TENET, Christopher Nolan, 2020 - CREDITS: IMDB.com

Se non avete ancora visto TENET (Nolan, 2020) c’è ben poco che posso anticiparvi, senza fare troppi spoiler. Se l’avete visto, sapete già che è stato detto di tutto su questo film, tanto da chiedervi adesso cosa potrò mai aggiungere io.

Vi rispondo subito: l’unica cosa che ogni singolo spettatore ha vissuto diversamente e cioè l’esperienza del ritorno in sala, fra paura ed emozione. Non so se la mia sensazione sia stata dettata dalle particolari circostanze, ma credo che TENET sia davvero il film perfetto per ritrovare il piacere del cinema.

Vi porto quindi di nuovo con me, nel mio cinema preferito, a un orario scomodissimo, come capita per ogni proiezione in lingua originale (sigh!). Ma non vale la pena (solo per la mia pigrizia), perdere la voce vellutata di John David Washington (identica a quella del padre Denzel) o l’accento inglesissimo di Robert Pattinson.

Una scena di TENET, Christopher Nolan (2020) - CREDITS: web
Una scena di TENET, Christopher Nolan (2020) – CREDITS: web

L’esperienza spettatoriale di TENET

La sala è praticamente deserta, quando si spengono le luci conto le persone e non siamo più di quindici. Se non fosse per la mascherina da tener su due ore e mezza, questo distanziamento sociale non mi disturberebbe nemmeno troppo. È come se fosse nato un nuovo rispetto per lo spazio che ci divide e che allo stesso tempo ci riunisce. Estranei, rivolti tutti con lo sguardo verso lo schermo, nell’attesa che le luci si spengano, per la prima volta dopo così tanto tempo.

Non ho mai smesso di guardare film in questi mesi, ma nell’ambiente casalingo la prima cosa che viene a mancare, dopo la condivisione dell’esperienza, è il suono. In sala si coglie immediatamente la complessità e la profondità del montaggio sonoro, tanto che TENET cattura la mia attenzione sin dall’inizio attraverso l’udito, prima che in ogni altro modo. Non si tratta solo della parte musicale, curata dal premio Oscar Ludwig Göransson. È proprio una cura maniacale per ogni rumore, per ogni respiro, in grado di cogliere e trasmettere sensazioni e stati d’animo. Sono già in un’altra dimensione. Il film mi ci ha trascinata subito.

La complessità della realizzazione non si limita solo a questo, naturalmente. Più va avanti e più TENET si rivela un’opera artigianale, in cui cioè si riconosce l’essenziale presenza umana, “analogica”, a cui forse non eravamo più abituati nei blockbuster. Nel prologo, per esempio, durante le scene all’Opera, si nota subito che le centinaia di comparse sono reali, o almeno la maggior parte che viene inquadrata. Sarebbe stato semplice moltiplicare un piccolo gruppo in CGI, ma Nolan ha voluto giocare in grande. E ha fatto bene, perché il risultato è una scena d’azione che lascia senza fiato, monumentale dal primo all’ultimo momento, compresa la (vera!) esplosione finale.

Un cinema artigianale

Si è parlato molto del Boeing, il grande aereo acquistato per essere distrutto in un’altra mirabolante scena nella prima metà del film. Anche in questo caso ponendo l’attenzione sul fatto che, appunto, è un film artigianale, con il minimo di effetti speciali digitali nella storia di Nolan stesso. Più che aneddoti fini a se stessi, tuttavia, queste sono informazioni vitali per comprendere il duro lavoro che è stato compiuto per arrivare alle scene. Prove su prove, con una sola possibilità di riuscita: se la scena non viene, si perde tutto.

John David Washington e Robert Pattinson in una scena di azione di TENET - CREDITS: IMDB.com
John David Washington e Robert Pattinson in una scena di azione di TENET – CREDITS: IMDB.com

Solo questo sarebbe già un ottimo motivo per guardare il film, al di là dei giochi mentali di Nolan che – si sa – sono la vera attrattiva per il grande pubblico. A questo proposito, l’idea di un tempo e di uno spazio palindromi è folle quanto accattivante. Nolan fa del suo meglio per costruire una sceneggiatura solida, ma l’aspetto più interessante, a mio parere, è che sceglie di non risolvere i grandi paradossi. Il film non torna, non nel senso che è incomprensibile ma nel senso che non è lineare e non segue le regole canoniche del racconto. Cause ed effetti si invertono, portando lo spettatore in un universo cognitivo irreale ma non per questo incredibile.

Una volta scesi a patti con questa struttura, senza porsi troppe domande che non avranno risposta a una prima visione, TENET è semplicemente un gran film. Un ottimo lavoro di fino, in cui ogni dettaglio concorre a creare un’opera massima, dal reparto tecnico a quello artistico, passando attraverso un incredibile cast. Oltre ai protagonisti, infatti, è doveroso almeno citare Kenneth Branagh, in un ruolo da villain che gli si addice particolarmente.

Continua a seguire FRAMED su Facebook e Instagram