Jaren Lewinson, never have I ever been the loneliest boy in the world - Credits: Netflix

Non ho mai… è una serie teen, creata da Mindy Kaling, dall’ottimo arco narrativo e un interessante lato culturale dedicato all’identità indiana. È fresca, irriverente, ben scritta, divertente ma non banale, commovente ma non struggente. Racconta il secondo anno di liceo di Devi Vishwakumar (Maitreyi Ramakrishnan), ragazza brillante e sfacciata, sicura di sé ma segnata in modo indelebile dalla perdita del padre. 

È stato amore a prima vista, tanto che un solo binge-watching non mi è bastato. C’è un elemento che però mi piace più del resto. Qualcosa all’apparenza banale ma dall’impatto sorprendente: lo switch del punto di vista nell’episodio dedicato a Ben Gross (Jaren Lewison). Tutto, in questi venti minuti, è pensato e architettato alla perfezione per creare empatia con un personaggio rimasto sapientemente sullo sfondo. Il potenziale di Ben si intuisce bene nel momento in cui diventa chiara la sua costante presenza nella vita di Devi, ma rimane in attesa di una “grande entrata”.

Maitreyi Ramakrishnan e Jaren Lewinson in Non ho mai... - Credits: Netflix
Maitreyi Ramakrishnan e Jaren Lewinson in Non ho mai… – Credits: Netflix

1×06: Non mi sono mai sentito il più solo al mondo

Come per gli altri episodi, il titolo già anticipa il contenuto dell’episodio e suggerisce allo spettatore il nuovo ruolo assunto da Ben. Non è una comparsa né una semplice nemesi, è il co-protagonista, almeno per pochi minuti. A differenza di tutti gli altri personaggi, cioè, è l’unico che non vediamo solo attraverso lo sguardo e l’esperienza di Devi, ma a cui viene data una voce indipendente.

Tutto viene ripensato su misura di Ben, a partire dalla voce narrante. Non più del tennista John McEnroe ma dell’attore Andy Samberg nel ruolo di se stesso, che già detto così meriterebbe un articolo a parte.  L’espediente della voice over come personaggio a sé è sviluppata in maniera brillante, riuscendo a svecchiare una delle tecniche di narrazione più noiose in assoluto. In questo caso però il suo scopo è proprio quello di marcare il passaggio di testimone fra due punti di vista differenti.

Jaren Lewinson e Richa Moorjani
 in una scena dell'episodio 01x06 - Credits: IMDB.com
Jaren Lewinson e Richa Moorjani
in una scena dell’episodio 01×06 – Credits: IMDB.com

In questo modo lo spettatore si rifocalizza immediatamente sul nuovo protagonista e inizia a scavare più a fondo nella sua identità, scoprendone la gentilezza e soprattutto la solitudine. Si crea un allineamento pressoché totale con Ben, un’empatia così forte da non poter più essere ignorata nello sviluppo delle dinamiche successive.

Una meticolosa costruzione a livello di scrittura

L’apice di questo processo, probabilmente, si raggiunge nelle scene della cena da Devi. Nonostante la poca confidenza, è qui che risulta chiara la familiarità della sua figura in casa Vishwakumar. La lunga rivalità fra i due ragazzi nasconde evidentemente un legame più forte, una sorta di certezza di trovarsi sempre uno accanto all’altra. 

Maitreyi Ramakrishnan e Jaren Lewinson in Non ho mai... - Credits: Netflix
Maitreyi Ramakrishnan e Jaren Lewinson in Non ho mai… – Credits: Netflix

Non è difficile immaginare lo sviluppo successivo degli eventi e il progressivo riconoscimento dell’affetto che lega i due personaggi. Ciò che non era facile né scontato era la riuscita di questa transizione narrativa e psicologica, ma la sceneggiatura offre appunto una solida soluzione. Dopo i piccoli indizi disseminati negli episodi precedenti, l’episodio 1×06 serve a far saltare totalmente gli equilibri, creando un prima e un dopo. Il pubblico non può infatti più ignorare le questioni e le emozioni che questo episodio mette in scena, anzi da esse riparte per ricalibrare il suo coinvolgimento. 

Spoiler alert!

Ben Gross viene inizialmente dipinto come uno stereotipo delle serie teen: prepotente ragazzo bianco ricco e viziato. Uno di quelli che con ogni probabilità finirà in un college della Ivy League. All’inizio sembra solo il parafulmine su cui spesso si scaricano la potenza e le forti emozioni di Devi, un personaggio vuoto da riempire con le reazioni della protagonista. Lentamente ci si accorge di quanto Ben sia invece complementare a Devi.

Jaren Lewinson, Non ho mai... - Credits: IMDB.com
Jaren Lewinson, Non ho mai… – Credits: IMDB.com

La direzione della sceneggiatura diventa palese nel momento di “rottura” della routine, ossia il viaggio per l’esercitazione ONU dell’episodio precedente. In un ambiente diverso dalla quotidianità si nota come Devi e Ben siano più propensi a collaborare e a fare squadra, almeno fino alle inevitabili complicazioni della trama.

Lo slittamento del focus psicologico

Da questo viaggio, spostamento geografico e spaziale del focus, inizia anche lo spostamento psicologico. È proprio da qui che inizia infatti il racconto di Ben. Da spettatori noi comprendiamo innanzitutto lo smarrimento e la confusione riguardo l’atteggiamento scostante di Devi, a tratti amichevole, a tratti improvvisamente ostile. Conosciamo ovviamente i motivi del suo umore altalenante e questo rende l’incomunicabilità fra i due frustrante, facendoci appunto desiderare una nuova e diversa interazione fra i personaggi.

Lo slittamento del punto di vista da Devi a Ben in questo senso ritarda lo sviluppo delle dinamiche tra i due, introducendo momenti dedicati solo al ragazzo, e amplifica l’impazienza e la curiosità del pubblico. Nelle sue interazioni quotidiane, Ben mostra inoltre un lato di sé nascosto e vulnerabile. È un figlio “abbandonato”, un fidanzato ignorato. Guardandolo completamente solo nella sua enorme villa ci rendiamo conto che non ha veri amici.

Maitreyi Ramakrishnan, Non ho mai... - Credits: IMDB.com
Maitreyi Ramakrishnan, Non ho mai… – Credits: IMDB.com

È Devi l’unica costante della sua vita, l’unica presenza inossidabile. Nel momento in cui Devi e Ben si ritrovano insieme a cena si ricuce in parte la complicità intravista durante la precedente gita. Inizia a delinearsi l’evoluzione del loro rapporto che determina in modo radicale anche lo sviluppo degli episodi successivi. In altre parole l’episodio 01×06 traccia un bivio e devia in modo radicale l’andamento della narrazione.

È un punto di svolta che però non dipende direttamente dalla protagonista e che quindi poteva essere rappresentato solo discostandosi e assumendo una prospettiva differente. Un esperimento del genere riesce solo se il livello di scrittura è molto alto e, non essendoci dubbi a riguardo, Non ho mai… è un piccolo gioiello da guardare e riguardare in loop.

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