Questo mondo non mi renderà cattivo. Netflix
Questo mondo non mi renderà cattivo. Netflix

Questo mondo non mi renderà cattivo arriva a quasi due anni di distanza da Strappare lungo i bordi, non è un seguito bensì qualcosa di diverso: sono sei puntate ma vi sembreranno (in senso buonissimo) molte di più, questo perché Zerocalcare si dedica, con un folto team di storyboardisti e animatori, ad una narrazione veloce ma stratificata, un labirinto di connessioni e riflessioni personali che si snoda solo apparentemente a Roma Est, mentre in realtà si dirama nella mente e nel corpo del fumettista che si racconta ancora una volta, ma più a fondo, con il coraggio di mostrarsi fino alle ossa e alle ansie più oscure. Immergendosi nelle contraddizioni del presente.

L’armadillo doppiato da Valerio Mastandrea torna ad essere la coscienza di Zero, i dialoghi biascicati in romano (su cui lo stesso autore fa ironia) sono la forza di una comunicazione che non abbandona i suoi tratti distintivi. La colonna sonora distende la narrazione donandole un ritmo cinematografico e riempendo i momenti in cui le parole cedono il passo al pensiero che elabora ogni immagine e dettaglio.

Questo mondo non mi renderà cattivo. Netflix

Quando tutto cambia tranne te

C’è Rebibbia, c’è la città, che non è solamente scenario di ciò che accade, ma protagonista inconsapevole di una serie di turbamenti e turbolenze che la gettano al centro di vicende sociali che diventano inevitabilmente politiche. Il messaggio si fa più attuale, la lettura generazionale, connotata dallo stile e dal linguaggio che conosciamo dei lavori di Zerocalcare, si riflette su individualità diverse, travalica i confini, travalica i riferimenti per aprirsi all’interpretazione delle scelte dell’altro, senza giudicarle, provando a comprenderne le motivazioni.

Apparentemente la vita sembra quella di sempre, tra sospesi momenti di tranquillità e paure per una vita che si stringe al collo come una piovra senza occhi, ma le cose e le persone sono in continuo movimento, ed è un flusso inarrestabile difficile da assorbire passivamente.

Tra i tantissimi easter egg disseminati nei frame della serie (fate attenzione soprattutto alle bellissime locandine appese sulle pareti) e i richiami alle pagine del fumettista, così come alla serie precedente, c’è il racconto di Zerocalcare, che si ritrova alla stazione di polizia per rendere conto di uno scontro. Qualcuno è stato ferito, anche i suoi amici sono stati convocati. Tutto è iniziato giorni prima con dei disordini relativi ad un centro di accoglienza nel quartiere e il ritorno di un vecchio amico, Cesare.

Questo mondo non mi renderà cattivo. Netflix

“La bava alla bocca” di chi specula sulla periferia (quella che consideriamo casa)

Giorni prima dell’interrogatorio della polizia, il quartiere di Zerocalcare viene invaso da manifesti che inneggiano NO ALLA SOSTITUZIONE ETNICA come reazione allo spostamento nel municipio di trentacinque persone, donne, uomini e bambini, sbarcate dalla Libia e “scaricate” da un luogo all’altro. Con un’animazione nell’animazione l’autore gioca (e non solo in questo segmento) sull’esigenza di dare una “lezioncina”, semplificando al massimo, ma efficacemente, una storia che non fa che ripetersi, in cui chi scappa dal proprio paese diventa la miccia simbolica che fa esplodere tutta un’altra serie di malcontenti precedenti nel posto in cui arriva.

Quel gusto morboso di rappresentare la periferia, in questo caso di Roma, come l’inferno ai margini della società, dove vivono mostri e folli, si abbatte spesso sul personaggio di Zerocalcare, diventando parte integrante del suo lavoro. Non che non lo sia, Rebibbia rimane fondamentale per capire molti aspetti dei personaggi dei suoi fumetti, ma non come teatro malato di umanità alla deriva, tutt’altro.

Tornando alla rappresentazione della periferia per i media, in Questo mondo non mi renderà cattivo diventa il primo fuoco che divampa nella presa di coscienza del protagonista. In TV, proprio nella becera trasmissione a cui è stato invitato di lì a qualche giorno, parlano della situazione a rischio dopo lo spostamento del gruppo di rifugiati nel centro d’accoglienza vicino casa sua. Allertano gli spettatori del presunto pericolo per i cittadini. Durante uno scontro persone che conosce bene sono state sbattute in prigione per aver difeso chi non può neanche dire la sua, e i “nazisti” di quartiere preparano un incontro pubblico per chiudere il centro.

Qualcosa di attualissimo a cui nessuno è estraneo, su cui il fumettista sente di dover dire qualcosa in merito, in diretta televisiva, essendo un personaggio pubblico ma anche un componente del microcosmo sociale che sta per essere invaso da neofascisti provenienti da tutta la città.

Se Strappare lungo i bordi si guardava dentro, Questo mondo non mi renderà cattivo guarda direttamente all’esterno, a come una manciata di vite diviene strumento politico e causa di scontri civili. A come si può reagire a tutto questo. L’intento è quello di risultare divisivo (anche se trovarlo divisivo è proprio da fasci, quelli descritti come ormai accettati dall’individuo medio), e la chiave per leggere i propri tempi è Cesare, un amico che Michele non vede da tanto, metafora dell’impossibilità di affermare senza incertezze cosa sia giusto e cosa sia sbagliato, non potendo capire appieno le difficoltà dell’altro.

Prendere strade differenti

Quando si guarda al di fuori di sé stessi il rapporto con gli altri è fondamentale, oltre agli amici storici Sarah e Secco, arriva il confronto con qualcuno che fa parte di un tempo che sembra lontanissimo. Cesare rientra nella vita di Zero dopo vent’anni, inizialmente associato a Euridice, con una rappresentazione ironica e poetica del personaggio del mito, si rivela invece come qualcuno riemerso dall’oblio. È un’Euridice visceralmente cambiata, della quale nessuno conosce l’inferno attraversato per tornare a casa, e quell’inferno è la comunità.

Il ragazzo con cui passava i pomeriggi in sala giochi non è più quello che conosceva, se già da piccolo i due erano molto diversi ora li separa una voragine di esperienze e vita vissuta. Zero e Cesare non hanno più nulla in comune, se non le due strade vicine in cui abitano, e il senso di colpa attanaglia il primo, come se i suoi successi avessero rubato qualcosa al secondo.

Di fronte a chi è ora Cesare ogni certezza si dissolve, ma questo perché comprendere quello che ha passato è impossibile. La rappresentazione di una figura così potente mette in moto altre domande, ragionamenti, ripensamenti. Continuando ad uscire dal proprio raggio di pensiero Zero viene avvolto dalla stessa malinconia che prova chi guarda, immensa e indefinibile, che scoperchia sentimenti sopiti e persone dimenticate, entrando violentemente sotto pelle, rimanendoci.

Durante la manifestazione che vede schierati da un lato Zero e chi nel quartiere non vuole che il centro venga chiuso, e dall’altro Cesare e i nazisti, quella lontananza è tangibile e non si può più tornare indietro.

Convivere rimanendo sé stessi

mi hanno spezzato le ossa, hanno brindato e sono vivo

questo mondo non mi renderà cattivo

Path, Questo mondo non mi renderà cattivo

Di fatto i cazzi di ognuno non sono né una colpa né una condanna, ma neanche un alibi. Ciò che conta è riuscire a vivere insieme, nello stesso mare profondo dove raramente c’è uno spiraglio di luce. Dopo aver raccontato l’accaduto doppiando tutti i personaggi della storia con la sua voce, Zero torna al presente, alle individualità di chi si è battuto per quello che riteneva giusto.

Le incomprensioni e i dubbi non lo allarmano più, perché costruire immagini monolitiche e fittizie di chi gli sta accanto lo proteggeva dall’inevitabilità del cambiamento, ma solo per zittire paura. E la responsabilità di dire quello che andava detto se l’è presa con Questo mondo non mi renderà cattivo, con termini così veri da coinvolgere chiunque, essendo diretto e senza mezzi termini. Ma anche sensibile e intelligente, come un verso di una poesia che parla di appartenenza.

Fare la cosa giusta, a discapito di tutto, significa non contraddire sé stessi, anche dopo vent’anni, anche dopo il successo, il tempo trascorso e i fallimenti. Facendo attenzione a non lasciare che quello che ha il passo più lento del tuo rimanga schiacciato dalla vita.

Questo mondo non mi renderà cattivo. Netflix

Continua a seguire FRAMED per altre recensioni. Siamo anche su FacebookInstagram Telegram.

Silvia Pezzopane
Ho una passione smodata per i film in grado di cambiare la mia prospettiva, oltre ad una laurea al DAMS e un’intermittente frequentazione dei set in veste di costumista. Mi piace stare nel mezzo perché la teoria non esclude la pratica, e il cinema nella sua interezza merita un’occasione per emozionarci. Per questo credo fermamente che non abbia senso dividersi tra Il Settimo Sigillo e Dirty Dancing: tutto è danza, tutto è movimento. Amo le commedie romantiche anni ’90, il filone Queer, la poetica della cinematografia tedesca negli anni del muro. Sono attratta dalle dinamiche di genere nella narrazione, dal conflitto interiore che diventa scontro per immagini, dalle nuove frontiere scientifiche applicate all'intrattenimento. È fondamentale mostrare, e scriverne, ogni giorno come fosse una battaglia.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui