Scrivere fantascienza - Robert Silverberg - Edizioni BD- 451
Scrivere fantascienza, Robert Silverberg, 451 (edizioni BD), copertina a cura di Simone Di Meo.

Robert Silverberg è probabilmente uno degli scrittori più noti di fantascienza contemporanea. Vincitore di innumerevoli premi Hugo e Nebula, nei suoi più di sessant’anni di carriera ha attraversato il cambiamento della narrativa di genere negli Stati Uniti, dal successo al declino delle riviste pulp, fino all’esplosione di quelle di fantascienza.

Scrivere fantascienza di Robert Silverberg – Il libro

Scrivere fantascienza di Robert Silverberg, edito da 451 (Edizioni BD), non si imposta solo come una raccolta di consigli per futuri (o attuali) scrittori di fantascienza. I saggi che compongono il libro, tutti scritti a cavallo tra gli anni ’80 e gli anni 2000 e pubblicati su storiche riviste di genere (come Amazing Stories o Asimov’s Science Fiction), parlano anche della sua biografia, delle prime convention di fantascienza, del rapporto con i redattori e con la critica. Ma anche dei colleghi, come Isaac Asimov (con il quale scrisse a quattro mani romanzi tratti da suoi vecchi racconti, tra i quali Notturno e Robot NDR-113, seguito de L’uomo Bicentenario), Lester Del Rey, Robert A. Heinlein e Philip K. Dick.

Un tuffo nel mondo dell’esplosione della fantascienza negli anni ’60/’70, tra convention alcoliche, incontri fortuiti con maestri della narrativa in squallide stanze d’albergo, riviste indipendenti e tragedie greche. Scrivere fantascienza di Robert Silverberg è in grado di lanciare direttamente il lettore nel mondo, nella vita e nei pensieri dello scrittore, e di regalargli lungo il percorso dei consigli e degli approcci alla scrittura.

La biografia (e non solo) di Silverberg

“Devo essere stato un ragazzino un po’ strambo. La maggior parte delle persone diventate poi scrittori di fantascienza sono state ragazzini un po’ strambi, fatta debita eccezione per quelle che sono state ragazzine un po’ strambe.”

In molti dei saggi, Silverberg ripercorre la propria vita, partendo da quando era un bambino un po’ “strambo” fino al successo come scrittore. Ma questi resoconti biografici non si identificano solo come tali. Ogni ricordo infatti si imposta sempre con un fine altro, ovvero quello di consigliare libri o segnalare quelli che più lo hanno influenzato. Oppure raccontare come nella sua vita si sia approcciato a questo mestiere, cercando di ispirare il lettore, ma mettendolo anche in guardia dalla sfiducia di vedersi respingere centinaia di manoscritti prima di riuscire a vendere una propria opera.

E così scopriamo che Robert Silverberg da bambino era un vorace lettore, ma non solo di fantascienza: Le avventure di Huckleberry Finn, Tom Sawyer, ma anche Alice nel paese delle meraviglie, 20.000 leghe sotto i mari o Lo Hobbit, furono i libri che lo incantarono da bambino. Il colpo di fulmine con la fantascienza arrivò con la lettura di opere di Heinlein (come La casa nuova), di Weinbaum (tra i quali Un’odissea marziana), ovviamente Wells (I primi uomini sulla Luna) ed anche Lovecraft (con L’ombra venuta dal tempo).

Silverberg racconta di quando scoprì le riviste di fantascienza che proprio durante gli anni della sua adolescenza iniziarono a diffondersi come non mai negli Stati Uniti. Amazing Stories, Galaxy, ma successivamente anche Analog o Asimov’s Science Fiction e decine di altre. E i suoi racconti sono fondamentali per capire prima dall’esterno, da semplice lettore, poi dall’interno, quando ci collaborò, il mondo di questa editoria, in grado negli anni di consolidare e definire il genere della fantascienza per il grande pubblico, così come la conosciamo oggi.

Il mondo della fantascienza, il Worldcon

Ogni episodio riportato è sfruttato dall’autore per affiancare al racconto di un pezzettino della sua vita: un consiglio di scrittura o di lettura, un’analisi sul modello dell’editoria e sul suo cambiamento nel corso del tempo, oppure riflessioni sulle problematiche degli scrittori. A partire dai blocchi creativi, al come relazionarsi con la critica (nel suo caso, ignorata totalmente), al come affrontare un esordio troppo precoce nel mondo dell’editoria. Scrive del primo racconto venduto e della scoperta della tragedia greca come studio base per le sue storie, fino al premio Hugo nel 1956 come autore più promettente dell’anno. E poi i suoi consigli su come “diventare uno scrittore”: Leggete tanto. Scrivete tanto. Leggete sempre di più e scrivete sempre di più.

Indubbiamente una delle parti più interessanti dell’intero libro è il racconto della sua esperienza al World Science Fiction Convention (o abbreviato Worldcon), la fiera e convention più famosa al mondo sulla fantascienza, che dal 1939 è il punto d’incontro per tutti gli addetti ai lavori ed i fan. Evento che Robert Silverberg non ha mai perso.

Dalle camere divise con autori semisconosciuti, a feste private con scrittori ed editori, ad incontri con gli idoli che poi sarebbero diventati suoi amici. Il Worldcon ha scandito ogni anno della vita di Silverberg ed ogni aneddoto è un’occasione per il lettore di conoscere ed immergersi nel vario e stratificato mondo della narrativa di fantascienza, per comprenderla meglio.

I colleghi (e gli amici)

La seconda parte di Scrivere fantascienza di Robert Silverberg raccoglie invece tutti gli articoli dedicati agli altri scrittori di fantascienza con i quali Silverberg è entrato in qualche modo in contatto nella sua vita, spesso allo stesso Worldcon. A partire proprio dal ricordo commosso ma anche ironico su Asimov, nel memoriale sulla sua morte, con il racconto del loro primo incontro fino alla collaborazione, con analisi non solo della sua opera ma anche della sua (stramba) persona.

O il ricordo di Philip K. Dick, nel quale ne ripercorre non solo le opere ma anche la vita travagliata, in continue ristrettezze economiche fino a qualche anno prima della sua morte, corredando il tutto di dettagli unici, avendo avuto la fortuna di conoscerlo in prima persona (e di aver accettato la sua offerta di tabacco da fiuto nel lontano Worldcon del 1964).

Questi brevi saggi dedicati ad autori, ma anche editor e direttori editoriali, si muovono sulla stessa linea della prima parte del libro: Silverberg racconta un pezzettino della loro vita, ma per raccontare altro: la loro opera, le loro contraddizioni, la loro umanità, ma anche il lavoro di scrittore. E un po’ anche per ridere di loro e delle loro stranezze, cercando di contrastare lo strano processo di deificazione che ha coinvolto alcuni degli autori di culto di quella generazione (il racconto della lite con Heinlein preoccupato sul costruire o meno un bunker anti-atomico in giardino è indubbiamente uno di questi).

Raccontare la fantascienza secondo Robert Silverberg

Questa raccolta di brevi saggi non può non colpire il lettore, persino quello non appassionato di fantascienza. Ogni testo apre uno spaccato sulla vita di Robert Silverberg, ma al tempo stesso ne apre molti altri. La realtà della narrativa di fantascienza dagli anni ’60 in poi, dalle sue opere, ai suoi protagonisti fino all’enorme (ma sempre indipendente) macchina editoriale dietro tutto questo. I consigli per i giovani scrittori, sul come relazionarsi con gli editor, con i colleghi ma soprattutto con se stessi. Ed aneddoti, curiosità, sbirciate dietro le quinte su scrittori ormai di culto. Ma che restano in fondo, solo dei bambini un po’ strambi.

Non resta che chiederci (ingenuamente) se anche quest’anno Robert Silverberg, all’età di 86 anni parteciperà all’edizione del Worldcon.

Un ringraziamento a 451 (Edizioni BD), anche, e soprattutto, per la cura dei dettagli di questa raccolta, come la stupenda copertina ad opera di Simone Di Meo.

Se vi abbiamo incuriosito potete trovare Scrivere fantascienza di Robert Silverberg qui.

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