Una vita al massimo (True Romance), 1993
Una vita al massimo (True Romance), 1993

Il 10 settembre 1993 vide la distribuzione nelle sale di Una vita al massimo, titolo originale True Romance, con la regia di Tony Scott, la sceneggiatura di Quentin Tarantino e un cast stellare.

Una vita al massimo (True Romance) è una fiaba pulp intrisa di sangue e amore che si snoda attraverso i margini culturali e sociali dell’America degli anni ‘90.

Vai a Ovest, cowboy

Clarence worley (Christian Slater) è un fanatico di Elvis Presley che lavora in una fumetteria e frequenta i cinema per vedere film di ogni genere. Una sera ha un incontro con una donna chiamata Alabama (Patricia Arquette), con cui trascorre romanticamente la notte. Di fronte all’improvviso amore reciproco nato tra i due, Alabama confessa di essere una squillo ingaggiata per lui dal capo della fumetteria. Ma Clarence e Alabama ormai sono troppo uniti per lasciarsi andare. Il giovane decide di andare a parlare con Drexl (Gary Oldman) il magnaccia di lei, e finisce con l’ucciderlo e il rubargli una partita di droga durante lo scontro. I due dovranno quindi abbandonare Detroit per andare a fare fortuna a Ovest.

La regia di Scott è chirurgica in ogni scena. Che siano gli scorci iniziali di quella città vessata dalla recessione, le liaison tra Clarence e Alabama, gli scontri sanguinari che li coinvolgono o le scene di quieta tensione che precedono una morte. Tutto fluisce tra le mani del demiurgo Scott che confeziona una commedia nera d’azione spettacolare.

Parlami del tuo credo

L’America è cibo in quantità pittoresca e sangue come se il fluisse sulla tela di un’artista. Tarantino, in collaborazione con Scott, mette in mostra un paese che sembra irriconoscibile. Niente eccessiva retorica, niente patetismi melensi. La politica emerge dai discorsi, dalle allusioni visive e uditive. La società ha come esponenti solo pezzi grossi poco legali ed emarginati.

C’è il cinema nel film, in ogni suo aspetto. Da Il Teppista di Sonny Chiba, alla parodia di Joel Silver e dei diecimila film americani sul Vietnam, al poster di Riflessi in un occhio d’oro nella cucina di Dick e Floyd.

C’è la musica, quella che prima di diventare un classico era una bandiera di ribellione. Da Elvis (Val Kilmer nel film), che è un’allucinazione molto simile al Bogart di Provaci ancora, Sam, agli Aerosmith di Pump, e ai Soundgarden di Outshined, proprio quando il grunge diventava musica mainstream a livello mondiale.

Un cielo fatto di stelle

Volti meravigliosi che si susseguono uno dietro l’altro: Dennis Hopper, Clifford Worley e il confronto con Christopher Walken, Vincenzo Coccotti, alto papavero della mafia siciliana. Tom Sizemore e Chris Penn nei panni dei due detectives dell’FBI.

Inizialmente il ruolo dello scagnozzo Virgil era di Tom Sizemore, che però a causa della violenza del suo personaggio preferì lasciarlo per interpretare il detective Cody Nicholson. Raccomandò per la sua vecchia parte un attore di teatro semi-sconosciuto: James Gandolfini.

Samuel L. Jackson, uno spacciatore che chiacchiera con Drexl, Conchata Ferrell (Berta di Due uomini e mezzo), che interpreta la direttrice del cast che provina Dick Ritchie (Michael Rapaport).

Menzione d’onore per Brad Pitt, attore allora in vertiginosa ascesa, che interpreta Floyd, il coinquilino tossicodipendente di Dick. L’attore improvvisò tutte le sue battute.

Non usare quel tono mieloso con me. Ti potrei anche uccidere

(in originale: Don’t condescend me, man. I’ll fucking kill you, man.) – Floyd a Virgil

Quei quattro pulp che sconvolsero il mondo

True Romance fa parte di una quadrilogia pulp ambientata nel medesimo universo narrativo, con personaggi comuni o legati da vincoli familiari. Essa comprende i due film iniziali di Quentin Tarantino, Reservoir Dogs (1992) e Pulp Fiction (1994), e il film di Oliver Stone, Natural Born Killers (1994). Quest’ultimo era originariamente un film dentro True Romance stesso, scaturito da una sceneggiatura che Clarence scriveva durante la sua storia con Alabama.

Originariamente Tony Scott avrebbe voluto dirigere sia questo film che Reservoir Dogs, ma Tarantino gliene fece scegliere una soltanto per dirigere da sé l’altro. Scott cambiò la conclusione della sceneggiatura originale poiché semplicemente si era innamorato dei suoi protagonisti. Il finale iniziale presentava un’Alabama vedova che si dava alla vita criminale insieme a Mr. White (Harvey Keitel).

Tutto così romantico

Un breve prologo in cui Clarence parla con amore di Elvis ci mostra la sua goffaggine con le donne e ci dice cosa andrà a vedere al cinema. Stacco, e appare in un blu fluo alieno il titolo True Romance con sotto la traccia principale You’re so Cool di Hans Zimmer.

Segue un lento affresco di un degrado urbano palpabile e orribile che gela il sangue. Ma la musica così orecchiabile e spensierata confonde lo spettatore. Non si sa veramente cosa verrà dopo.

Tra questo inizio e il finale di un giallo distensivo, con la cara traccia principale che si mescola alle frasi di Alabama e alle immagini di Clarence e del loro figlio Elvis, c’è uno dei film migliori degli anni ‘90. Una fiaba classica, ambientata nella cultura dei margini della società tra due personaggi ottimisti, goffi, risoluti e benedetti dall’amore e da un po’ di denaro sporco.

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Francesco Gianfelici
Classe 1999, e perennemente alla ricerca di storie. Mi muovo dalla musica al cinema, dal fumetto alla pittura, dalla letteratura al teatro. Nessun pregiudizio, nessun genere; le cose o piacciono o non piacciono, ma l’importante è farle. Da che sognavo di fare il regista sono finito invischiato in Lettere Moderne. Appartengo alla stirpe di quelli che scrivono sui taccuini, di quelli che si riempiono di idee in ogni momento e non vedono l’ora di scriverle, di quelli che sono ricettivi ad ogni nome che non conoscono e studiano, cercano, e non smettono di sognare.

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