Lasciate ogni speranza voi che avete deciso, non senza una punta di masochismo, di assistere a tutte le 30 esibizioni dei cantanti in gara al 74° Festival di Sanremo. Amadeus, come Caronte, ci traghetta da una ballad unz unz in quattro quarti all’altra. Ogni tanto compare Marco Mengoni a farci perdere un altro po’ di tempo.
Diamanti grezzi – Clara
Aprire la gara non è facile. Bisogna darne atto alla povera Clara, sbattuta in prima serata davanti a tutti i big, dopo la vittoria a Sanremo Giovani. Nonostante le condizioni non agevolanti e un pezzo non particolarmente memorabile, se la cava egregiamente.
Voto: 6½
Finiscimi – Sangiovanni
A Sanremo accadono magie. Tipo le canzoni che prendono vita e tentano di comunicare in codice con il pubblico a casa. In questo caso “Finiscimi” è una supplica.
Voto: 6
Mariposa – Fiorella Mannoia
Petizione su change.org per bandire per sempre i ritmi spagnoleggianti dal pop italiano. Poteva essere il brano strizza-occhi col messaggio più attuale, invece è Elettra Lamborghini senza l’unica cosa che conta: la tamarraggine.
Voto: 5
Autodistruttivo – La Sad
Pop-punk-emo-trap-dance-prisencolinensinainciusol. Tra gli autori un Riccardo Zanotti dei Pinguini Tattici Nucleari che appiccica un ritornello inspiegabilmente fuori luogo, con tanto di fastidiosi violini coldplayani che ci stanno bene come i cavoli a merenda.
Voto: 6½
Tu No – Irama
Nemmeno la partecipazione al festival in DAD è riuscita a sconfiggere Irama e la sua mania di accanirsi su pezzi impegnati che non gli competono. Qualcuno lo convinca a tornare con uno di quei bei pezzacci tamarri che parlano di voluminosi fondoschiena traballanti a ritmo di reggaeton, che gli vengono così bene.
Voto: 5
Casa Mia – Ghali
Ascoltare questo pezzo non fa altro che evocare nostalgia per il Ghali di un paio di album fa. Qui una volta era tutta campagna e i beat erano originali.
Voto: 7
Ricominciamo Tutto – Negramaro
È una minaccia?
Voto: 5
Sinceramente – Annalisa
In questa steppa desolata di tentativi maldestri di confezionare hit dance, Annalisa è una delle poche che ne esce vincitrice. Beve champagne dal teschio dei suoi nemici, presenta sul piatto d’argento quello che sarà il prossimo tormentone. Entra, spacca, esce, ciao.
Voto: 7
Tuta Gold – Mahmood
L’abbiocco sulla poltrona post-cena e post-Negramaro è improvvisamente risvegliato da una produzione ben fatta, una hit completa di hook, balletto, frasi catchy estrapolabili per trend su TikTok e tanti altri anglicismi che ci piacciono tanto. Mahmood gioca per vincere.
Voto: 8
Ti Muovi – Diodato
Per presentarsi sul palco cantando calante per tre minuti, a sto punto, era meglio stare a casa.
Voto: 4
Pazza – Loredana Bertè
Dopo il lungo sonno della ragione – e i mostri che ha generato hanno la forma dei Boomdabash – Bertè torna a dedicare schitarrate a se stessa. Vintage al punto giusto: sembrano gli anni ’80, ma senza nessun Fossati che ci salvi. E si sente.
Voto: 7½
I p’ me, tu p’ te – Geolier
Ce sta o mar’ for. Dentro, invece, c’è un “Cenere” di Lazza che ha fatto un bagno di folla a Spaccanapoli.
Voto: 6
Fino a qui – Alessandra Amoroso
Già quest’anno ci siamo scampati i Modà, non potevamo pretendere di più. La buona notizia è che può sempre andare peggio: per esempio, ci sono Renga e Nek.
Voto: 5
The Kolors – Un ragazzo, una ragazza
Essere o non essere Ibiza? Questo è il problema. Sogno uno Stash anziano e canuto che si guarda indietro e declama: “Mamma mia la monnezza che ho fatto”.
Voto: 3
La noia – Angelina Mango
Se proprio bisogna usare ritmi sudamericani e cumbie conviene, per lo meno, farlo bene. Farlo come la superfavorita Angelina Mango e i suoi “total” che qualcuno userà per lamentarsi del fatto che i giovani non sanno più parlare italiano e si stava meglio quando si stava peggio.
Voto: 8
Capolavoro – Il Volo
Il Volo è quell’amico che nessuno invita mai, eppure, non si sa come, non si sa perché, c’è sempre. Gli acuti in tremolato sono i pensieri intrusivi che non riesci a cancellare dalla mente, non importa quanto brutti e spaventosi siano.
Voto: 4
La rabbia non ti basta – Big Mama
Sanremo riesce a mandare al macero persino le buone idee. Big Mama è una delle migliori rivelazioni rap degli ultimi anni e sul palco dell’Ariston diventa piccola piccola. Un’occasione sprecata.
Voto: 5
Ma non tutta la vita – Ricchi e Poveri
Era proprio necessario?
Voto: ?
Apnea – Emma
Certe cafonate, a volte, riescono a fare il giro e diventare appetibili, per quell’innato gusto per il trash che ognuno di noi nasconde. Questo pezzo di giri ne fa talmente tanti che, alla fine, frastorna e non si capisce dove finisca il divertente senza impegno e dove inizi il cattivo gusto.
Voto: 6
Nek e Renga – Pazzo di te
Errare è umano, perseverare è diabolico, tentare di risollevare la propria carriera creando un idra a due teste delle smarmellate sanremesi, rientra nelle prime pagine del Codice Penale. Se avevate ancora dubbi sul fatto che le disgrazie non vengono mai da sole…
Voto: two is peggio che one
Due altalene – Mr. Rain
C’è un momento sulla linea del tempo delle nostre vite in cui qualcuno ha detto a Mr. Rain che diventare l’idolo dei boomer che infestano TikTok con video orizzontali in bassa risoluzione sarebbe stata una buona idea. A giudicare dai numeri che continua a macinare, evidentemente lo è. Ma i numeri non sono l’unica cosa che viene macinata a questo punto della serata.
Voto: 2
Bnkr44 – Governo punk
Gli NSYNC che hanno scoperto il grunge da un documentario a tarda notte su Mtv. Le “e” finali di “via da me-e-e-e-e” si incastonano nel padiglione oculare come un parassita che non lascia scampo. Se si ascolta al buio con una cuffia sola, a testa in giù, compare Sangiovanni a cantare “Malibù”, che viene da rimpiangere.
Voto: 5
Tutto qui – Gazzelle
Sono finiti i tempi in cui si sapeva un po’ di punk, di torta al cioccolato e di fiore calpestato. I fantasmi dell’it-pop infestano questa ballad dalle tinte british; Gazzelle come Ebenezer Scrooge davanti agli spiriti dell’indie presente, passato e futuro, cerca di sfuggire al suo destino di ombra del se stesso di qualche album fa.
Voto: 6
Onda alta – Dargen D’amico
Con l’attitudine un po’ intellettuale di chi sa di essere migliore degli altri, Dargen D’Amico fa all-in. Tutte le sue carte migliori scoperte sul tavolo: produzione dance spinta, senza sacrificare l’arrangiamento orchestrale, un pezzo ammiccante smart, impegnato il giusto ma non abbastanza da far davvero arrabbiare qualcuno.
Voto: 7½
Click, boom – Rose Villain
Una strofa che promette violini e melodramma all’italiana e un ritornello dance pronto per i balletti di TikTok. Un Frankenstein di sonorità che non sta in piedi, ma che promette alte rotazioni in radio e streaming su Spotify.
Voto: 5
L’amore in bocca – Santi Francesi
Decisamente sacrificato da una scaletta che lo ha infilato quando si è vicini al collasso e al diventare tutt’uno col divano, questo pezzo meriterebbe più attenzione. Ma il corpo, ad un certo punto, cede sotto il peso del quinto siparietto di Fiorello che nessuno aveva chiesto.
Voto: 6
Il cielo non ci vuole – Fred De Palma
Non sarebbe nemmeno un pezzo malvagio. Peccato che al ventisettesimo “unz unz” della serata, cade la palpebra e ogni residuo di attenzione svanisce nell’intro di piano successiva. La maledizione dei rapper che non rappano e i tamarri che non tamarrano: Fred De Palma si appoggia su una dance.
Voto: 3
Spettacolare – Maninni
Come l’abisso: tu guardi questo brano, questo brano guarda te. Un buco nero cosmico in quattro quarti. Talmente dimenticabile che ad un secondo dalla fine viene il dubbio che non siano passati i Men in Black.
Voto: amnesia
Vai! – Alfa
Forse i Lumineers travestiti da Ed Sheeran era meglio lasciarli in qualche cassetto della memoria del 2014, insieme ai leggings con la galassia. “Vai!” è quello che vorremmo dire ad Alfa guardando la porta del Teatro Ariston, accompagnato da un emblematico gesto della mano.
Voto: 4
Fragili – Il Tre
Sono le due di notte, che vogliamo fare qua?
Voto: il 3
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