L'appuntamento. Teodora Film
L'appuntamento. Teodora Film

L’appuntamento (The Happiest Man in the World), in selezione ufficiale all’edizione 2022 della Mostra del Cinema di Venezia, segna il ritorno della regista Teona Strugar Mitevska. Muovendosi su un costante ritmo sussultorio, il film inizia con un incontro, che porterà ad un esito molto diverso da quello previsto, e sgretolerà le certezze, nel bene e nel male, dei due protagonisti, capitati l’una di fronte all’altro non per caso.

Speed date

Asja (Jelena Kordić Kuret) è una donna single di più di quarant’anni che si iscrive ad un particolare incontro di speed date. Uomini e donne alla ricerca di un compagno, ma anche di sporadica compagnia, si siedono di fronte a sconosciuti e rispondono ad una serie di domande per capire se chi hanno di fronte è la persona “giusta”. In uno stanzone, ognuno con la sua spilletta e un camice rosa su cui esibirla, iniziano dal loro colore preferito per arrivare a parlare di sesso, religione, rapporti passati.

La controparte di Asja è Zoran (Adnan Omerović), da subito nervoso, inquieto, arrivato in ritardo e con pochissima voglia di rispondere a quelle domande apparentemente superficiali. Inizialmente propositiva la donna inizia a trovare strano e irritante l’atteggiamento dell’uomo, evidente preda di demoni e tremori, oltre che sempre più aggressivo negli scambi.

Zoran non è lì per caso, conosce Asja, l’ha scelta per un confronto di altro genere. Aspetta che si confessi davvero invece di nascondersi dietro ad un mare di banalità: quando improvvisamente lei riconosce i traumi del passato negli occhi di lui la narrazione del film che fino a quel momento ci aveva illuso si spezza aprendo un altro orizzonte.

I due condividono un segreto che ne lega i destini, un incidente avvenuto trent’anni prima, il ricordo di una notte di sangue e paura, nell’adolescenza di Asja che venne spezzata proprio per mano di Zoran.

L’appuntamento. Teodora Film

La liberazione del corpo (e il sollievo del perdono)

L’appuntamento, che nella versione italiana del titolo ha preso il posto di ciò che rivela di sé ad un certo punto Zoran, mentendo, definendosi l’uomo più felice del mondo, diventa un percorso di auto analisi e confronto, in cui i due protagonisti si affrontano alternando violenti risentimenti ad aspre verità assopite da tempo.

I loro corpi, al centro di questo sperimentale speed date che include fastidiosi esercizi fisici di avvicinamento e scioglimento, si spogliano delle divise rosa, si spogliano degli abiti per mostrare le cicatrici sulla pelle. L’incidente che Asja vuole dimenticare e con cui Zoran intende definitivamente fare pace, proviene da un passato più che mai recente per la città di Sarajevo, ancora divorata dalle perdite. Quando erano poco più che adolescenti furono vicini per una notte, quella in cui lui, arruolato contro la sua volontà nella guerra che risuona ancora drammaticamente nella memoria dell’ex Jugoslavia, sparò verso una finestra ferendo lei, che finì in coma per giorni.

La scusa dello speed date diventa allora un pretesto per guardarsi, toccarsi, ferirsi, e ancora i corpi rivelano la rabbia, l’incapacità di cancellare la guerra e riportarne indietro le vittime: in quello che è un film incredibilmente coreografico (e ambientato praticamente in un unico luogo) la liberazione passa attraverso la danza prima di passare dalle parole. Il tutto di fronte ad un gruppo di persone che non comprende totalmente ciò a cui sta assistendo, ma che si fa giuria dei fatti.

L’appuntamento. Teodora Film

La regia

Il film di Teona Strugar Mitevska mette in scena un racconto sul perdono e sul confronto (ispirato dalla vera storia personale della sceneggiatrice Elma Tataragić) tra vittima e aggressore, in cui la previsione di come andrà a finire sembra quasi non scritta, ma frutto di un’improvvisazione da parte di due attori formidabili.

La regia è volutamente ondulatoria e opta per visioni e inquadrature che provocano un terremoto emotivo nello spettatore e, seguendo costantemente la fisicità dei personaggi, ci va quasi a sbattere contro. Mentre la tragedia del conflitto continua ad aleggiare nei pensieri di Zoran, che quando balla immagina uno scontro a fuoco dove armi e sangue cancellano tutti gli altri partecipanti dello speed date lasciandolo solo, nella visione di Asja gli incubi lasciano il posto ad una rinascita, che si esprime attraverso un corpo libero, che danza ad una festa di adolescenti scoperta per caso al piano inferiore dell’edificio.

La regista ritaglia possibilità inusuali per raccontare una storia complessa, trovando il modo di descriverne i tratti drammatici ma anche gli elementi umani, il contatto, l’amore. Nei ricordi del singolo si annidano quelli della comunità, che torna ad assopirsi in una notte di luci, iniziando a fare pace con ciò che è stato.

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Silvia Pezzopane
Ho una passione smodata per i film in grado di cambiare la mia prospettiva, oltre ad una laurea al DAMS e un’intermittente frequentazione dei set in veste di costumista. Mi piace stare nel mezzo perché la teoria non esclude la pratica, e il cinema nella sua interezza merita un’occasione per emozionarci. Per questo credo fermamente che non abbia senso dividersi tra Il Settimo Sigillo e Dirty Dancing: tutto è danza, tutto è movimento. Amo le commedie romantiche anni ’90, il filone Queer, la poetica della cinematografia tedesca negli anni del muro. Sono attratta dalle dinamiche di genere nella narrazione, dal conflitto interiore che diventa scontro per immagini, dalle nuove frontiere scientifiche applicate all'intrattenimento. È fondamentale mostrare, e scriverne, ogni giorno come fosse una battaglia.

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