Scott Pilgrim vs. the World, Universal Pictures
Scott Pilgrim vs. the World, Universal Pictures

Si dice che una storia è bella tanto quanto lo è il suo antagonista.

Se questo è vero, allora Scott Pilgrim vs The World (2010), si presenta come un racconto sensazionale: il conflitto è già contenuto nel titolo, le parti in gioco messe in chiaro con caratteri che ricordano la title card de Le Superchicche: Scott Pilgrim è il nostro eroe, e si scontra con niente meno che il Mondo con la M (o W, lingua permettendo) maiuscola.

Scott Pilgrim: dai fumetti al film

Nell’adattare l’opera a fumetti di Brian Lee O’Malley, Edgar Wright, al suo quarto film da regista, con due terzi della celeberrima Trilogia del Cornetto sotto la cintura, mette il conflitto al centro dell’attenzione: ogni sequenza del film è una lotta, una discussione, una gara, un momento di attrito che tutti abbiamo vissuto almeno una volta, con il quale ognuno di noi può mettersi in relazione.

Certo, nessuno di noi ha preso a pugni l’ex fidanzato di una nostra fiamma fino a ridurlo in monetine, ma dove l’azione sullo schermo diventa (in tutti i sensi) incredibile, le emozioni conflittuali dei personaggi sono altrettanto incredibilmente comprensibili, chiare, umane, nostre. Nel dipingere lo scontro titanico di Scott Pilgrim, messo contro il mondo intero, Wright mette in scena un film intimista mascherato da epopea fumettistica, uno sguardo su cosa significa crescere e rapportarsi con gli altri, con se stessi, con il mondo.

Lottare per Ramona

Il titolare Scott del film si scontra con chiunque appaia in scena per più di cinque secondi. Il non detto che serpeggia dietro le risposte di Kim, l’abbandono della giovanissima Knives, i problemi con l’indisponente coinquilino Wallace e poi, ovviamente, il conflitto portante del film: l’amore per Ramona Flowers, epitome della pixie girl che lo incarica di sconfiggere i sui sette malvagi ex partners.

Qui lo scontro si fa fisico, palpabile, ma sempre più intimo: più difficili e assurdi si fanno le dispute tra Scott e la lega di Ex, più Wright spinge sulla spettacolarità estetica della scena, e più invece il protagonista prende coscienza di sé, rendendosi conto che in quel “The World” che gli fa da antagonista è incluso pure lui. E allora il film fa il salto di qualità, introducendo una chiave di lettura tutt’altro che scontata nel conflitto che Scott sta vivendo, portandolo non più sul piano della lotta con il mondo esterno, ma su quello introspettivo rappresentato dalla crescita che ognuno di noi, nei panni di Scott, si trova ad affrontare, prima o poi.

Ramona Flowers (Mary Elizabeth Winstead), Universal Pictures
Ramona Flowers (Mary Elizabeth Winstead), Universal Pictures

Il favoloso cast del film

Il film di Wright brilla indubbiamente anche grazie a un cast fenomenale, capace di raccontare questo scontro in modo fresco, genuino, ai limiti del caricaturale ma sempre relatable: tra i vari Ex spicca Chris Evans che brilla nel ruolo di antagonista spaccone che riprenderà in Knives Out e The Gray Man; Aubrey Plaza, Anna Kendrick, Brie Larson, Ellen Wong e soprattutto Alison Pill compongono il gineceo che si stringe intorno alla figura di Scott, soffocandolo e pungolandolo senza sosta; Jason Schwartzman nel suolo del Big Bad del film è una scelta azzeccatissima, un pesce che non gioca nemmeno nella stessa lega degli altri contendenti e che si trova invece costretto ad arrendervisi; Mary Elizabeth Winstead dà vita al film intero con la sua interpretazione di Ramona Flowers, creando forse addirittura più che nell’opera di O’Malley un riferimento per l’archetipo della ragazza algida, perfetta e tutt’altro che disponibile; infine Michael Cera è uno Scott eccellente, nemico di se stesso in ogni inquadratura, sospeso come sempre tra cringe e status symbol come gran parte dei protagonisti delle commedie adolescenziali di fine anni zero.

Il mondo di Scott secondo Edgar Wright

Il conflitto in questo Scott Pilgrim cinematografico è visibile anche nella cifra stilistica che Wright adotta per il film, inserendo la narrazione in un contesto sempre credibile, mai considerato surreale neanche quando fuori da ogni logica. Il mondo di Scott si nutre di fantasia come quello di un ragazzo che divora fumetti di supereroi, e Wright dipinge proprio così le sue scene, tanto simili alle vignette di un fumetto che non ci stupiamo per nulla quando sullo schermo appaiono balloon, onomatopee, disegni e superpoteri.

Wright confeziona quindi un prodotto che parla in modo scanzonato di ognuno di noi, racchiudendo in esso un’estetica irripetibile, un cast micidiale e una colonna narrativa impressionante.

Se, come detto all’inizio, una storia è tanto bella quanto lo è il suo antagonista allora Scott Pilgrim vs the World è una storia che vale la pena rivivere, anche grazie all’uscita della serie animata con le voci del cast originale: è una storia che parla di chi siamo, di chi siamo stati, di come, anche se ogni tanto tutto il mondo è contro di noi, dobbiamo solo imparare a perdonarci, ad amarci, a prenderlo a pugni finché non diventa fatto di monetine.

Illustrazione di Michele De Stefano

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