Serena De Ferrari e Pilar Fogliati in Romeo è Giulietta. Regia di Giovanni Veronesi. Foto di Enrico De Luigi
Serena De Ferrari e Pilar Fogliati in Romeo è Giulietta. Foto di Enrico De Luigi

In sala dal 14 febbraio la nuova commedia (romantica) di Giovanni Veronesi, Romeo è Giulietta con Sergio Castellitto e Pilar Fogliati, è tenera e divertentissima. Di quel divertente che consente di uscire dalla sala leggeri e sereni.

Romeo è Giulietta, la trama

Il regista teatrale Federico Landi Porrini (Sergio Castellitto) è uno dei più grandi registi teatrali degli anni Ottanta. Dopo una serie di insuccessi sul palcoscenico, il cinico artista sembra aver perso quell’intuizione che tanto lo aveva reso celebre. L’uomo decide di ritirarsi dalle scene, ma non prima di aver rappresentato al Festival di Spoleto la più classica delle tragedie: Romeo e Giulietta.

Dopo numerosi provini, spunta la candidata perfetta, Vittoria (Pilar Fogliati), trentenne talentuosissima, che però ha un problema, sulla sua carriera pesa un’accusa di plagio. Ma la giovane attrice non demorde e con la complicità della sua amica e truccatrice Gloria (Geppi Cucciari) decide di tentare un provino, vestendosi da uomo, per la parte di Romeo. Vittoria si presenta sul palco sotto il falso nome di Otto Novembre e lascia Landi Porrini senza parole. La parte è sua. La situazione si complica ulteriormente quando il compagno di Vittoria, Rocco (Domenico Diele) viene scelto per interpretare Mercuzio. Riuscirà Vittoria a dimostrare il suo talento al di là delle vesti?

Il teatro: non questione di genere, ma di identità

Giovanni Veronesi si serve di una delle più note e struggenti storie d’amore, Romeo e Giulietta di William Shakespeare, e lo fa introducendo la narrazione con un monologo iniziale e “autocelebrativo” di Sergio Castellitto, qui in piena e splendida forma artistica.

Più di due ore in cui lo spettatore gode di un cinema italiano in ottima forma. C’è sentimento, ci sono risate, c’è naturalezza e non ci si annoia mai. Romeo e Giulietta viene restituito come un remake in chiave post-moderna, arricchito anche dalle scenografie metafisiche di De Chirico e attori che sembrano usciti da un quadro futurista. Soddisfacente anche la scelta del cast, con ogni personaggio che collima con gli altri in armonia, con comicità genuina e romantica leggerezza.

Il teatro, l’amore, i ruoli, la vita, sono questi gli elementi su cui si basa la trama del nuovo film di Veronesi. Emerge la sfumatura pirandelliana del metateatro, della recitazione come rappresentazione ultima dell’esistenza umana e del gioco dei ruoli che vengono definiti un po’ per nascita, un po’ per copione e un po’ dalle stesse persone. Figure alla riscoperta di se stesse, nella piena costruzione della loro identità e del loro percorso, rimettendo in ordine i pezzi del passato o del futuro, che può presentarsi a prescindere dai panni che indosseranno (che siano questi dettati da un filo di barba, o da un filo di rossetto). Se solo si riuscisse a cambiare una lettera, Romeo e Giulietta potrebbero essere la stessa persona. A volte basta un accento per sovvertire il significato delle parole, delle cose, degli eventi e dei pensieri. 

Non è questione di genere, ma di persone. “non aver paura, tanto la tua voce non arriva alle orecchie, ma al cuore”.  

L’obiettivo del regista è chiaro, privo di scorciatoie, procede con consapevolezza fino al finale riuscito e d’impatto. C’è profondità nel lavoro messo in piedi da Pilar Fogliati e da Sergio Castellitto. I due protagonisti sono poi circondati da una serie di interpreti che plasmano il tempo, lo spazio e la dimensione narrativa in modo funzionale alla storia, sviluppando e accrescendo il valore dei temi affrontati. Questo è un film che racconta i giovani e la loro identità, persone che a 30 anni dovrebbero aver capito chi sono, ma invece sono alla continua ricerca di un posto nel mondo, esattamente come i sei personaggi pirandelliani sono in cerca di un autore e della loro storia da rappresentare.

In breve

Romeo è Giulietta è un film sull’amore, ma anche di crisi personale, è una commedia pura che affronta argomenti seri esorcizzandoli con l’ironia. Non è solo cinema ma anche un preziosissimo omaggio al teatro che mette in risalto tutte le sfumature possibili del palcoscenico con cinismo, divertimento e passione. È un ritratto reale e realistico, con la piacevole grazia della risata.

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Annamaria Martinisi
Sono il risultato di un incastro perfetto tra la razionalità della Legge e la creatività del cinema e la letteratura. La mia seconda vita è iniziata dopo aver visto, per la prima volta, “Vertigo” di Hitchcock e dopo aver letto “Le avventure di Tom Sawyer” di Mark Twain. Mi nutro di conoscenza, tramite una costante curiosità verso qualunque cosa ed il miglior modo per condividerla con gli altri è la scrittura, l’unico strumento grazie al quale mi sento sempre nel posto giusto al momento giusto.