Isabelle Huppert in La verità secondo Maureen K.
Cr: I Wonder Pictures © 2022 Guy Ferrandis - Le Bureau Films

La sindacalista: una scandalosa storia vera è il titolo del libro-inchiesta di Caroline Michel-Aguirre da cui è tratto La verità secondo Maureen K. (La syndacaliste). E mentre guardi il film di Jean-Paul Salomé (presentato nel 2022 a Venezia Orizzonti e in sala per I Wonder Pictures dal 21 settembre) vorresti davvero che quanto narrato non fosse accaduto. Ma è successo e succede ancora, in un mondo in cui i lavoratori sono vittime collaterali di giochi d’azzardo finanziari, dove le donne in posti d’influenza sono viste come un’anomalia. E dove le vittime di violenza sessuale che sporgono denuncia sono messe sul banco degli imputati.

Chiama in causa tutto questo la vicenda di Maureen Kearney (Isabelle Huppert), combattiva sindacalista presso la multinazionale del nucleare francese Areva, che tramite una fonte interna viene a conoscenza di un opaco accordo tra l’azienda nazionale dell’energia EDF e la Cina. Un affare che mette a rischio numerosi posti di lavoro, e a cui la donna si oppone denunciando pubblicamente la manovra. Il 17 dicembre 2012, nella sua casa di Rambouillet, Maureen viene assalita, stuprata e marchiata con una “A”. Un tentativo (e non il primo) di farla tacere. Ma gli inquirenti (quasi tutti uomini) iniziano a insinuare il sospetto che si sia inventata tutto.

Isabelle Huppert, il volto giusto per Salomé

Il nuovo lungometraggio di Salomé (che aveva già diretto Huppert ne La padrina) non è solo un dramma politico serrato che si trasforma in legal thriller. È il ritratto di una combattente per i diritti altrui che si trova a dover lottare per se stessa, quando la società patriarcale in cui vive (e viviamo) rivela il suo volto più brutale dietro i tanti strati di ipocrisia. Nel progressivo isolamento di Maureen, nella strumentalizzazione delle sue fragilità e contraddizioni di essere umano, lo Stato che dovrebbe tutelarla assume sempre più i connotati di uno spaventoso labirinto kafkiano. Dove la legge è il paravento del potere e la giustizia non esiste.

Questa è la verità di Maureen K., cui l’interpretazione di Isabelle Huppert conferisce una forza estranea a ogni semplificazione agiografica, a ogni stereotipo ideologico, a ogni scorciatoia (melo)drammatica. L’attrice pluripremiata è il cuore pulsante di un’opera che brucia sulla coscienza sporca di un intero sistema, raccontandoci dei fatti ancora troppo poco noti, che ci parlano di piaghe ancora troppo diffuse.

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Emanuele Bucci
Gettato nel mondo (più precisamente a Roma, da cui non sono tuttora fuggito) nel 1992. Segnato in (fin troppo) tenera età dalla lettura di “Watchmen”, dall’ascolto di Gaber e dal cinema di gente come Lynch, De Palma e Petri, mi sono laureato in Letteratura Musica e Spettacolo (2014) e in Editoria e Scrittura (2018), con sommo sprezzo di ogni solida prospettiva occupazionale. Principali interessi: film (serie-tv comprese), letteratura (anche da modesto e molesto autore), distopie, allegorie, attivismo politico-culturale. Peggior vizio: leggere i prodotti artistici (quali che siano) alla luce del contesto sociale passato e presente, nella convinzione, per dirla con l’ultimo Pasolini, che «non c’è niente che non sia politica». Maggiore ossessione: l’opera di Pasolini, appunto.

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