The Batman
Jonathan Olley/™ & © DC Comics. ROBERT PATTINSON as Batman in Warner Bros. Pictures’ action adventure “THE BATMAN,” a Warner Bros. Pictures release. COPYRIGHT © 2021 Warner Bros. Entertainment Inc. All Rights Reserved.

Torna al cinema l’uomo pipistrello, in una nuova interpretazione diretta da Matt Reeves: The Batman è un film che riporta il difensore di Gotham al suo tormento più oscuro, scarnificandone i tratti eroici e lasciando che emerga l’inadeguatezza viscerale del sopravvivere al proprio passato.

Possiamo sfiorare il suo male più nero, come in una canzone di Kurt Cobain

Ogni Batman è figlio ed erede di un tempo storico che lo forgia e lascia che agisca indisturbato in una serie di lungometraggi molto diversi tra loro. Il Batman di Reeves, con il volto di Robert Pattinson, è fragile e sofferente, ha un’anima frammentata e una reale difficoltà a vivere nel mondo. Cosa lasciano gli altri “Batman” sulla sua pelle?

Courtesy of Warner Bros. Pictures/ ™ & © DC Comics. ROBERT PATTINSON in Warner Bros. Pictures’ action adventure “THE BATMAN,” a Warner Bros. Pictures release.
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Trascinatevi mentalmente nell’atmosfera che Todd Phillips aveva portato al cinema con Joker: la città corrotta, il realismo perturbante di una storia trasportata non solo dalle pagine del fumetto ma dalle strade che tutti i giorni percorrete. Tenete con voi pure un pezzetto delle ambientazioni dark di Tim Burton, che dagli edifici gotici si traslano in una dimora piena di fantasmi. Poi prendete la trilogia di Nolan e raschiate via quel senso posticcio e magniloquente di un action ridondante, grattate via da Bruce Wayne/Batman la spocchiosa voglia di rivalsa, l’allure da ricco figlio di papà, l’avvenenza misteriosa di un miliardario a tratti insopportabile: cosa vi resta?

Il grunge, ovvero quel sudiciume dilagante che infesta la città di Gotham e il cuore di Bruce, un Bruce violento e problematico, chiuso nel suo buco sotterraneo privo di comfort. Quel “grunge” si lamenta proprio con un brano scritto da Kurt Cobain, Something in the way, mentre la voce narrante del guardiano mascherato segue i profili della città, e descrive l’inesorabile morte del bene che le getta sopra un manto scuro.

Finalmente Batman può farsi male

Bruce, non ricchissimo come ce lo aspettiamo, ma prossimo ad una crisi finanziaria (come gli ricorda il fidato Alfred/Andy Serkis, più ex militare che maggiordomo) esce raramente alla luce del giorno, tanto da indossare occhiali scuri anche dentro casa. La sua vita è una sopravvivenza esasperata in cui fare il possibile per onorare la memoria di genitori filantropi dediti ad aiutare i meno fortunati, è l’antidoto al caos che gli attanaglia i pensieri.

Ma non è semplice trovare il modo giusto con quel groviglio di rabbia e risentimento che gli esplode nel petto. Così Reeves delinea un anti-eroe molto lontano dal concetto di perfezione: non finge scenograficamente di avere disturbi ai quali rimediare, ma è costantemente in bilico tra la voglia di proteggere il prossimo e quella di nascondersi e non avere più contatti umani. E cade spesso, in un assetto action dalla regia super dinamica. Si ferisce sul serio, prova un dolore che lo blocca emotivamente e fisicamente.

Le colpe dei padri (SPOILER)

La morte della coppia Martha e Thomas Wayne è un evento iconico per la nascita del personaggio di Batman, alter ego del figlio rimasto orfano da piccolissimo. Da sempre simbolo di purezza e giustizia, qui ne viene rivelato per la prima volta un passato intimo, da sempre nascosto anche a Bruce. In una realtà in cui la corruzione dilaga anche un padre da ammirare cede alla tentazione di salvaguardare l’incolumità della propria famiglia, e tale rivelazione umanizza maggiormente i tratti del difensore mascherato, portandolo allo stremo in una lotta interiore tra bene e male e, per la prima volta, alla comprensione del suo ruolo nella società.

Le colpe dei padri lasciano una lunga scia di risentimento e voglia di vendetta, e sono il motore delle azioni dei figli, nonché il meccanismo malato da correggere e non da annientare.

Qualcosa di nuovo

La visione di Reeves investe non solo il protagonista ma anche tutto ciò che lo circonda. È come se la carica distruttiva che bolle come un magma sotto alle strade esplodesse nelle reazioni di solitari individui alla ricerca di una rivalsa. Ciò che accomunava la solitudine condivisa dei personaggi di Batman Returns di Tim Burton qui diventa una sete distruttiva senza possibilità di ritorno. La reazione violenta è crudelmente sadica ed efferata, non esistono nemici ma solo un generale senso di irrecuperabile deriva.

Come la sua crush da volo mano nella mano sui tetti, anche Selina Kyle/Catwoman (Zoë Kravitz) si schiera contro qualcosa di tangibile, come la lista di privilegi di cui godono gli uomini (bianchi) contro cui vuole vendicarsi. Non è una novità che un tragico destino accomuni villain ed eroi nella narrazione di Batman, ma stavolta basta fissare gli occhi dell’Enigmista (Paul Dano) per sentire che quelle tenebre ci appartengono come non mai.

Jonathan Olley/™ & © DC Comics. ZOË KRAVITZ as Selina Kyle and ROBERT PATTINSON as Batman and in Warner Bros. Pictures’ action adventure “THE BATMAN,” a Warner Bros. Pictures release. COPYRIGHT © 2021 Warner Bros. Entertainment Inc. All Rights Reserved.

The Batman – In breve

The Batman di Matt Reeves è un thriller che scava nell’inferno di un personaggio intrinsecamente danneggiato e poco incline ad ostentare il suo status sotto alla maschera. Il merito della riuscita del film deriva da un’apertura analitica alla concretezza dei nostri tempi, ma anche dall’interpretazione di un Pattinson che ha meritevolmente superato la prova. Ritroverete la love story più problematica di sempre, e un mondo sull’orlo della catastrofe da comprendere attraverso gli occhi di chi è posto ai margini. Inoltre guardarlo al cinema è un’esperienza che consiglio, totalmente immersiva anche grazie alla colonna sonora del compositore premio Oscar Michael Giacchino. Che aspettate?

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Silvia Pezzopane
Ho una passione smodata per i film in grado di cambiare la mia prospettiva, oltre ad una laurea al DAMS e un’intermittente frequentazione dei set in veste di costumista. Mi piace stare nel mezzo perché la teoria non esclude la pratica, e il cinema nella sua interezza merita un’occasione per emozionarci. Per questo credo fermamente che non abbia senso dividersi tra Il Settimo Sigillo e Dirty Dancing: tutto è danza, tutto è movimento. Amo le commedie romantiche anni ’90, il filone Queer, la poetica della cinematografia tedesca negli anni del muro. Sono attratta dalle dinamiche di genere nella narrazione, dal conflitto interiore che diventa scontro per immagini, dalle nuove frontiere scientifiche applicate all'intrattenimento. È fondamentale mostrare, e scriverne, ogni giorno come fosse una battaglia.

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