Credit: David Lukazs / © 2021 Ada Films Ltd - Harris Squared Kft

Mrs Harris goes to Paris è l’ultimo film di Anthony Fabian, presentato alla Festa del Cinema di Roma 2022, che vede protagonista Ada Harris (Lesley Manville), un’umile vedova, donna delle pulizie nella Londra degli anni ‘50, che un giorno, presso una delle case dove presta servizio, si imbatte in un abito di Christian Dior e se ne innamora perdutamente. Da quel momento farà qualsiasi cosa per poterne acquistare uno simile.

Un abito, un sogno

La storia ci porta a Parigi, immergendoci in una fiaba degli anni ‘50 dove tutto è possibile con estrema facilità, forse troppa, ed è questa l’unica nota dolente del lungometraggio, un’elementarità di risoluzione alla vita che risulta a tratti fastidiosa, ma che trova perfetta giustificazione, nell’intento registico, di infondere sollievo.

Mrs Harris è un’ode alla speranza, al sogno. Invita a non smettere mai di credere nelle proprie potenzialità, anche se non si dispongono i mezzi per farlo.

Malgrado suo marito sia deceduto in guerra e lei viva in una situazione economica poco abbiente, Ada non si abbatte, è ironica, sorridente e soprattutto non lascia affievolire la sua voglia di crederci, di sperare, un giorno, di poter indossare finalmente quel meraviglioso abito di alta moda. 

Ed è così che inizia la sua avventura, con un biglietto aereo per Parigi, acquistato grazie a con un colpo di fortuna, che la porterà verso la realizzazione del suo irrefrenabile desiderio.

Mrs Harris, l’emancipazione femminile e il grido di uguaglianza

Se l’abito rappresenta il sogno, Parigi rappresenta la rinascita e la consapevolezza. La narrazione si fa grembo di emancipazione femminile sia interiore che esteriore.

La signora Harris sarà capace di stravolgere, dall’interno, i dogmi di una casa di moda internazionale, che fino a quel momento non era stata in grado di cogliere il cambiamento e l’evoluzione sociale e soprattutto umana.

La donna proposta dal regista è sicura, forte, non necessita del consenso maschile e non viene messa in secondo piano. Nonostante sia un uomo a dirigere la Maison, inoltre, è esclusivamente grazie alla sua collaboratrice Claudine Colbert, (Isabelle Huppert), se l’ingranaggio societario funziona alla perfezione.

È una rivoluzione culturale di genere, ma non solo: un’attenzione rilevante è data anche alla differenziazione di classe, che fin troppe volte limita l’avanguardismo pubblico e collettivo. Mrs Harris goes to Paris si fa così, sorprendentemente, un grido di uguaglianza per cui i sogni non hanno natura classista e possono trovare la loro realizzazione nelle mani di chiunque ci creda fino in fondo.

“Io ho quel che ho dato”

Mrs Harris goes to Paris è un film da cui trapela tenerezza e gentilezza d’animo, proprio come quella della protagonista, che non pretende tornaconti e scardina compiutamente il principio “do ut des”, in un delicato rudimento dannunziano: “io ho quello che ho donato”.

Forse un concetto troppo retorico ma che trova il modo di piacere ancora, quello della ricchezza del cuore, che è la miglior moneta di scambio per ricevere beni inviolabili, umani ed eterni.

Mrs Harris goes to Paris di Anthony Fabian, dal 17 novembre al cinema.

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Annamaria Martinisi
Sono il risultato di un incastro perfetto tra la razionalità della Legge e la creatività del cinema e la letteratura. La mia seconda vita è iniziata dopo aver visto, per la prima volta, “Vertigo” di Hitchcock e dopo aver letto “Le avventure di Tom Sawyer” di Mark Twain. Mi nutro di conoscenza, tramite una costante curiosità verso qualunque cosa ed il miglior modo per condividerla con gli altri è la scrittura, l’unico strumento grazie al quale mi sento sempre nel posto giusto al momento giusto.

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