Cos’hanno in comune il compositore Danny Elfman e il cantautore re dei sorcini Renato Zero?
La risposta risiede nel capolavoro in stop-motion intitolato Nightmare Before Christmas (1993), diretto da Henry Selick e nato dalla mente del genio degli scenari dark Tim Burton. L’opera che inizialmente non venne accettata (per un cortometraggio) e che diventò poi un lungometraggio iconico. (Ve ne parlavo proprio ieri a proposito di cult di Halloween)
Cosa rende speciale questo film? Al di là del grande lavoro artigianale dietro alla creazione e caratterizzazione di ogni personaggio, la colonna sonora rimane nella storia, e si sdoppia: se nella versione originale la voce cantata del re delle zucche appartiene a Danny Elfman, nel doppiaggio italiano assume quella di Renato Zero. Difficile scegliere? Non troppo, è forse uno dei pochi casi in cui il doppiaggio italiano trasforma un film aggiungendo valore. Ma partiamo dall’idea.
Dare forma ai sogni di Tim Burton
Nightmare Before Christmas è il primo film in stop-motion realizzato dalla Walt Disney. Per chi non se ne intendesse la tecnica in questione riguarda le riprese cinematografiche e l’animazione. In questo caso parliamo di “puppets”, ovvero dei pupazzi, che vengono realizzati artigianalmente e mossi dagli animatori per ogni frame da riprendere. Se avete visto almeno una volta il film coglierete subito l’immenso lavoro che si cela dietro alla moltitudine di espressioni compiute dai personaggi.
Ogni oggetto viene direttamente dall’immaginazione di Tim Burton: i volti, la costruzione dei corpi, i paesaggi e gli elementi d’arredamento. Passando per un foglio di carta con qualche schizzo (che ora varrà milioni), l’idea prende vita e diventa tridimensionale. Tutto è “vero” nel senso fisico del termine. Lo spettatore percepisce la sostanza del personaggio ed è una sensazione che lo include nel mondo di fantasia come in un gioco dove avrebbe la possibilità di sfiorare chi gli sta di fronte.
Dentro ai personaggi vive un’armatura, ovvero un meccanismo fatto di perni che può muoversi secondo le esigenze espressive. Anche la celebre collina a spirale dove Jack muove i suoi passi, e finisce con l’innamorarsi di Sally, contiene un’armatura che può assumere altre forme e, in questo caso, allungarsi appianando il ricciolo che la contraddistingue.
La versione originale
La colonna sonora originale è scritta e interpretata da Danny Elfman. Le canzoni sono composte insieme a Tim Burton, con la sua supervisione e i racconti abbinati ai disegni dell’artista. Mentre la voce nel parlato è dell’attore Chris Sarandon, il resto è affidato alla padronanza del timbro di Elfman. Il musicista racconta che in quel periodo era il front man di una band new wave e rock (gli Oingo Boingo) e rappresentare la band stando al centro dell’attenzione era il suo compito, anche se l’unica cosa che iniziava a desiderare era fuggire via. In questo si sentì simile al protagonista di Nightmare Before Christmas, re delle zucche ormai stanco di essere sempre uguale a sé stesso e di accontentare le aspettative degli altri senza prendere in considerazione le sue.
Quello che dà al personaggio è una capacità di emozionarsi che gli spettatori percepiscono nella ricchezza di tonalità che Jack esprime quando canta.
Lo sdoppiamento di Jack
Quando arriva da noi il film è il dicembre del 1994 ed è un film nuovo, diverso, perché è Renato Zero ad interpretare Jack, sia nella voce parlata che cantata. E il risultato è qualcosa di inimmaginabile, perché il cantautore avvicina ancora di più allo spettatore una sofferenza e una crisi d’identità che esprime nel canto e nella potenza della voce.
Jack parla e canta in italiano con Renato Zero
Chi meglio del Re dei sorcini, personaggio emblematico di una certa trasgressività, amante dell’inconsueto e dei mille travestimenti poteva avere l’onere/onore di dar voce al Re di Halloween in Italia?
Dall’uscita americana del 1994 a quella italiana passa un anno: il tempo necessario affinché la difficile “operazione traduzione e doppiaggio” prenda vita nel miglior modo possibile, come chiaramente affermato durante la conferenza stampa della versione italiana del capolavoro di Tim Burton, presente al fianco dell’interprete scelto per Jack, Renato Zero.
Una tantum nella carriera del cantautore romano, l’esperienza riscosse ottimi consensi di pubblico e critica, consacrando anche la versione italiana, curata dal famoso paroliere disneyano Ernesto Brancucci, a memoria futura per i posteri.
Renato Zero non doppia solo il cantato del protagonista, come ci si può aspettare faccia giustamente un cantante, ma dà vita a Jack in toto, incarnando la sua voce anche nel parlato. Del resto, l’istrionismo di Zero non è una novità. Da sempre attento alla teatralità delle sue performance, da sempre creatore di atmosfere, messe in scena e soluzioni spettacolari che esulano dalla mera esibizione canora.
Il suo Jack è immensamente umano, colorato delle mille sfaccettature caratteriali che lo contraddistinguono, e si fa carico di una disperazione che si percepisce sin dal primo solo che, come in tutti i musical, ha il compito di presentare il personaggio.
Jack/Zero è sicuramente uno dei doppiaggi italiani più riusciti dei film d’animazione, indimenticabile.