Perfect Blue, Yamato Video, Nexo Digital
Perfect Blue, Yamato Video, Nexo Digital

Torna per la prima volta in sala in versione restaurata in 4K grazie a Nexo Digital, l’opera prima del maestro Satoshi Kon, Perfect Blue; solo dal 22 al 24 aprile.

Uscito per la prima volta il 5 agosto 1997, basato sul romanzo Perfect Blue: Complete Metamorphosis di Yoshikazu Takeuchi, il film è una schizofrenica e cruda analisi dell’ossessione dei fandom nei confronti delle Star e dei compromessi e disagi cui spesso sono soggette queste ultime.

Cadere dal cielo…

Mima è una idol, membro del gruppo musicale Cham, che però sceglie di abbandonare per intraprendere una carriera da attrice. L’agognato salto di qualità professionale sarà però fustigato da incidenti, anche mortali, e dalla sua sempre più precaria condizione mentale. Qui mi riservo di tacere per non commettere il peccato di spoiler nei confronti di questo grande film.

Già dalle prime scene abbiamo un quadro percettivo dei media, soprattutto dell’allora neonato internet, e del concetto di fandom, specie quello maggiormente tossico che infesta i concerti e i negozi; entriamo così nella sfera della modernità più nera e oppressiva. Il lato oscuro dei media e del business legato ad essi emerge in tutta la sua crudezza. Le richieste che vengono fatte a Mima frammentano sempre di più la sua candida e luminosa immagine da idol che ancora infesta la testa di molti fan, nonché la sua.

Emerge la figura dello/a stalker, non un mostro letterario o un topos cinematografico, ma l’essere umano comune ossessionato da una persona che ne diventa l’ombra invasiva e infestante, tanto da pungolarla e terrorizzarla.

Se fino a questo momento però avevamo l’idea mediatica dello stalker come di un/a vero/a pazzo/a con manie da omicida, come Annie Wilkes (Kathy Bates) in Misery non deve morire (1990), più vicino/a al serial killer che alla persona comune, qui accarezziamo anche l’iconografia dello stalker come di un codardo aguzzino lontano e ben nascosto, che culla maniacalmente le sue fantasie perverse.

…spargendosi in frammenti blu

Idol. Un nome che evoca la frammentazione psicologica tipica del postmoderno più di molte altre figure della contemporaneità. Se pensiamo a personaggi idol noti come Sana Kurata/Rossana (Il giocattolo per bambini/Rossana) o Misa Amane (Death Note), ci rendiamo conto della loro perfezione fisica e visiva, e contemporaneamente del bagaglio di problemi e traumi personali che celano dentro di sé. Una vita spezzata tra palco e realtà, e spesso ulteriormente frammentata. Recitare un ruolo di perfezione assoluta, di splendore senza macchia, le porta a dover celare ogni piccolo neo della loro vita privata.

In Perfect Blue ricorre una sorta di contrapposizione tra la luce che emanano le idol sul palco e l’oscurità cui vanno incontro le attrici con i loro ruoli; mero effetto percettivo dei fan che vorrebbero eternata l’immagine perfetta che la loro idol preferita ha costruito.

Il film coglie il bivio cui le persone, anche non idol, spesso vanno incontro: le scelte aziendali e commerciali e i desideri personali. Mima dovrà scendere a pesanti compromessi per far decollare la sua carriera di attrice, finendo stremata a livello fisico, morale e psicologico.

Se nelle scene iniziali ci è concesso un minimo di tranquillità, e possiamo così apprezzare la semplice quotidianità di una persona normale, in seguito scopriamo il mondo sotterraneo del fandom, dei siti che pubblicano informazioni personali contro la volontà degli interessati, e la tossicità che spesso la fama porta con sé. La quiete diventa uno stridente sibilo paranoico che consegna il film all’abisso della frammentazione epistemologica: nel finale faremo fatica a distinguere il reale dall’allucinatorio.

Nessuna illusione si concretizza in realtà. Meglio svegliarsi da questo sogno.

Toko

Satoshi Kon

Muore giovane colui che al cielo è caro. Nel 2010, a 46 anni, ci lasciava il grande regista giapponese, uno dei più illuminati del cinema d’animazione giapponese e mondiale.

Il suo lavoro è paragonabile a quello di Hayao Miyazaki e Katsuhiro Otomo (suo maestro) a livello storico e qualitativo. Con opere come Perfect Blue (1997), Millennium Actress (2001), Paranoia Agent (2004) e Paprika (2006), ha delineato un mondo speculare a quello reale, dove ha portato alla luce i vizi e le contraddizioni della società giapponese e dell’umanità. Tanti registi si sono ispirati alle sue opere e alla sua poetica, da Aronofsky a Nolan.

Kon è uno di quegli artisti spentisi troppo presto, che però in poco tempo hanno delineato con precisione estrema il mondo contemporaneo, i suoi vizi e i suoi pericoli, rendendosi così necessari per il secolo corrente.

In breve

Perfect Blue si apre sulla contemporaneità come uno specchio troppo nitido per non inquietarci: ciononostante la sua visione è un piacere estetico e tematico di cui nessuno dovrebbe privarsi.

Francesco Gianfelici
Classe 1999, e perennemente alla ricerca di storie. Mi muovo dalla musica al cinema, dal fumetto alla pittura, dalla letteratura al teatro. Nessun pregiudizio, nessun genere; le cose o piacciono o non piacciono, ma l’importante è farle. Da che sognavo di fare il regista sono finito invischiato in Lettere Moderne. Appartengo alla stirpe di quelli che scrivono sui taccuini, di quelli che si riempiono di idee in ogni momento e non vedono l’ora di scriverle, di quelli che sono ricettivi ad ogni nome che non conoscono e studiano, cercano, e non smettono di sognare.

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