I ruoli di Emma Corrin prima di The Crown si potrebbero contare su una sola mano. Eppure la sua interpretazione di una giovanissima Diana Spencer rimarrà nella storia. La più verosimile vista fino a ora, probabilmente. Tanto coinvolgente e stupefacente da far sorgere, solo adesso dopo quattro stagioni, la richiesta di un disclaimer tra fantasia e realtà da parte delle istituzioni britanniche. Per inciso, nessuno ha mai avuto dubbi sul fatto che le vicende di The Crown siano romanzate. Anzi, probabilmente, chiunque si sia appassionato alla serie ha contemporaneamente passato le serate tra Netflix e Google, per confrontare i fatti.
La storia di Diana, però, si sa, è controversa, legata a un alone di mistero e di complotti più o meno credibili. Voci di palazzo dicono che nessun membro della famiglia reale abbia particolarmente apprezzato il ritratto che se ne fa nella serie di Peter Morgan. L’arco di tempo considerato va dal 1979, perciò dal primo incontro fra Carlo e Diana, fino alle prime avvisaglie della separazione. Nel ’79 Diana era adolescente e, come tale, viene rappresentata: ingenua e immatura, totalmente inconsapevole della complessità del mondo in cui si stava inserendo.
Le critiche più feroci riguardano ovviamente la rappresentazione della vita di Diana a porte chiuse, di cui è chiaro che possiamo sapere poco o nulla. Eppure, niente di quello che ho visto in queste dieci puntate mi è risultato nuovo o inedito. Era già stato detto tutto da Andrew Morton e poi da Tom Jennings. Rispettivamente nella biografia Diana: la sua vera storia e nel documentario Lady D: le verità nascoste. Quest’ultimo disponibile sia su Netflix sia su Disney Plus. Era stata Diana Spencer stessa, nei primi anni Novanta, a confessare i suoi stati d’animo indirettamente a Andrew Morton, attraverso delle interviste segrete. Bulimia compresa. Se i racconti fossero frutto del suo malessere o del tutto infondati, poco importa in questo caso. La fonte, attendibile o meno, era proprio Diana e questo basta a trasformare quelle parole in un personaggio perfetto, almeno per The Crown.
La Principessa del Galles che sconvolge l’UK
Emma Corrin fa il suo debutto in costume, nell’atrio della grande casa di famiglia, buffamente vestita per una recita scolastica. Sogno di una notte di mezza estate. A metà tra un folletto e una fata, è contemporaneamente infantile e affascinante. L’apparente docilità e, soprattutto, la comune passione per Shakespeare sembra far scattare la scintilla tra Diana e Carlo. E se questo è certamente un episodio di fantasia, molti altri anche meno credibili sono invece accaduti sul serio. Inaspettatamente Diana era amante della performance, del palco, e quel balletto sulle note di Uptown Girl (Billy Joel) all’Opera di Londra lo fece davvero, per esempio.
Proprio la performance – ossia l’insieme di corpo, movimento e fisicità – è l’elemento chiave del riuscitissimo lavoro di interpretazione da parte di Emma Corrin. Lo si nota innanzitutto nello sguardo, nell’intenzionalità dell’espressione, che racchiude tutto l’enigma della Principessa del Galles. Diana aveva uno sguardo contemporaneamente spaesato e ferino, di fatto impenetrabile. A volte sembrava la persona più indifesa del mondo, a volte la più furba, uno degli sguardi più belli e “cinematografici” mai esistiti: un personaggio che riserva sempre il colpo di scena.
Emma Corrin si accorda perfettamente sulla nota di Diana, non solo coglie quella contraddizione interna ma la esprime al massimo, senza strafare. Quella testa un po’ inclinata e lo sguardo di traverso, di chi sembra aver in testa molti più pensieri di quelli che esprime, danno semplicemente i brividi.
Ugualmente sbalorditiva è la sua silhouette, a partire dallo splendido lavoro fatto sulle parrucche: finalmente perfette. Quando Emma Corrin cammina per le strade di Londra, con la borsa sottobraccio e accerchiata dai paparazzi, sembra quasi di rivedere le immagini di repertorio dei primi mesi di fidanzamento. Per non parlare di quando danza, nel favoloso abito azzurro, insieme a Carlo (Episodio 6). C’è qui un momento, in controluce, in cui ho messo più volte in pausa perché semplicemente non riuscivo a credere ai miei occhi. Eccolo, nell’immagine sotto.
Ritratto della Principessa dei Cuori
Proprio a causa della figura di Diana, la quarta stagione di The Crown si colloca fuori dal tracciato segnato dalle altre. Le precedenti avevano per lo più creato empatia e avvicinamento nei confronti della monarchia britannica, anche nei meno appassionati alla soap opera reale. L’inserimento di un personaggio controverso e di un decennio controverso (parleremo anche di Margaret Thatcher e del resto della stagione prossimamente) crea naturalmente reazioni controverse. Quello che non si può negare, comunque, è che la Principessa del Galles fu un’improvvisa ventata di novità e modernità nella Corona.
Questa stagione si focalizza soprattutto sull’aspetto personale e intimo di una figura così a lungo sfruttata pubblicamente. Cerca di creare una narrazione alternativa e ugualmente avvincente. E lascia forse alla prossima, la quinta, il compito di raccontare il lato impegnato di Lady D. Anche da un punto di vista cronologico, qui vediamo al massimo il momento in cui colpisce l’opinione pubblica per la vicinanza ai malati, allora tremendamente stigmatizzati, di AIDS. Saranno gli ultimi anni della sua vita, però, quelli del vero attivismo sociale.
Il ritratto di Emma Corrin è invece un ritratto personale e inedito ai più. Il ritratto di una donna ancora immatura, costretta a crescere in fretta. E alla ricerca così disperata di amore coniugale da dispensarne poi, di contrappasso, a tutto il mondo in sua adorazione. È un ritratto complesso, in realtà, di un personaggio che non si riesce ad amare fino in fondo, ma per cui si prova vicinanza e compassione immediata.
Riportiamo qui un video dal canale YouTube di Netflix, dedicato interamente a Emma Corrin e alla costruzione del suo personaggio.
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