Sono passati sette anni da quando Emma Dante, regista teatrale italiana unica nel suo genere, presentava alla Mostra Internazionale del cinema di Venezia la sua opera cinematografica prima, Via Castellana Bandiera, coppa Volpi per la magistrale interpretazione di Elena Cotta.
In concorso a Venezia 77 e nelle sale cinematografiche dal 10 settembre arrivano Le sorelle Macaluso. Maria, Pinuccia, Lia, Katia, Antonella. Cinque donne, cinque sorelle unite da un legame indissolubile, che oscilla fra amore e odio sostando in tutte le sfaccettature che separano l’uno dall’altro. Tre generazioni a confronto/scontro, tre capitoli attraverso l’infanzia, l’età adulta e la vecchiaia nella periferia di una Palermo sciroccata, che avvolge tutto, a partire dal vecchio appartamento all’ultimo piano nel quale le sorelle crescono, giocano, piangono, si ritrovano dopo tempo scoprendo i frutti, svelati come in un epifania, di quel tempo che passa e, inesorabile, non perdona. Un continuo mutamento, dentro le protagoniste e fuori di esse, fra chi se ne va e chi rimane, in un flusso senza fine che porta con sé rancori, stralci di vita, sentimenti mai del tutto manifestati.
Un cast tutto al femminile, composto da Viola Pusateri, Eleonora De Luca, Simona Malato, Susanna Piraino, Serena Barone, Maria Rosaria Alati, Anita Pomario, Donatella Finocchiaro, Ileana Rigano, Alissa Maria Orlando, Laura Giordani e Rosalba Bologna.
Spero che questa famiglia di donne di tre generazioni possa far affiorare i ricordi di noi bambine dentro le stanze dell’infanzia dove, strette da un legame fortissimo, siamo state sorelle.
Queste le parole della regista, che con Elena Stancanelli e Giorgio Vasta, trasforma in film uno dei suoi spettacoli teatrali più riusciti, sicuramente uno dei più premiati, vincitore del Premio Ubu per il Miglior Spettacolo e la Migliore Regia.
Scritto e portato in scena nel 2014, Le sorelle Macaluso è un validissimo esempio della poetica teatrale della regista palermitana, visceralmente intrisa delle calde atmosfere del meridione, che dipinge universi femminili delineando i contorni di una società matriarcale quasi sempre relegata ad una periferia povera e polverosa in cui si deve far incessantemente i conti con la mera e cruda quotidianità. Carnalità e animalità sono le due facce della medaglia attraverso cui i sentimenti umani si manifestano, mai razionali, mai posati, privi di vezzi o di orpelli in favore di una verità che sul palco premia. Dagli spettacoli degli esordi come Il festino e Vita mia, ai famosi Carnezzeria e Mpalermu, Emma Dante tesse le trame della sicilianità più pura, estremizzando le sue caratteristiche e i suoi “tarli”, rendendola celebre in Italia e all’estero.