Si è conclusa ieri la ventesima edizione del Tuscia Film Fest con un evento veramente speciale: è stato proiettato, all’interno del Sacro bosco di Bomarzo (anche noto come il Parco dei Mostri) Bones and all di Luca Guadagnino. Il regista presente ha introdotto il film e ha risposto alle domande del pubblico.
Mostri nella notte, di carne e roccia
Un incontro magico e terrificante, un dialogo silenzioso e notturno. La location del Sacro bosco di Bomarzo non poteva essere più azzeccata per l’evento conclusivo del Tuscia Film Fest. Nella suggestiva cornice del prato di fronte al tempio, circondati da sculture, arte, storia e forme chimeriche, tantissimi spettatori e spettatrici hanno assistito alla proiezione di Bones and all, presentato in concorso alla scorsa Mostra Internazionale d’arte Cinematografica di Venezia dove si è aggiudicato il Leone d’argento per la migliore regia e il premio Marcello Mastroianni per la miglior attrice esordiente Taylor Russell.
Per chi lo aveva già visto è stata forse come una nuova prima volta, per chi non lo conosceva guardarlo in un contesto così unico ha costituito un’esperienza irripetibile. Occhi attenti assorbivano l’amore tra Maren e Lee (Taylor Russell e Timothée Chalamet), il viaggio dei due attraverso luoghi dove si incontrano poche persone, il dramma di sentirsi soli, diversi, incompresi, destinati ad un’esistenza da mostri.
Non un horror ma una love story
Più che al genere horror, Luca Guadagnino tiene a precisare che per Bones and all si è ispirato più al road movie, e al genere romantico. Molto diverso da Suspiria, ad esempio, che “riempie” senza dubbio un genere ben codificato, qui i riferimenti sono diversi e il fatto che i due giovani protagonisti siano cannibali non li definisce in quanto persone.
Di fronte al pubblico incredulo di ieri sera il regista ha affermato di averlo girato in circa quaranta giorni, applicando una modalità che caratterizza tutte le sue opere e che riduce il lavoro sul set ma non quello successivo, la fase di montaggio e ciò che rientra nella post-produzione prima dell’uscita in sala, a cui Guadagnino piace dedicarsi. Ad esempio proprio per Suspiria i giorni di ripresa sono stati una cinquantina, mentre per il montaggio ci è voluto un anno.
Guadagnino ha anche raccontato come sia convinto che la scrittura di un film elaborata da autori di cui si fida e che stima sia la base ideale per la libertà di mettere in atto quella che è la “scrittura del film”, la sua visione.
In attesa del suo prossimo lungometraggio, Challengers, che vedremo in sala nel 2024, e di un altro lavoro su cui Guadagnino è stato piuttosto misterioso, Bones and all proiettato nella notte di Bomarzo ha evocato nuove suggestioni, dando una degna conclusione ad un evento che ogni anno scopre luoghi ricchi di fascino e li fa comunicare con il cinema dei grandi registi.
Qui la recensione del film. Continua a seguire FRAMED anche su Facebook e Instagram!