al quale mi sento sempre nel posto giusto al momento giusto.

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