Oliver! (1968), diretto da Carol Reed
Oliver! (1968), diretto da Carol Reed

Il 26 settembre 1968 debuttò nei cinema di tutto il mondo Oliver!, per la regia di Carol Reed, adattamento dell’omonimo musical di Lionel Bart. Forte di interpreti maturi come Ron Moody e Oliver Reed e di nuove leve attoriali come Jack Wild e Mark Lester, fu uno dei musical più di successo degli anni ’60.

Il nostro comune amico Dickens

Il musical segue abbastanza fedelmente le vicende del famoso romanzo di Charles Dickens, Oliver Twist. È la storia dell’omonimo orfanello (Mark Lester) che, dopo aver patito ingiustizie, umiliazioni e miserie in un orfanotrofio, fugge a Londra. Qui entra in contatto con Artful Dodger (Jack Wild) e la banda di borseggiatori suoi coetanei comandata dal viscido ricettatore Fagin (Ron Moody).

Oliver entrerà in una spirale di miserie e rivelazioni sul suo passato, confrontandosi col mondo criminale di cui fanno parte anche il ladro e assassino Bill Sikes (Oliver Reed) e la prostituta sua amante Nancy (Shani Wallis).

A tenere insieme questi valenti attori c’è una regia che raggiunge delle notevoli vette artistiche, senza cambiamenti eccessivi rispetto all’opera teatrale originale.

Carol and Crew – Il regista e i suoi attori

Lo zio e il nipote distruttore

Carol Reed è stata una delle voci più autorevoli del cinema britannico del primo novecento. Attivo fin dagli anni ‘30, si cimentò con i generi più disparati per tutta la sua carriera. Alla fine degli anni ‘40 raggiunse un grande successo di pubblico e critica con Fuggiasco (1947), Idolo infranto (1948) e Il terzo uomo (1949). Negli anni seguenti consolidò il suo status di versatile cineasta con film come Trapezio (1958), Il nostro agente all’Avana (1959) e Il tormento e l’estasi (1965).

Oliver Reed, suo nipote, fu un volto caratteristico del cinema britannico del ‘900. Distintosi per ruoli da cattivo in pellicole di genere per tutti gli anni ‘60, portò un’intensità malefica e lunatica nel suo Bill Sikes. Di lì in poi collezionò nel cinema inglese ruoli sempre più rilevanti e riconoscibili. Morì nel 1999, durante le riprese de Il Gladiatore (2000).

Era noto per il suo violento e leggendario alcolismo, che si manifestò anche sul set di Oliver! Fece ubriacare Jack Wild e Mark Lester, all’epoca minorenni, che di lui conservarono un ricordo sinistro.

Il capo e la sua banda

Già interprete del ruolo a teatro, Ron Moody raggiunse il suo massimo successo di carriera proprio con il musical e il suo adattamento cinematografico. Di lì in poi si cimentò nei ruoli più disparati, recitando principalmente in film televisivi per bambini.

Jack Wild aveva già lavorato in Oliver! nell’edizione del ‘64 al West End. Fu con il personaggio di Dodger nel film che però riscosse apprezzamenti in tutto il mondo. Aveva 16 anni e da lì in poi la sua storia si fece tragica. Nei primi anni ‘70 interpretò molte serie e film per bambini, trovando in seguito sempre meno lavoro. A 21 anni era un alcolizzato, e questo gli rovinò la carriera e lo portò alla morte nel 2006 a soli 53 anni.

Mark Lester invece consolidò il suo successo in parecchi film durante i primi anni ‘70. Lasciò la carriera attoriale nel 1977 dopo Il principe e il povero di Richard Fleischer, e divenne osteopata.

Oliver! ricevette 12 nomination agli Oscar e vinse 6 statuette, compresa la regia di Reed e il premio per il Miglior Film. Ma su questi premi in particolare è doveroso spendere qualche parola in più.

Quello storico anno chiamato 1968

Punto di arrivo

Agli Oscar di quell’anno Carol Reed e Oliver! ebbero la meglio su Stanley Kubrick e il suo 2001: Odissea nello spazio. Queste due opere, e i premi in astratto, saranno il paradigma di quanto sia difficile, e forse sciocco, premiare un’opera d’arte a discapito di un’altra.

Lo spettatore, che sa cosa significa per il cinema 2001, con il senno di poi rimane perplesso sulla mancanza di lungimiranza e sensibilità che i critici e i giudici hanno avuto all’epoca. È folle paragonare l’importanza nel cinema del film di Kubrick rispetto a quello di Reed.

Ma quest’ultimo si è occupato di un prodotto che era il punto di arrivo di un percorso artistico multimediale. L’adattamento cinematografico di un musical che aveva riscosso successo per tutti gli anni ‘60, da Londra a New York.

Inglesi e americani tengono in grandissima considerazione il musical. Per loro costituisce una forma d’intrattenimento che ha radici antiche e che attraversa tutta la storia artistica anglofona degli ultimi due secoli. Inoltre a quel tempo le produzioni di un musical erano comparabili a quelle di un kolossal.

Lawrence d’Arabia (1962) costò 15 milioni di dollari. My Fair Lady (1964) ne costò 17. Incassarono entrambi circa 70 milioni di dollari. A quei tempi poi un musical significava quasi certamente successo e prestigio.

Punto di partenza

2001: Odissea nello spazio è un film che da quando è uscito non ha mai smesso di stupire. La sua impronta nel cinema successivo è riconoscibile e sterminata. Fu un punto di partenza rivoluzionario. Kubrick a quel tempo era un regista sulla via del successo. Oggi possiamo dire che era sulla via della storia. A posteriori i suoi film si sono staccati dall’anno di appartenenza e hanno catturato spettatori e consensi in ogni epoca. Quindi certamente Oliver! è un film radicato nel suo periodo storico e 2001 si è invece propagato nel nel cinema seguente.

Ma oltre ai meriti sociali, ci sono quelli delle opere in sé e dei loro generi. Un musical in costume su un libro di Dickens e un film di fantascienza con dei risvolti filosofici. Sono due prodotti con un linguaggio intrinseco nettamente distinto.

Possiamo confrontare i meriti oggettivi di entrambi dopo averli sezionati. Regia contro regia, attori contro attori, etc. E comunque potremmo raggiungere un’impasse. Ci resterebbe solo la soggettività come metro di giudizio.

La visione però è il punto di partenza di qualunque giudizio. Per questo Oliver! è un film che consiglio di vedere.

La croce e il supplizio del musical

I musical sono viziati nel nostro paese dall’adattamento e dal doppiaggio. Queste arti, utili per molti altri film, qui si rivelano degli impedimenti.

Con la sensibilità odierna ci si limita a lavorare sui dialoghi e a lasciare in originale le canzoni. Tranne per i musical destinati ad un pubblico giovane. In quei casi adattamento e doppiaggio sono mirati a presentare ai bambini dei prodotti di facile fruizione. Anche al costo di uno stravolgimento. Nel secolo scorso però questa cura non esisteva. Il senso dei dialoghi veniva accantonato, e le canzoni diventano delle canzoni leggere più simili a torture acustiche che a composizioni musicali.

Certo, le nostre voci sono sempre state eccellenti. In Oliver! c’è un’intesa tra Glauco Onorato, che doppia Oliver Reed, e Oreste Lionello, voce di Ron Moody, che anche solo come traccia audio sarebbe da plauso. Ma in un musical adattato in italiano è quello che c’è tra un dialogo e l’altro a far fuggire lo spettatore: una canzone orribile che si vuole dimenticare presto.

Al fine di avvicinarsi quanto più possibile al prodotto e all’universo meraviglioso da cui proviene, consiglio la visione con l’audio originale e i sottotitoli nella lingua che preferite.

In breve

È un bellissimo film. Certe scene rimandano direttamente alla pittura impressionistica ottocentesca, mentre gli attori sono perfetti in quello che è un musical coreografato divinamente.

In una Londra marcia e pulsante di vita vi ritroverete a contatto con la quotidianità dell’epoca e i cuori dei personaggi di Dickens, incollati alle loro ombre dall’apertura alla chiusura del sipario.

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Francesco Gianfelici
Classe 1999, e perennemente alla ricerca di storie. Mi muovo dalla musica al cinema, dal fumetto alla pittura, dalla letteratura al teatro. Nessun pregiudizio, nessun genere; le cose o piacciono o non piacciono, ma l’importante è farle. Da che sognavo di fare il regista sono finito invischiato in Lettere Moderne. Appartengo alla stirpe di quelli che scrivono sui taccuini, di quelli che si riempiono di idee in ogni momento e non vedono l’ora di scriverle, di quelli che sono ricettivi ad ogni nome che non conoscono e studiano, cercano, e non smettono di sognare.

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