Best Original Song Oscar 2023

La categoria Best Original Song, miglior canzone originale, agli Oscar 2023 vede il bis di Lady Gaga nella categoria, dopo il successo di Shallow, la sorpresa di Naatu Naatu dopo il Golden Globes di pochi mesi fa ma soprattutto il grande ritorno sulla scena di Rihanna con un inedito dopo circa un decennio. I cinque brani in competizione sono molto diversi, ognuno con una sua storia e personalità. Sarà interessante vedere come verranno eseguiti sul palco dei 95esimi Academy Awards, intanto vi consigliamo di ascoltarne almeno tre, indipendentemente da come andrà la notte del 12 marzo.

This is a Life – Son Lux, Mitski, David Byrne

Nel mondo che vorrei vincerebbe This is a Life. Un brano splendido, nella forma e nel contenuto, vale a dire nella musica e nel testo. Le atmosfere post-rock pastellate di sfumature elettroniche dei Son Lux e la forza insostenibile della fragilissima voce di Mitski trovano una composizione perfetta grazie al genio di David Byrne. Una canzone che s’infila con raffinata delicatezza nelle linee sonore della vita, fa emergere dalla mente, solo attraverso l’udito, una composizone di immagini in movimento che non importa se arrivino dal tuo vissuto o da una memoria collettiva: importa il loro carattere umano che ti ricongiunge alla tua specie, senza nemmeno il bisogno di un film che le guidi.

Ma il mondo che vorrei, lo so, non è questo.

Scelta da Alessio Tommasoli

Naatu Naatu di Maragadha Mani Keeravani e Lift Me Up di Rihanna

È una danza, come si potrebbe tradurre approssimativamente il titolo dalla lingua telugu in cui è recitato il film RRR. Naatu Naatu è un fenomeno virale, per la sua splendida coreografia, ma è soprattutto una dichiarazione, un’affermazione di identità e autodeterminazione. È il momento in cui è inserita nel film (disponibile su Netflix) a renderla tale: una risposta al tentativo coloniale britannico di silenziare la presenza e la forza vitale indiana. Splendida anche la musica di Maragadha Mani Keeravani, compositore indiano che dopo il Golden Globes punta al raddoppio con l’Academy.

È sufficiente ascoltare solo la prima nota, nell’ultima scena di Black Panther: Wakanda Forever, per sentire un brivido. Sarà perché il momento è perfetto per quella riappacificazione spirituale ed emotiva con la vita (e con la morte) che il finale suggerisce. O forse perché è la voce di Rihanna che mancava da così tanto tempo da emozionare a prescindere. L’elevazione suggerita dal titolo, Lift Me Up, è tangibile. Nel tempo di esecuzione della musica sui titoli di coda, ci si astrae dal mondo, ognuno accanto al ricordo e alla sensazione di ciò che “ci tiene al sicuro nel calore di chi si ama”. È una lettera di addio, una dichiarazione d’amore così delicata e struggente da sopravvivere anche al senso intrinseco del film, seppur perfetta per quel finale.

Scelte da Valeria Verbaro

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