Komorebi di Giorgia Mazzucato
Komorebi di Giorgia Mazzucato

Komorebi. Un libro queer è il libro tratto dall’omonimo spettacolo di Giorgia Mazzucato, ed edito dalla casa editrice People, che accompagna chi legge tra le tappe di un percorso di vita da persona queer. Komorebi è una parola giapponese che significa “la luce del sole che filtra tra le foglie degli alberi”, ed è l’immagine che poeticamente si fa metafora di ciò che sta accadendo per i diritti della comunità LGBTQIA+.

Il libro nasce dall’urgenza di condividere la propria vita, e dal desiderio che tale condivisione possa essere un dono per chi sta lottando, o semplicemente per chi ha bisogno di leggere queste parole. Ho avuto il piacere di fare qualche domanda a Giorgia Mazzucato a proposito del suo lavoro e della rappresentazione LGBTQIA+.

Komorebi è un concetto che concede a lettori e lettrici la possibilità di riconsiderare determinate “urgenze” da un punto di vista “sensibile”, a chi volevi rivolgerti con lo spettacolo prima, e poi con il tuo libro?

Di certo non credo che Komorebi possa far cambiare idea ai fascio-omobitransfobici, dunque le mie parole non sono rivolte a loro (sarebbe uno spreco di forze e tempo). Con il mio spettacolo e il mio libro provo, invece, a parlare a chi sta in quella “terra di mezzo”, a chi crede di essere alleatə, ma inconsapevolmente, non considerando il proprio privilegio, contribuisce ad alimentare la discriminazione verso le cosiddette minoranze.

Ovviamente poi, le mie parole sono per tutte le persone della comunità queer, per dire loro che non siamo sole e che non siamo noi quelle sbagliate. Insomma, parole che avrei voluto sentire e leggere io quando mi sentivo smarrita.

Ci sono dei testi, film o serie TV in particolare che ti hanno ispirato prima di scriverlo? Quali sono state le serie TV (o film) che ti hanno convinto in ambito di rappresentazione LGBTQIA+?

Tra le tante cose che ho letto e visto negli anni, che mi hanno aiutato a dare una forma ai pensieri te ne cito tre: Nanette, spettacolo stand up di Hannah Gadsby, e due serie tv Brooklyn Nine-Nine e Pose. La rappresentazione cambia le vite. Vedersi e rivedersi nei racconti in TV ti permette di sentirti reale e compresa.

Che cosa hai provato nel vedere nero su bianco la situazione politica italiana e le enormi limitazioni in fatto di diritti civili?

Paura, dolore, ma non stupore. Nei mesi precedenti alle elezioni, io nel mio piccolo, insieme a molte altre attiviste transfemministe intersezionali (l’unico transfemminismo possibile!) abbiamo continuato a ripetere come fossero pericolose le intenzioni dell’estrema destra che era probabile salisse al governo.

Moltə ci hanno snobbato pensando fossimo esageratə, ma ora sono quellə che si indignano per i 5000 euro chiesti alle persone migranti per non essere rinchiuse nei cpr (centri di permanenza per il rimpatrio) , per la cancellazione delle famiglie arcobaleno (la Circolare Piantedosi), per le proposte di leggi antiabortiste, e molto altro. Ora che le intenzioni di questa estrema destra sono alla luce del sole, non ci sono più scusanti per nessunə: è il tempo di rimboccarsi le maniche, comprendere la realtà e non lasciare più nessunə indietro.

Quali sono i tuoi prossimi progetti?

Voglio continuare ad accompagnare Komorebi per teatri e librerie, sperando possa fare più strada possibile incontrando quante più persone possibili. Poi il podcast della mia compagna e mio, Conversazioni di coppia sul mondo che scoppia, ha avuto più seguito del previsto, dunque vorrei provare a dargli il giusto spazio di crescita. In ultimo, sto rimettendo mano ad un progetto teatrale che avevo abbandonato e dovrebbe debuttare tra qualche mese.

Qui puoi leggere qualcosa a proposito delle serie TV menzionate da Giorgia Mazzucato: Brooklyn Nine-Nine e Pose. Continua a seguire FRAMED anche su Instagram Telegram.

Silvia Pezzopane
Ho una passione smodata per i film in grado di cambiare la mia prospettiva, oltre ad una laurea al DAMS e un’intermittente frequentazione dei set in veste di costumista. Mi piace stare nel mezzo perché la teoria non esclude la pratica, e il cinema nella sua interezza merita un’occasione per emozionarci. Per questo credo fermamente che non abbia senso dividersi tra Il Settimo Sigillo e Dirty Dancing: tutto è danza, tutto è movimento. Amo le commedie romantiche anni ’90, il filone Queer, la poetica della cinematografia tedesca negli anni del muro. Sono attratta dalle dinamiche di genere nella narrazione, dal conflitto interiore che diventa scontro per immagini, dalle nuove frontiere scientifiche applicate all'intrattenimento. È fondamentale mostrare, e scriverne, ogni giorno come fosse una battaglia.

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