Boxing Helena (1993), diretto da Jennifer Lynch. Main Line Pictures
Boxing Helena (1993), diretto da Jennifer Lynch. Main Line Pictures

Da un diario rivelatore alla carriera da regista: Jennifer Lynch

Chi è Jennifer Lynch? Impossibile non riconoscere quel cognome, Jennifer è la figlia di David Lynch, nata il 7 aprile del 1968 e già da piccolissima fiondata nel cinematografico mondo perturbante scolpito da suo padre. Dopo aver trascorso l’adolescenza nell’ambito della produzione, sempre per i film del genitore, Jennifer scrive nel 1990 un diario difficile da dimenticare: Il diario segreto di Laura Palmer.

La sua passione per il cinema non si è però fermata lì: ha diretto quattro lungometraggi e trovate il suo nome in tantissima serialità, anche quella più inaspettata (come Gossip Girl). Quasi divincolandosi con eleganza dall’incombenza di un padre geniale, la regista continua a firmare direzioni e collaborazioni degne di note, tutte da scoprire, rimanendo sempre tra luci e ombre di un successo mai totalmente legittimato.

Jennifer Chambers Lynch at Frightfest 2012 3” by 7D WyldR su licenza CC BY-NC 2.0.

Avere 3 anni sul set di Eraserhead

Jennifer Lynch ebbe un esordio cinematografico tutt’altro che comune: a tre anni apparve in Eraserhead (1977), anche se purtroppo la scena fu tagliata in fase di montaggio e non compare nella versione finale, sicuramente è indelebile nella memoria di una donna letteralmente cresciuta sul set. Nel 1986 lavorò alla produzione di Velluto blu (Blue Velvet) e poi, qualche anno dopo, con il celebre diario riportò in vita Laura Palmer, personaggio della serie ideata da suo padre e Mark Frost, Twin Peaks (I segreti di Twin Peaks).

Per scriverlo l’autrice ha attinto da sensazioni personali, traslando nelle pagine firmate da Laura, ovviamente riportandole in uno scenario allucinato e onirico, le sue paure e aspirazioni. (Per saperne di più qui un’intervista che Jennifer Lynch ha rilasciato per Vice nel 2012).

Il cinema di Jennifer Lynch

Queste esperienze si riversano nei suoi primi lavori. Nel 1993 esce il suo primo lungometraggio, Boxing Helena, un thriller dalle sfumature horror con l’attrice Sherilyn Fenn (famosa proprio per Twin Peaks). Dopo un percorso travagliato dovuto a dei cambi di rotta in merito alla protagonista, il film debutta al Sundance Film Festival e riceve una risposta positiva dalla critica ma non al botteghino, dove ha scarsissimo successo. Colpa forse del ritmo più lento del previsto, o della storia che vede un dramma psicologico e al tempo stesso sessuale in cui una donna subisce tragiche mutilazioni da parte di un chirurgo ossessionato da lei.

Il film portò l’autrice ad essere accusata di misoginia, creando un caso da cui ne uscì distrutta, soprattutto perché il suo intento era tutt’altro. SPOILER: tutto quello che accade è un sogno della protagonista femminile, che solo alla fine si risveglia in ospedale dopo un incidente. Nonostante questo Boxing Helena venne fagocitato dalla cultura pop e troviamo dei riferimenti al film in serie come Gilmore Girls e The Nanny.

Boxing Helena. illustrazione di Cristiano Baricelli

A quindici anni dal suo esordio, Jennifer Lynch realizza nel 2008 Surveillance, un thriller con Bill Pullman (altro attore “preso” dalla collezione del padre David) e presentato fuori concorso al festival di Cannes. Anche qui opinioni contrastanti: in molti lo considerano un film tagliente con interessanti espedienti registici, non a caso vinse il primo premio al Sitges Film Festival di quell’anno, ma non tutto il pubblico l’apprezzò. Fatto sta che con Surveillance Jennifer Lynch è stata la prima donna a vincere il premio come Miglior Regista al New York City Horror Film Festival.

Continuando sulla scia horror nel 2010 firma Hisss (Nagin: The Snake Woman), con una storia degna di uno dei migliori numeri di Dylan Dog. Accusato però di essere “grottesco”, soprattutto nella rappresentazione delle scene più violente e intriso di estetica Bollywood, è forse il suo flop più tragico.

Chained è l’ultimo (per ora) lungometraggio della regista. Uscito nel 2012, è un horror psicologico basato su una sceneggiatura di Damian O’Donnell.

La rinascita con la serialità

Basta fare attenzione e il nome di Jennifer Lynch comparirà in tantissimi titoli di coda di serie TV che non vi sareste aspettati. Inizia il suo rapporto con la serialità televisiva nel 2012, girando qualche episodio di Psych, poi proseguirà, tra le altre cose, con Teen Wolf e The Walking Dead.

Recentemente la regista ha preso parte a due progetti ideati entrambi da Ryan Murphy, The Watcher (firmando la regia di due episodi) e Dahmer – Monster: The Jeffrey Dahmer Story (con quattro episodi). Non è la prima volta che si trova a collaborare con Murphy, nel 2020 aveva girato infatti un episodio di Ratched e qualche puntata di American Horror Story.

La regista non lavora solo per storie tenebrose e indissolubilmente legate al suo background, infatti partecipa anche a prodotti appartenenti al gigantesco mondo Marvel, tra questi Jessica Jones, Agents of S.H.I.E.L.D. e Daredevil. Recentemente ha lavorato inoltre al sequel di Gossip Girl.

Il futuro di Jennifer Lynch

Un’eredità come quella di David Lynch è difficile da accantonare, ancor più difficile è slegarsi da un immaginario ben definito ma non ancora espresso in una rilettura personale nel cinema. Sembra quasi che la carriera di Jennifer Lynch riesca a splendere in cose in cui il suo nome appare senza troppo rumore, nei titoli di coda. In attesa però di un nuovo film che possa essere una consacrazione horror della mente dell’autrice, iniziate a fare attenzione alle serie TV che guardate, alcune delle puntate più belle sono proprio opera di quella bambina cresciuta tra videocamere e mostri.

Continuate a seguire FRAMED! Siamo anche su Instagram Telegram. L’illustrazione originale è di Cristiano Baricelli, che ringraziamo. Qui il suo sito ufficiale.

Silvia Pezzopane
Ho una passione smodata per i film in grado di cambiare la mia prospettiva, oltre ad una laurea al DAMS e un’intermittente frequentazione dei set in veste di costumista. Mi piace stare nel mezzo perché la teoria non esclude la pratica, e il cinema nella sua interezza merita un’occasione per emozionarci. Per questo credo fermamente che non abbia senso dividersi tra Il Settimo Sigillo e Dirty Dancing: tutto è danza, tutto è movimento. Amo le commedie romantiche anni ’90, il filone Queer, la poetica della cinematografia tedesca negli anni del muro. Sono attratta dalle dinamiche di genere nella narrazione, dal conflitto interiore che diventa scontro per immagini, dalle nuove frontiere scientifiche applicate all'intrattenimento. È fondamentale mostrare, e scriverne, ogni giorno come fosse una battaglia.

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