Edipo re, Una favola nera. Foto di Lorenzo Palmieri.
Edipo re, Una favola nera. Foto di Lorenzo Palmieri.

Edipo re, Una favola nera si terrà dal 15 marzo al 14 aprile all’Elfo Puccini di Milano. È uno spettacolo di Ferdinando Bruni e Francesco Frongia. Gli attori principali sono Edoardo Barone, Ferdinando Bruni, Mauro Lamantia e Valentino Mannias (nel ruolo di Edipo). I costumi sono di Antonio Marras, e li potrete ammirare nel foyer del teatro con l’esposizione intitolata Vestire il Mito, in cui è possibile osservare le bozze e i disegni preparatori dello stilista.

La trama

La storia narra di Edipo, figlio di Laio (re di Tebe) e di Giocasta. L’oracolo di Delfi rivela a Laio che il figlio avuto da Giocasta, divenuto grande, lo ucciderà. Laio allora consegnerà Edipo a un pastore perché lo abbandoni sulla vetta del monte Citerone.

Edipo è stato trovato e cresciuto da Polibo, re di Corinto, e da sua moglie Peribea. Divenuto adolescente, Edipo viene a sapere da un ospite della casa che lui non è l’erede al trono. Si rivolgerà quindi all’oracolo di Delfi e questi gli comunica che ucciderà suo padre e sposerà sua madre.

Un empio destino lo attende, riuscirà a sfuggirgli? Edipo si rifiuterà di vedere la verità, sarà Tiresia, l’indovino cieco, a rivelargli che se vuole sradicare l’impurità dalla sua città, dovrà cercarla in sé stesso.

L’opera appartiene al famoso drammaturgo Sofocle, fu proprio il poeta a dire “Molte sono le cose mirabili, ma nessuna è più mirabile dell’uomo”. Sofocle è infatti famoso per l’approfondita psicologia dei personaggi, indaga e affronta le colpe e le virtù degli uomini che, spesso, si rivoltano contro di loro, in un mondo che è spesso ingiusto, governato da forze inevitabili che travolgono i suoi protagonisti.

Il suo più grande contributo è aver dato umanità ai personaggi: i suoi eroi non sono perfetti, anzi, sbagliano e pagano le conseguenze delle proprie azioni. Così è la storia di Edipo, il cui destino è già stato deciso: è colpa dell’uomo oppure è colpa del destino? Che ruolo hanno gli uomini negli eventi che travolgono la loro vita? Lo spettacolo riflette su questi temi, facendovi immergere in un mondo oscuro, ricco della suggestione e della magia del mondo antico che, in realtà, ci coinvolge tutt’oggi.

Lo spettacolo “oscuro

Lo spettacolo inizia sulle note di Nick Cave, con il Coro (elemento fondamentale del teatro greco) formato da Edoardo Barbone, Ferdinando Bruni e Mauro Lamantia, in quella che risuona come una canzone suggestiva e oscura, proprio come sarà gran parte dello spettacolo. Sulla parete in legno sullo sfondo c’è uno schermo su cui vengono proiettate luci e immagini (i suoni e le luci sono curati da Giuseppe Marzoli e Nando Frigerio). L’effetto risulterà particolarmente affascinante quando appariranno il defunto Laio e le immagini della pestilenza che investirà la città di Edipo.

Sia le luci che la musica (da Nick Cave fino ai Talking Heads) si adattano allo spettacolo di Edipo Re, Una favola nera, che approfondisce alcuni degli interrogativi più antichi e fondamentali dell’essere umano.

Edipo re, Una favola nera. Foto di Lorenzo Palmieri.

La scenografia e i costumi

La scenografia comprende un palco occupato da sabbia fine in primo piano, questa verrà spesso smossa creando un effetto scenico di polvere e foschia. Dietro, vi è una piattaforma in legno con una sorta di “parete” caratterizzata da segmenti di stoffa che si sollevano e da cui usciranno, di volta in volta, i vari personaggi.

Via via entreranno in scena elementi scenografici dall’alto, come i grandi vestiti di Marras del Re e della Regina, uno dei momenti più coinvolgenti dello spettacolo.

I costumi di Marras sono essi stessi elementi fondamentali di tutta la scenografia: dai colossali abiti di Giocasta ed Edipo a quelli del coro. Bellissimo è il costume della Sfinge (interpretata da Ferdinando Bruni), caratterizzato da una particolare maschera e da un insieme di rami di legno sulla schiena.

Edipo re, Una favola nera. Foto di Lorenzo Palmieri.

La recitazione in Edipo Re, Una favola nera

Il cast è tutto al maschile, tale scelta si allontana da ogni realismo per far avvicinare lo spettatore ad una dimensione onirica, quasi sciamanica, in grado di esplorare l’inconscio. Gli attori aderiscono totalmente ai loro ruoli, una menzione d’onore a Ferdinando Bruni per la grande capacità vocale durante l’enigma della Sfinge (una delle scene di certo più intense), ma non solo. Anche Edoardo Barbone, nel ruolo di narratore, occupa con disinvoltura il palco, e sfrutta la sua voce in modo da rendersi quasi somigliante ad un vero e proprio spirito dell’inconscio. Valentino Mannias è un grande Edipo, in grado di far emergere il conflitto interiore del personaggio in scene intense di drammaticità.

Edipo re, Una favola nera. Foto di Lorenzo Palmieri.

Per concludere, vi lasciamo con le parole rilasciate dal teatro Elfo Puccini:

“A causare la tragedia dell’eroe non sono pigrizia e stupidità, ma il coraggio e il senso di giustizia che lo animano. E’ da questa contraddizione che inevitabilmente scaturisce l’ironia urticante di questa storia. […] Per la sua straordinaria potenza metaforica. Ogni cosa nel mondo è metafora. Attraverso questo dispositivo chiamato metafora, diventiamo partecipi dell’ironia della sorte e, grazie a questo, la nostra comprensione del tragico si fa più profonda e più grande.”

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Qui il sito ufficiale del teatro per acquistare i biglietti.

Giulia Arcoraci
Nata a Milano il 05/05/1997, laureata in Scienze dei beni culturali e ora studentessa della magistrale in scienze storiche all’Università di Pavia. Il museo è la mia seconda casa, mastico cultura da quando sono bambina. In particolare sono appassionata di arte (principalmente arti extraeuropee), storia, videogiochi e anche un po’ di cinema. Cerco di vivere al meglio la vita culturale di Milano, senza perdermi mostre d’arte o altri eventi. Credo nell’importanza della storia come memoria, un continuo monito a non ripetere gli errori del passato, oggi spesso sottovalutata, mi occuperò di mantenerla viva attraverso la scrittura. Dai miei lavori potrete aspettarvi professionalità, qualche strambo aneddoto storico e, perché no, tante mostre d’arte!