Terza domenica per le nostre previsioni per i premi Oscar 2021: oggi tocca alla categoria Miglior regia!
Qui le nostre regie favorite tra le nomination 2021:
Mank – David Fincher – Valeria Verbaro
Una regia che rispecchia una visione moderna: l’omaggio, anziché l’imitazione. Fincher non prova nemmeno a emulare gli anni Quaranta, ma riesce a celebrarne l’estetica in ogni dettaglio, mettendo tutto sullo stesso piano: volti, costumi, scenografie… Costruisce quadri così perfetti da sembrare finti e idilliaci, “ricostruiti in studio”, in un corto circuito concettuale che mostra e racconta un’epoca d’oro da cui forse il pubblico non è mai stato così lontano e così distaccato. E da cui, nonostante tutto, rimane affascinato.
Mank – David Fincher – Giulia Losi
Mank è un film molto coraggioso registicamente parlando. Non è facile riprendere il linguaggio filmico dell’età d’oro fi Hollywood e riuscire a riprodurlo, rendendolo al contempo innovativo. David Fincher, dall’alto del suo eccezionale talento, è però riuscito alla perfezione nell’impresa, regalandoci un saggio di regia davvero unico. Ogni cosa in Mank è un omaggio ai film degli anni Quaranta e un inno a Orson Welles in particolare. Benché il suo personaggio nel film non ne esca vittorioso, il suo genio trionfa, attraverso un’opera che trasuda nostalgia e innovazione al tempo stesso.
Another Round – Thomas Vinterberg – Alessandra Vignocchi
Nonostante la tenue delusione rappresentata dal film nel complesso – probabilmente a causa della gigantesca pietra di paragone de Il sospetto – ho trovato la regia l’aspetto più pregevole dell’opera. La forte presenza della camera a mano, spesso molto vicina ai personaggi, così a ridosso da rendere difficile un distacco emotivo, si fa interprete primaria del loro stato mentale e fisico. Lo squilibrio, la frenesia, i fumi dell’alcol rendono i movimenti di macchina più bruschi, destabilizzanti, mentre l’occasionale allontanamento della ripresa ci dà la misura di come la loro follia appaia agli occhi degli altri.
Minari – Lee Isaac Chung – Silvia Pezzopane
La forza di Minari risiede proprio nella regia di Lee Isaac Chung (complementare alla fotografia di Lachlan Milne). L’occhio del regista segue i personaggi soffermandosi di volta in volta su uno di loro, lo sguardo è “rispettoso” e sembra mantenere le distanze dalle dinamiche familiari private e dai drammi che non riescono a trovare voce. Eppure quando ci si avvicina un po’ di più emergono profili passati inosservati, e spinte e obiettivi, che i protagonisti portano con sé in questo sogno di ricostruzione difficile da raggiungere.
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