Dèmoni (Demons) diretto da Lamberto Bava. Titanus
Dèmoni (Demons) diretto da Lamberto Bava. Titanus

Un invito misterioso, una maschera maledetta, un cinema che mura al suo interno gli spettatori: un film dentro al film, paura e sangue, sintetizzatori e anni ’80, questo è Dèmoni di Lamberto Bava, prodotto da Dario Argento e con gli effetti speciali di Sergio Stivaletti.

Fotografare Berlino

Partiamo dal principio, Cheryl (Natasha Hovey) è una studentessa, presumibilmente di musica, lo capiamo dallo spartito di Mikrokosmos, l’opera per pianoforte del compositore ungherese Béla Bartók, che tiene stretto al petto durante un viaggio in metropolitana. Siamo a metà degli anni ’80 a Berlino Ovest, il muro non è ancora caduto e il fermento delle sottoculture dilaga nella città, Cheryl osserva i suoi “compagni” di viaggio, di cui la regia mostra i tratti unici, fermando nel tempo un momento storico irripetibile. Punk, new wave, dark, make up geometrici, capelli cotonati rosa e orecchini pop, senza dimenticare il sottofondo musicale di Claudio Simonetti (tastierista dei Goblin) con la sua Demon che imperversa con synth incalzanti e voce infernale.

Un’immagine indefinita turba la ragazza, vede un uomo riflesso sul vetro che non scorge però a bordo del treno. Quando scende alla sua fermata continua a percepirne la presenza, l’uomo misterioso si rivela (interpretato da Michele Soavi), ha anfibi pesanti e metà volto coperto da una maschera metallica, distribuisce inviti per una proiezione speciale.

Un timore immotivato forse quello di Cheryl, per un aspetto inquietante magari architettato solo per l’evento, per il quale chiede un doppio invito per portarci la sua amica Kathy (Paola Cozzo).

Dèmoni (Demons) diretto da Lamberto Bava. Titanus

Un tripudio di carne, sangue e scenari underground

La proiezione esclusiva si terrà al Metropol, un edificio imponente in stile Art Noveau (locale storico presente dai primi del ‘900 a Berlino), le due ragazze arrivano insieme ad altri spettatori, ognuno con il suo bigliettino dorato. Una serie di locandine sono appese nell’atrio del cinema, e una moto con un manichino punk samurai troneggia all’entrata: in mano a quello che sembra un oggetto di scena c’è una katana, mentre su un manubrio è appoggiata una maschera argentata demoniaca.

Mentre Cheryl e Kathy fanno amicizia con due ragazzi, George (Urbano Barberini) e Ken (Karl Zinny), una donna, Rosemary (Geretta Geretta), si prova la maschera scherzando con i suoi amici, provocandosi un taglietto sulla guancia.

Avventori di tutti i tipi popolano ormai la sala che è gremita per un film segreto pronto ad iniziare, un horror che mostra la spedizione notturna di due coppiette alla tomba di Nostradamus, e una maschera ritrovata sotto alla polvere, la stessa appesa alla moto, che uno dei protagonisti si prova, tagliandosi.

Dèmoni (Demons) diretto da Lamberto Bava. Titanus

Il sangue sullo schermo si trasla pericolosamente al di là di esso, tra le sedute di legno e gli spettatori, Rosemary controlla infatti la sua ferita, la quale comincia a pulsare ed esplode ricoprendo il volto della donna di un liquido che, dagli occhi alla pelle alla sete di morte, la tramuta in un demone. Il delirante tripudio di carne, contaminazioni infernali e metamorfosi spaventose ha inizio.

In preda ad un raptus animale la donna graffia la sua amica, la quale diventa vittima di una trasformazione ancor più terrificante e a sua volta inizia a contagiare chi le capita sotto tiro. La diffusione di questo “virus demoniaco” porta il panico e chi è ancora umano tenta di scappare dal cinema che è stato murato e sta per diventare la loro tomba. Neanche Cheryl, George, Kathy e Ken ne rimarranno immuni: solo i primi due riusciranno a trovare una via d’uscita da quello che ormai è uno scenario apocalittico propagato anche all’esterno del Metropol.

Perché Dèmoni rimane nel nostro immaginario

Il film di Lamberto Bava è un horror splatter con estetiche mostruose indelebili per chi è appassionato di horror, ma anche per coloro che ricercano nell’artigianalità di un determinato cinema la poesia della matericità degli effetti speciali. A partire dal design della maschera, simbolo iconico della storia, arrivando alle possessioni demoniache e alle aggressioni efferate di scalpi strappati e occhi frantumati.

Dèmoni (Demons) diretto da Lamberto Bava. Titanus

Attraverso effetti ottici, trucco prostetico, make up, animatronic e giochi di montaggio, i demoni trasfigurano le sembianze umane iniziali per dilaniarne il corpo e prendere il sopravvento, l’efficacia delle trasformazioni è merito di Sergio Stivaletti, che si occupa del trucco e degli effetti speciali. Le unghie lasciano spazio ad artigli neri che le spezzano in due, i denti delle vittime fuoriescono come nuove zanne pronte ad affondare nella carne di qualche malcapitato, gli occhi brillano nel buio (merito di un’intuizione di Bava sul set).

Quell’aura underground presente dalla prima scena investe tutta la narrazione, grazie alle location e alla musica, con brani, tra gli altri, dei Mötley Crüe, di Billy Idol e degli Scorpions, oltre alle composizioni originali di Simonetti.

Il ritmo pieno d’azione trascina lo spettatore in un gorgo di urla, mentre quel muro che blocca il cinema somiglia tragicamente al muro che blocca la città. La paura allora non è che un intermezzo, tra la voglia di fuggire e quella di rimanere bloccati. Mentre fuori il male divora ciò che rimane dell’umanità per colpa di un film nel film.

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Silvia Pezzopane
Ho una passione smodata per i film in grado di cambiare la mia prospettiva, oltre ad una laurea al DAMS e un’intermittente frequentazione dei set in veste di costumista. Mi piace stare nel mezzo perché la teoria non esclude la pratica, e il cinema nella sua interezza merita un’occasione per emozionarci. Per questo credo fermamente che non abbia senso dividersi tra Il Settimo Sigillo e Dirty Dancing: tutto è danza, tutto è movimento. Amo le commedie romantiche anni ’90, il filone Queer, la poetica della cinematografia tedesca negli anni del muro. Sono attratta dalle dinamiche di genere nella narrazione, dal conflitto interiore che diventa scontro per immagini, dalle nuove frontiere scientifiche applicate all'intrattenimento. È fondamentale mostrare, e scriverne, ogni giorno come fosse una battaglia.

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