Tiziano Ferro Stadio Olimpico giugno 2023

C’è una legge non scritta, per ogni grande concerto allo Stadio Olimpico di Roma: scattate le due ore dall’inizio, l’unico modo per arrivarci in tempo è percorrendo l’ultimo chilometro a piedi, evitando auto imbottigliate e bus strapieni. Un difetto della città diventa parte di un rito, perché basta guardarsi intorno per riconoscersi, per sentirsi parte di una stessa esperienza già fuori dai cancelli. Tutti verso un’unica meta, un po’ incoscienti a pensare di attraversare il Lungotevere Cadorna così trafficato.

L’appuntamento questa volta è con l’atteso ritorno a casa di Tiziano Ferro, cantautore di Latina che però con Roma e con lo stadio ha un rapporto speciale, intimo e familiare. L’ultima volta era stata nel 2017. Ritorna di nuovo con una doppia data, 24 e 25 giugno, e l’emozione che proviamo a raccontarvi è quella del primo momento in cui si spengono le luci e l’Olimpico, dopo sei lunghissimi anni, riabbraccia la sua musica.

Un distacco forzato

Era la fine del 2019 quando Tiziano Ferro annunciava il tour di celebrazione dei suoi 40 anni, di cui la metà di carriera. Una grande festa, per rivivere insieme due decenni di successi discografici. Sul biglietto del 24 giugno è ancora stampata la data iniziale di quel concerto (e di tutto il tour) che non è mai avvenuto: il 15 luglio 2020.

Sappiamo tutti cosa è successo, come il mondo, soprattutto il mondo dello spettacolo, si è fermato con la paura di non sapere più da dove ricominciare e come sopravvivere nel frattempo.

L’idea di condividere lo stesso metro quadrato dentro il prato di uno stadio, schiacciati uno sull’altro a cantare con tutto il proprio fiato, sentendo il calore delle altre persone intorno, non solo era impensabile fino all’altro ieri. Faceva paura. Proprio per questo motivo, per due volte, il tour è stato rimandato. Nel 2021, di fronte all’impossibilità di stabilire nuove date, Ferro annunciava il rimborso dei biglietti e invece, per chi avesse voluto aspettare, la promessa di rivedersi dopo due anni, nel 2023.

Un tempo che sembrava infinito, così lontano – anche nel contesto di un mondo in una crisi inedita – da infondere dei dubbi anche nell’artista stesso.

Più volte durante la serata di sabato, Tiziano Ferro infatti fa alzare le luci sulle migliaia di persone presenti all’Olimpico e ringrazia. Ringrazia tutti e tutte per aver atteso, per avergli restituito una fiducia che non dava per scontata e che aveva seriamente temuto di perdere.

Già nel primo blocco di canzoni, senza attendere gli applausi finali, chiede l’ovazione per la band e per i tecnici che hanno reso possibile questo nuovo tour, indicando in loro tutti i lavoratori dello spettacolo messi a dura prova durante questo distacco forzato dai palchi.

Un’onda estiva per dare fiducia a una nuova stagione

È il collegamento più ovvio ma anche il più efficace, quello fra la linea curva del maxischermo dietro il palco, come un’onda stilizzata, e l’ultimo singolo di Tiziano Ferro adesso in radio, Destinazione mare. Un brano che riassume il desiderio di rinascita, di un nuovo inizio che “chiude la vita invernale”, mettendosi alle spalle un periodo cupo e freddo. È anche l’augurio più bello per tutte le persone presenti, quello di vivere una nuova stagione della propria vita, associata alla pienezza dell’estate per antonomasia.

Destinazione mare fa parte dell’ultimo album di Tiziano Ferro, Il mondo è nostro (2022), che insieme ad Accetto miracoli (2019) è uscito proprio in questi sei anni di iato. Due dischi che hanno avuto forse il minor peso in assoluto nella carriera dell’artista, ma che trovano il loro spazio nella serata e nel tour, accanto a successi senza tempo, che l’Olimpico canta con tutta la voce che ha.

Si torna indietro anche di vent’anni, con le immancabili Xdono e Imbranato e con una versione dance-rock di Rosso relativo che è così bella, divertente e orecchiabile che Tiziano dovrebbe prendere seriamente in considerazione l’idea di una riedizione discografica in questa nuova veste. Vogliamo riascoltarla e ballarla ovunque!

Sono circa trenta i brani in scaletta, per tre ore ininterrotte di concerto che prevedono interessanti cambi di outfit (il completo di paillettes argentate è strepitoso) e un superospite ogni sera.

Sabato 24 è toccato a Federico Zampaglione, così emozionato da inciampare un po’ sul testo di Per me è importante. Come ha detto Ferro subito dopo, però, è proprio in questi momenti che si comprende pienamente la bellezza del cantare insieme, esserci nel presente, vivere un’esperienza che non sarà mai uguale a ieri o a domani e che non potrà mai essere vissuta allo stesso modo attraverso uno schermo.

It takes time to be okay

Ci vuole tempo per arrivare a stare bene, it takes time to be okay, si legge circa a metà serata sul maxischermo. La canzone che risuona è Ti voglio bene, un classico dei concerti di Tiziano Ferro, tratto dal secondo album Centoundici (2003) e spesso dedicato alla sua città, Latina. Lo canta con la felpa della città addosso e con tutta la contraddizione di quell’amore-odio che l’ha portato lontano, che per tanti anni gli ha fatto credere di doversi nascondere.

Qualche brano dopo ritorna su quel sentimento così complesso, di affezione e di dolore nei confronti di un luogo, di una prima parte della sua vita con cui ha combattuto per circa trent’anni, trent’anni e una chiacchierata con papà (per dirlo con il titolo del libro-diario del suo coming out, pubblicato nel 2010).

La città di “tre sillabe sole”, quella che ha “visto nascere le sue parole”, è metafora di un mondo che per tanto tempo ha “distrutto un sogno a metà”. Quel sogno adesso è reale nei volti dei due figli dell’artista, a cui appunto la toccante Prima festa del papà è dedicata.

Un momento che in tanti aspettavano, quello di Tiziano Ferro sul palco per la prima volta da padre, dopo averlo a lungo desiderato. Il suo messaggio arriva puntuale, soprattutto durante il Pride Month e in un periodo in cui i diritti della comunità Lgbtqia+ sono in pericolo come lo sono anche le loro famiglie.

Ancor prima del brano dedicato a Margherita e Andres, e al tenero video in cui presenta i suoi bambini sulle note di Almeno tu nell’universo, Ferro si affida a una lettera scritta di suo pugno, letta di fronte al pubblico senza nascondere l’emozione. Una lettera che si conclude con un invito solo, tra gli applausi: “Prendetevi la vostra vita ragazzi, qualunque essa sia diventate ciò che volete e non ciò che gli altri vi impongono, per favore, questo è tutto quello che vi chiedo”.

Vederlo accettare e stringere in mano una Progress Pride Flag tesa da qualche fan in prima fila è anche la chiusura di un cerchio, per chi già c’era nei primi anni Duemila e sa quanto questo gesto sia stato importante e liberatorio.

Scoppia, scoppia mi scoppia il cuor

Molto prima del libro-diario, delle interviste e delle dichiarazioni, Tiziano Ferro aveva affidato la sua verità a una donna straordinaria, la sola Raffaella Carrà. Per lei Ferro indossa appunto lo splendido completo di paillettes argentate. A lei dedica un omaggio speciale, con un montaggio dei passaggi televisivi più importanti condivisi con la conduttrice e artista nei primi anni Duemila.

Infine, come sempre a ogni concerto, fa ballare e saltare l’intero stadio con E Raffaella è mia, brano scritto per lei, uscito nel 2007 – in un certo senso il suo primo coming out ufficioso e passato in sordina – e da allora immancabile a ogni appuntamento live. Carrà comparve anche nel video ufficiale, da sempre a supporto di un giovanissimo Tiziano, per cui si espose fin dagli esordi del cantautore.

Il cuore scoppia davvero, come cantava la Carrà, non solo per l’affetto che Ferro esprime nei confronti della grande artista, ma in generale, per l’intero spettacolo che prosegue per 180 minuti.

È una sensazione di familiarità intensa, come quella che si prova quando si ritrova un vecchio amico. Dopo anni si pensa di non aver più niente da dirsi, invece ci si ritrova a condividere una sera insieme come se quel tempo non fosse mai passato.

Era questa la paura che Ferro aveva durante il concerto, quella di non ritrovare il pubblico che aveva lasciato sei anni fa. Per tornare a casa, però a volte, basta urlare al cielo le proprie Sere Nere, insieme a migliaia di sconosciuti che sono lì per lo stesso motivo.

Per altri contenuti su Tiziano Ferro, leggete qui la recensione del suo documentario. Continuate a seguire su FRAMED. Siamo anche su InstagramFacebook e Telegram!

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