Erano alte – e parecchie – le aspettative per The Killer, il nuovo film di David Fincher presentato in anteprima a Venezia. Code lunghissime hanno incorniciato il Lido e la sala stampa, con il solo obiettivo di poter anche per un secondo incontrare e ascoltare le parole di uno dei registi statunitensi più prolifici e apprezzati della nostra epoca. Basato sull’omonima graphic novel francese, The Killer arriverà su Netflix il prossimo 10 novembre.
The Killer, tensione e sangue freddo
The Killer racconta la storia di un sicario (Michael Fassbender) impegnato in una missione che non va come dovrebbe andare. Dopo un episodio grave che lo coinvolge personalmente, l’uomo cerca vendetta ma più si perde nella sua spirale, più aumenta la confusione che pervade la sua mente, fino al punto in cui perde concentrazione e sangue freddo.
Dopo Mank, biopic uscito nel 2020 e sempre distribuito su Netflix, David Fincher torna alla regia collaborando di nuovo con la casa dello streaming più celebre, per un film thriller ad alta tensione. La sceneggiatura è semplice ma funzionale, è divisa in capitoli per una comprensione della storia più immediata ed efficace, che permette allo spettatore di entrare nel ritmo del protagonista immergendosi completamente all’interno di una narrazione in cui si ritrovano le principali caratteristiche registiche di Fincher, una su tutti, l’immancabile voice-over.
Il Killer di Michael Fassbender
Nessun nome, nessun passato, solo una storia personale raccontata senza mai troppi dettagli, sono le caratteristiche principali del protagonista del film, il sicario interpretato da Michael Fassbender. L’attore dimostra ancora una volta la propria versatilità e la propria bravura in una prova attoriale in cui freddezza e staticità sono le qualità principali. Il film viaggia nella mente del protagonista stesso, una mente tormentata ed estremamente labile e fragile. È proprio la fragilità, tuttavia, a renderlo più umano, insieme a un elemento esterno ma ugualmente imprescindibile, la musica.
La musica (di Trent Reznor e Atticus Ross, con alcune incursioni dei The Smiths) ha un ruolo essenziale nella storia. Accompagna il sicario durante le sue missioni tramite sonorità che lo aiutano a darsi la carica e che, con il passare del tempo, sembrano affievolirsi e rallentare. Gli elementi che così Fisher decide di attribuire al suo protagonista contribuiscono a creare una demitizzazione delle credenze e dei pregiudizi che aleggiano sulla figura generica del killer.
“Attieniti al piano. Non improvvisare. Non fidarti di nessuno”. Questo il mantra che il protagonista continua a ripetersi nella sua testa in situazioni in cui l’adrenalina divora la calma apparente della quotidianità. Poco meno di due ore è il tempo utilizzato da Fincher per condensare ansia, solennità, freddezza e tensione in un buon lungometraggio che però poteva essere migliore. Tra le sue mancanze, prima fra tutte è il ritmo che in alcuni frangenti sembra cedere. Un ritorno non magistrale, ma sicuramente soddisfacente per un regista che ha fatto di azione e tensione il suo segno distintivo.
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