MAW. Una mostruosa vendetta contro il patriarcato, Edizioni Tlon
MAW. Una mostruosa vendetta contro il patriarcato, Edizioni Tlon

Jude Ellison Sadie Doyle torna dopo Il mostruoso femminile e Spezzate, con la graphic novel MAW. Una mostruosa vendetta contro il patriarcato (Edizioni Tlon). L’autore, accompagnato in questo nuovo viaggio dalle matite del fumettista statunitense A.L. Kaplan, già autore DC comics noto per aver ideato il primo supereroe transmasculine, e dai colori di Fabiana Mascolo, approda ad un formato diverso, una narrazione per immagini che trasuda rabbia e ferocia, una storia che si focalizza sulla nostra realtà tossica traslandola in un racconto che passa dal fantastico allo splatter, in cui i mostri creati dal patriarcato si vendicano, esibendo con violenza tutta la loro “fame”.

Marion Angela Weber (MAW)

Non basta avvertire che farà male, perché immancabilmente la rappresentazione della violenza sessuale, anche quando non riportata nel dettaglio, ci spara un colpo dritto nel petto, che non si limita a sanguinare, ma continua ad allargarsi, come il marcio risultato di una società in cui è frequente che le donne non vengano credute.

Marion Angela Weber, protagonista di MAW, ha un passato di violenza e cicatrici che porta ancora sul corpo, un processo alle spalle, meschino, patetico, che ha contribuito a fare di lei una donna spezzata e ignorata. Viene trascinata da sua sorella Wendy in un ritiro femminista, ma alla ricerca di una solitudine che la sottragga da un confronto in cui non crede totalmente, diventa vittima di una seconda violenza, quella che decreta in lei il punto massimo di rottura; quello che ha il potere di tirarle fuori una gigantesca rabbia con denti appuntiti e fame di sangue, carne e vendetta.

Ha braccia lunghe, dita come coltelli affilati. Gli strappa la lingua, così non può più insultarmi.

MAW. Una mostruosa vendetta contro il patriarcato, Jude E. S. Doyle

MAW si toglie la pelle, i suoi muscoli vengono straziati dall’insofferenza che ne stravolge la forma, si tramuta in un essere antico e spietato che ha voglia di divorare i carnefici, ma che inizia a perdere il controllo di quella rabbia viscerale che sopporta da troppi anni da sola.

Sua sorella Wendy vive parallelamente un altro tipo di sofferenza, che neanche le sembra tale, eppure ribolle in lei il desiderio di fuggire, di non essere come tutti vorrebbero. Marion e Wendy semplificano un concetto che troppo spesso viene minimizzato: non esiste un unico tipo di violenza, e agire solo quando i lividi ricoprono il viso, o peggio, quando a parlare per la vittima è solo il cadavere, è l’incubo che diventa tangibile.

Ma non nella graphic novel di Jude E. S. Doyle, in cui la rinascita è tale solo quando avviene nella condivisione del dolore, e la paura viene sublimata dalla terrificante brutalità di Marion che, anche solo per il tempo della lettura, ci libera, come un urlo pieno.

In breve

Lo stile di Kaplan si fonde alle parole di Doyle: le vicende di una storia “fantastica”, con tanto di isola delle “amazzoni” e poteri ancestrali, si aggrappano con insistenza all’attualità che caratterizza questo nostro triste momento storico. Perché le donne muoiono, ma non si trasformano, purtroppo, in mostri famelici, gli unici mostri sono quelli che continuano a speculare sui ma e i se, senza rispetto, senza giustizia, azzerando la dignità delle vittime. E quindi leggere MAW. Una mostruosa vendetta contro il patriarcato infonde una sana esigenza di ribellione, fa male, ma tira fuori anche quel “potere”, non antico ma presente, contro i meccanismi malati che continuano a spezzare le donne.

Grazie a Edizioni Tlon per la possibilità di immergerci nel lavoro di Jude Ellison Sady Doyle.

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Silvia Pezzopane
Ho una passione smodata per i film in grado di cambiare la mia prospettiva, oltre ad una laurea al DAMS e un’intermittente frequentazione dei set in veste di costumista. Mi piace stare nel mezzo perché la teoria non esclude la pratica, e il cinema nella sua interezza merita un’occasione per emozionarci. Per questo credo fermamente che non abbia senso dividersi tra Il Settimo Sigillo e Dirty Dancing: tutto è danza, tutto è movimento. Amo le commedie romantiche anni ’90, il filone Queer, la poetica della cinematografia tedesca negli anni del muro. Sono attratta dalle dinamiche di genere nella narrazione, dal conflitto interiore che diventa scontro per immagini, dalle nuove frontiere scientifiche applicate all'intrattenimento. È fondamentale mostrare, e scriverne, ogni giorno come fosse una battaglia.

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