Credit: Vision Distribution

Scordato è il nuovo film diretto e interpretato da Rocco Papaleo. Un’opera intima, che si affranca dalla comicità odierna e si radica nell’ironia sapiente e filodrammatica. Prodotto da Indiana Production, Less Is more Produzioni e Vision Distribution, il lungometraggio è disponibile nelle sale dal 13 aprile.

Sinossi

La vita di Orlando (Rocco Papaleo) accordatore di pianoforti, tormentato da dolori alla schiena, cambia prospettiva quando incontra Olga (Giorgia), un’adorabile fisioterapista, che gli diagnostica una contrattura fisica ed emotiva e gli chiede di portarle una sua foto da giovane, così che lei possa aiutarlo a risolvere i suoi problemi. L’azzardata richiesta spingerà Orlando a mettersi in viaggio e a rivivere gli eventi della vita che lo hanno reso l’uomo incompiuto e “contratto” che è oggi.

Papaleo e il rinnovo tacito d’amore per la propria terra

Scordato è un film gentile, ma non lieto. È una storia, un viaggio, in cui vi è l’alternanza continua di colori paradossalmente saturi e accesi del passato, che si frastagliano con quelli freddi e spenti del presente; quel presente che pesa sulle spalle, modificando la postura, l’andatura, rendendola instabile, inconsulta e totalmente scordata e sconnessa rispetto a quella della giovinezza.

Rocco Papaleo questa volta si cimenta in un progetto ambizioso, quell’ambizione che fa la sua parte restituendogli la giusta volontà dell’intenzione: raccontare le ferite remote, che fanno male con ritardo, nel tempo, appesantendo un carico fisico ed emotivo che spezza la schiena, ma anche l’anima. Costeggiando la costiera lucana, il regista fa rinnovo tacito d’amore nei confronti della sua terra, che ancora una volta, costituisce la cornice narrativa di una storia di rielaborazione e di rinascita. Dalla Basilicata, a Maratea, a Lauria il racconto si autodefinisce, si estrapola, attraversando le scogliere e il mare lucano e con un “ritorno a casa” che si traspone, lentamente, in un percorso umano e soprattutto autoanalitico.

Scordato si sedimenta nelle piaghe della pelle, nelle cadute dall’alto da ragazzo che fanno male, e che si trascinano fino all’età adulta. Il filo rosso che viene adornato da una sceneggiatura salda e convincente si avvolge sull’insuperabile tasto dolente della malinconia, visto dagli occhi di Papaleo come un muro emotivo invalicabile in grado di essere dissolto esclusivamente dal passaggio dei ricordi scientemente rimossi e che prima o poi riaffiorano senza lasciar scampo al giudizio definitivo, alla disapprovazione o al perdono.

L’impossibilità del rifiuto delle origini

Questa volta la narrazione si sposta dal solito genere comico del regista/attore, volgendosi su quello ironico-drammatico. Non c’è nulla di più struggente di una persona che ha smarrito l’identità. Ed è esattamente ciò che accade al protagonista Orlando che imperterrito e desolato vive i suoi giorni facendo opera di adattamento al fallimento, all’irresolutezza e all’incompiutezza, scappando dal passato, dal tempo che fu, e da ciò che non vuole ricordare. 

Forse è proprio da questa articolazione di pensiero che ne deriva il titolo. 

Scordato, ma in che modo? O forse da chi?  Scordato nel movimento delle gesta esteriori e interiori e scordato, in senso lato, da sé stesso. 

Papaleo punta i piedi e marcia con fermezza sull’impossibilità del rifiuto delle proprie radici e allegoricamente lo urla a gran voce: “Matera capitale della cultura!”. Non ci si può distaccare da ciò che si è stati, altrimenti ci si incurva, ci si “scorda”; il divieto di abnegazione dell’origine diventa condizione imprescindibile per il processo di autoricostruzione dell’io adulto del presente, una necessità che richiede sana onestà intellettuale, interamente, a discapito di noi stessi.

La musica che scandisce il ritmo della vita

Insieme agli atri personaggi della storia, si può annoverare anche la Musica, da sempre indispensabile al regista e riconosciuta come componente essenziale nei suoi lungometraggi. Non è la prima volta, infatti, che Rocco Papaleo ha la piacevolezza di affiancarsi a dei cantanti, facendone di loro anche degli abili attori. Menzionando Basilicata coast to coast (2010) si ricorda tra il cast, la presenza e l’interpretazione di Max Gazzè che al tempo ha ottenuto un risultato più che soddisfacente.

Non da meno, anche questa volta, la cantante Giorgia che prendendo parte al nuovo film, ha dato vita al personaggio di Olga. Quest’ultima, con la voce, un pianoforte e una diamonica scandisce una ritmica precisa, quasi come un’annunciazione salvifica per Orlando, il protagonista: “Nel giro armonico di DO qualsiasi nota si usi esce sempre una bellissima melodia. Spetta a noi scegliere la nota”. Una profonda parabola, che concilia il ritmo della musica con quello della quotidianità e della vita. 

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Annamaria Martinisi
Sono il risultato di un incastro perfetto tra la razionalità della Legge e la creatività del cinema e la letteratura. La mia seconda vita è iniziata dopo aver visto, per la prima volta, “Vertigo” di Hitchcock e dopo aver letto “Le avventure di Tom Sawyer” di Mark Twain. Mi nutro di conoscenza, tramite una costante curiosità verso qualunque cosa ed il miglior modo per condividerla con gli altri è la scrittura, l’unico strumento grazie al quale mi sento sempre nel posto giusto al momento giusto.

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