C’è una precisa sensazione che si prova nel dolore più profondo, quel richiudersi in se stessi, rifiutando il mondo attorno, facendosi piccoli piccoli, fino a restringersi. To shrink, in inglese, è il verbo che l’esprime, ma shrink è anche lo strizzacervelli, la persona che più di ogni altra può aiutare a combattere quella sensazione, uscirne e riprendere possesso del proprio spazio, della propria dimensione.
Cosa succede, però, quando è proprio quella persona a stare male? A perdersi e restringersi fino a non saper più affrontare la quotidianità? È ciò che racconta Shrinking, la serie originale Apple con Harrison Ford, Jason Siegel, Jessica Williams e Christa Miller.
Un amore così grande
Jimmy (Siegel) ha perso la moglie in un incidente stradale dopo una furiosa lite. Il lutto è talmente forte da impedirgli di vivere una vita normale per oltre un anno. Continua a vedere i pazienti, ma non ha più controllo su ciò che accade fuori dallo studio, preferisce non averlo. Così passa le notti tra prostitute e cocaina prima di precipitarsi a lavoro, lasciando alla figlia adolescente Alice (Lukita Maxwell) il peso di un doppio vuoto e di una perdita che i due elaborano separatamente, allontanandosi fino a estraniarsi. Di Alice si prende cura la vicina, ricca e ficcanaso, Liz (Christa Miller, la Jordan di Scrubs) insieme al marito Derek, mentre accanto a Jimmy ci sono sempre il Dottor Paul Rhodes (Ford), titolare dello studio, e la collega Gaby (Williams). E questi sono soltanto i primi 10 minuti.
Tutto cambia quando la routine di Jimmy è interrotta da Sean (Luke Tennis), un paziente inaspettato che grazie ai progressi della terapia dà una nuova speranza a Jimmy, fino a diventare un amico e, forse, uno strumento di salvezza.
Il lutto e soprattutto il percorso di cura della salute mentale sono chiaramente i due fili conduttori di tutti i 10 episodi che tuttavia non assumono mai un tono cupo o drammatico. Si potrebbe definire una commedia, per la struttura che tende a risoluzioni positive delle storyline, eppure Shrinking è una serie che si fa fatica a definire.
Racconta la vita, anzi tante vite diverse che incrociano quella di Jimmy, riuscendo a far sorridere anche di fronte al dolore e riuscendo a far gioire per ogni progresso psicologico dei personaggi, verso una versione più matura e consapevole a ogni episodio.
Jason Siegel nel ruolo molteplice di marito affranto e padre/amico assente ha la stessa dolcezza e stramberia del Marshall di How I Met Your Mother ma un’intensità decisamente maggiore. Basta uno sguardo perso dietro un pensiero o un sorriso, a volte, per immaginare tutta la tristezza del personaggio.
A volte questo peso è condiviso con il mentore, Paul, e con Gaby. A questo proposito Harrison Ford nel ruolo del Dr. Rhodes porta se stesso nella serie, la sua storia ed esperienza cinematografica, per la prima volta quest’anno al servizio di un’intera serie (l’altra e unica serie di Ford, uscita sempre quest’anno su Paramount+, è 1923). Gli basta davvero poco, a volte solo un primo piano, per colpire il pubblico, nonostante il suo personaggio sia burbero e scontroso, o forse proprio per questo, perché al di là della facciata è facile intravedere il grande affetto che nutre per tutti.
Un coro di personaggi
Ciò che rende Shrinking una bella serie è la capacità di far crescere progressivamente l’interesse del pubblico per ogni personaggio. Episodio dopo episodio si scopre qualcosa di più di ognuno, così anche chi sembrava in secondo piano diventa fondamentale alla fine.
È un intreccio di vite in cui ogni racconto conta, perché alla fine influisce sull’equilibrio totale della narrazione in cui l’unica vera protagonista è un’idea: imparare a guardarsi dentro e riconoscere i propri bisogni, le proprie ferite e le proprie paure è il primo passo per fare pace con il mondo.
Come finirà questo intreccio per Jimmy & Co., però, lo scopriremo meglio nella seconda stagione, già confermata da Apple.
Continuate a seguire FRAMED anche su Facebook e Instagram per altri consigli