Big Fish, Tim Burton. Columbia TriStar Films Italia
Big Fish, Tim Burton. Columbia TriStar Films Italia

Big Fish (Big Fish – Le storie di una vita incredibile) di Tim Burton compie 20 anni: parte di una seconda fase del lavoro del regista, il genio visionario di Edward mani di forbice e Il mistero di Sleepy Hollow, che si lascia alle spalle gli anni ’90 intraprendendo una serie di riletture e adattamenti iniziati con Planet of the Apes – Il pianeta delle scimmie, continua ad incantare un pubblico che lo ha fatto ormai suo, e a meravigliare chi lo guarda per la prima volta.

La biografia incontra il fantastico, l’utopia del successo si esprime al meglio tramite la narrazione per flashback, il film sarebbe dovuto uscire nelle sale statunitensi nel novembre del 2003, ma ci arrivò solo all’inizio dell’anno seguente (e dopo poco anche in quelle del resto del mondo).

Il romanzo originale e l’adattamento di Burton

Tratto dal romanzo Big Fish: A Novel of Mythic Proportions (1998) dell’autore Daniel Wallace, Big Fish è un adattamento fedele che costruisce uno scenario fatto di immagini ormai iconiche e personaggi frutto di proiezioni fantastiche, ma anche metafora e personificazione di disperata umanità portata al limite dell’incredibile, affetta da imperfezione e paura di sbagliare.

Il romanzo e il film vivono di vita propria, se il primo trae ispirazione dalle gesta di Ulisse per raccontare le imprese del protagonista Edward Bloom, il secondo si avvale di incursioni fiabesche, entrambi si concentrano sul tempo di Edward, che sta per finire, e sulla sua riconciliazione con il figlio Will, che non ha mai voluto credere alle storie di suo padre, ma che inizia a capirle davvero solo quando gli tende la mano, immaginando per lui un finale surreale, proprio come avrebbe voluto, partecipato e romantico, con tutte le “comparse” della sua esistenza, in un epilogo felliniano che finisce per sostituire ciò che veramente accade, un normale funerale, con abiti neri e volti tristi.

A prescindere dall’atmosfera onirica in cui il tempo delle proiezioni si dilata, in pochi ricordano il nucleo pulsante: l’incontro tra un padre che sta morendo e un figlio che sta diventando a sua volta genitore.

Big Fish, Tim Burton. Columbia TriStar Films Italia

Il cast (compreso il gigante caro a Marilyn Manson)

Forse non tutti sanno che nel cast compaiono volti noti ma anche future promesse del cinema che si fanno notare con un paio di battute.

Subito riconoscibile è il giovane Edward Bloom, interpretato da Ewan McGregor, l’Edward adulto invece è Albert Finney (scomparso il 7 febbraio del 2019), Poirot in Assassinio sull’Orient-Express (1974), recitò in Due per la strada (1967) con Audrey Hepburn e fu candidato cinque volte al Premio Oscar senza mai riceverlo.

Billy Crudup veste i panni di Will Bloom: sebbene Big Fish fosse già il tredicesimo lungometraggio in cui recitava, gli servì come trampolino di lancio per una carriera ricca che continua ancora oggi, sia per il cinema che per la serialità, Crudrup ha fatto parte del cast di The Morning Show e della recente serie comico-fantascientifica, targata Apple TV+, Hello Tomorrow!. Al suo fianco nel film, la moglie Josephine, interpretata da Marion Cotillard, qui al suo primo film in lingua inglese, con un ruolo piccolo eppure fondamentale, lei è l’anello di congiunzione tra padre e figlio.

Se la Sandra Bloom (moglie di Edward) da giovane ha il volto di Alison Marion Lohman, quella del presente è un’incredibile e romantica Jessica Lange, complice e compagna dell’uomo che racconta il loro incontro come un’irripetibile serie di coincidenze in cui il mondo si è fermato per un attimo per poi ricominciare vorticosamente a girare. L’attrice ha lavorato con Bob Fosse, Sydney Pollack, Martin Scorsese e molti altri, e da qualche anno ha stretto un sodalizio con Ryan Murphy, che l’ha scelta per tre stagioni di American Horror Story, Feud e The Politician.

Danny De Vito è il direttore del circo Amos Calloway, il suo aiutante clown è l’attore e stuntman Deep Roy, presente anche in Charlie and the Chocolate Factory (2005), sempre di Tim Burton, nel ruolo delle strane creature Umpa Lumpa. Ben due ruoli sono di Helena Bonham Carter, che è sia la strega di cui tutti i bambini hanno paura e che mostra ad ognuno il modo in cui morirà, sia Jenny, la bambina che Edward conosce a Spectre e che da adulta si innamora perdutamente di lui.

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Steve Buscemi è il poeta di Spectre, Norther Winslow, Missi Pyle è Mildred, anche lei cittadina di Spectre e nuovamente in un film di Burton nel 2005 con Charlie and the Chocolate Factory.

Il ragazzo che Sandra deve sposare, Don Price, con cui Edward si scontrerà, è interpretato da David Denman, attore che identifichiamo subito come “l’uomo sbagliato da sposare”, questo perché è anche il fidanzato di Pam in The Office prima che lei capisca di essere destinata a stare con Jim.

E infine il gigante con cui Edward lascia inizialmente la città natale, Karl, è Matthew McGrory (scomparso purtroppo solo un anno dopo l’uscita del film). Recitò in vari film e partecipa anche ad un paio di episodi di Charmed, rimase però iconico in alcuni videoclip musicali, tra questi Coma White di Marilyn Manson. Sebbene McGrory fosse alto 229 cm, per le scene in cui compare venne utilizzata una “prospettiva forzata”, una tecnica che si avvale dell’illusione ottica.

L’autore del romanzo, Daniel Wallace, fa una breve apparizione nel ruolo di un professore di Sandra al college.

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Questione di padri

Big Fish doveva essere inizialmente diretto da Steven Spielberg, in seguito da Stephen Daldry. Quando venne proposto però a Tim Burton il regista stava vivendo un momento molto particolare che influì sulla scelta e sulla resa così sentita del progetto. Suo padre morì nell’ottobre del 2000, sua madre nel marzo 2002, queste perdite sono decisive per la poetica che Big Fish esprime, e per la sensibilità che continua a commuovere lo spettatore, nonostante gli scenari onirici e i personaggi sopra le righe.

Lo stesso vale per lo sceneggiatore John August, che lesse il manoscritto del libro ancor prima della pubblicazione e subito dopo aver perso suo padre: convinse la Columbia Pictures ad acquisire i diritti cinematografici.

Il rapporto tra fantasia e realtà è la cifra stilistica che utilizza il regista per parlare dell’ambizione di un uomo con la grande passione del racconto, che ha sempre cercato di trasmettere le sue gesta come memorabili nonostante l’incredulità del figlio. Quelle che suonavano come bugie erano favole intrise di luoghi, persone, eventi, vissuti davvero.

La fantasia serve infine a Will per dire addio a suo padre, e a Tim Burton per allineare le gesta di un uomo apparentemente comune al suo mondo di incubi, desideri, creature sovrannaturali.

Qualche altra curiosità

La colonna sonora di Danny Elfman venne candidata agli Oscar senza vincere la statuetta, lo stesso fu per i Golden Globe, il film ricevette quattro candidature senza aggiudicarsi premi. Il cantante dei Pearl Jam Eddie Vedder scrisse Man of the Hour dopo aver visto una prima copia del film, anche la sua canzone ricevette un paio di candidature senza vincere però alcun premio.

Il film è stato girato quasi interamente in Alabama, le scene per la città di Spectre sono state girate su un set personalizzato (realizzato dal designer Dennis Gassner) situato sull’isola del lago Jackson tra Montgomery e Millbrook, in Alabama. Il set è ancora visitabile, La “casa della strega” è ancora in piedi, lo stesso vale per la chiesa dove si celebra il funerale di Edward, la Pine Flat Presbyterian Church, e la casa di Edward e sua moglie.

I costumi di Big Fish sono realizzati dalla costumista Colleen Atwood, quattro volte Premio Oscar, che ha lavorato con Burton anche in Edward Scissorhands, Ed Wood, Mars Attacks!, Sleepy Hollow, Planet of the Apes, Sweeney Todd: The Demon Barber of Fleet Street, Alice in Wonderland, Dark Shadows, Big Eyes, Miss Peregrine’s Home for Peculiar Children, Dumbo e che collaborerà con il regista a Beetlejuice 2.

Big Fish, nella narrazione, si allinea a vari elementi del sottogenere Southern Gothic, che comprendono l’inserimento di personaggi eccentrici, senso di decadimento, situazioni grottesche e stranezze. Anche la scrittrice Harper Lee rientra con le sue opere in questa classificazione, lo stesso vale per la serie TV True Detective.

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Silvia Pezzopane
Ho una passione smodata per i film in grado di cambiare la mia prospettiva, oltre ad una laurea al DAMS e un’intermittente frequentazione dei set in veste di costumista. Mi piace stare nel mezzo perché la teoria non esclude la pratica, e il cinema nella sua interezza merita un’occasione per emozionarci. Per questo credo fermamente che non abbia senso dividersi tra Il Settimo Sigillo e Dirty Dancing: tutto è danza, tutto è movimento. Amo le commedie romantiche anni ’90, il filone Queer, la poetica della cinematografia tedesca negli anni del muro. Sono attratta dalle dinamiche di genere nella narrazione, dal conflitto interiore che diventa scontro per immagini, dalle nuove frontiere scientifiche applicate all'intrattenimento. È fondamentale mostrare, e scriverne, ogni giorno come fosse una battaglia.

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