Iperuranio

La filosofia non serve a nulla, è vero. Tranne che a permetterci di vivere. 

E bastano 7 minuti a dimostrarlo. I 7 minuti del cortometraggio, Iperuranio. L’ipermarket delle idee di Pietro Traversa.

Una storia che non ha niente  a che fare con astrusi e polverosi trattati, né con magniloquenti aule accademiche: siamo dentro un comune market, un bangla-market per la precisione, uno qualunque di quelle migliaia che si trovano nelle nostre città. E in esso avviene una cosa altrettanto comune, una rapina. 

Eppure ciò che viene messo in scena è tutt’altro che comune. Forse proprio perché interviene la filosofia, quella platonica in particolare: e allora tutto si stravolge. La realtà si lascia convincere dalle idee e le idee convincono i protagonisti che a loro volta, convivono con noi spettatori, lasciandoci sulle labbra un ironico sorriso.

iperuranio
Poster di Iperuranio. L’ipermarket delle idee

C’è una scuola di pensiero da qualche tempo a questa parte che parla di “pratica filosofica”. È l’idea semplice che ogni concetto filosofico sia il tentativo di un filosofo di risolvere un bisogno concreto della propria vita. Forse perché, strano a crederlo, anche il filosofo è un essere umano come qualunque altro. E allora questa idea semplice crede che ogni concetto filosofico possa essere utilizzato per risolvere anche i  problemi quotidiani di ognuno di noi. Visto che, alla fine dei conti, i problemi delle esistenze umane sono sempre gli stessi.

Anche quelli più impellenti e concreti. Come affrontare una rapina, per esempio.

Un’estremizzazione, certo. E infatti Iperuranio è un gioco ironico di ottimo cinema. Ma il cinema, dopotutto, non pretende di essere reale?

Dove trovare Iperuranio

Finalmente, dopo ben 2 anni in giro per festival a raccogliere premi – “Best Italian film”, “Best poor film” e “Best Absurd” all’Assurdo Film Festival, “Best Screenplay” al Video Hackers Film Festival,  “Miglior duo” al Varese International Film Festival, “Special Jury Mention” a Sguardi – European Independent Short Film Night 2020 – Iperuranio. L’ipermarket delle idee diventa visibile a tutti grazie alla piattaforma gratuita Omeleto, esattamente al link di YouTube qui di seguito

E ora, se pensate che la filosofia non serva a nulla, almeno potrete sorriderne. E vi accorgerete che, forse, a qualcosa invece serve, perché sorridere è uno degli strumenti più utili che abbiamo per vivere. 

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Alessio Tommasoli
Chiamatemi pure trentenne, giovane adulto, o millennial, se preferite. L'importante è che mi consideriate parte di una generazione di irriverenti, che dopo gli Oasis ha scoperto i Radiohead, di pigri, che dopo il Grande Lebowsky ha amato Non è un paese per vecchi. Ritenetemi pure parte di quella generazione che ha toccato per la prima volta la musica con gli 883, ma sappiate che ha anche pianto la morte di Battisti, De André, Gaber, Daniele, Dalla. Una generazione di irresponsabili e disillusi, cui è stato insegnato a sognare e che ha dovuto imparare da sé a sopportare il dolore dei sogni spezzati. Una generazione che, tuttavia, non può arrendersi, perché ancora non ha nulla, se non la forza più grande: saper ridere, di se stessa e del mondo assurdo in cui è gettata. Consideratemi un filosofo - nel senso prosaico del termine, dottore di ricerca e professore – che, immerso in questa generazione, cerca da sempre la via pratica del filosofare per prolungare ostinatamente quella risata, e non ha trovato di meglio che il cinema, la musica, l'arte per farlo. Forse perché, in realtà, non esiste niente, davvero niente  di meglio.

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