Alessio Tommasoli

Chiamatemi pure trentenne, giovane adulto, o millennial, se preferite. L'importante è che mi consideriate parte di una generazione di irriverenti, che dopo gli Oasis ha scoperto i Radiohead, di pigri, che dopo il Grande Lebowsky ha amato Non è un paese per vecchi. Ritenetemi pure parte di quella generazione che ha toccato per la prima volta la musica con gli 883, ma sappiate che ha anche pianto la morte di Battisti, De André, Gaber, Daniele, Dalla. Una generazione di irresponsabili e disillusi, cui è stato insegnato a sognare e che ha dovuto imparare da sé a sopportare il dolore dei sogni spezzati. Una generazione che, tuttavia, non può arrendersi, perché ancora non ha nulla, se non la forza più grande: saper ridere, di se stessa e del mondo assurdo in cui è gettata. Consideratemi un filosofo - nel senso prosaico del termine, dottore di ricerca e professore – che, immerso in questa generazione, cerca da sempre la via pratica del filosofare per prolungare ostinatamente quella risata, e non ha trovato di meglio che il cinema, la musica, l'arte per farlo. Forse perché, in realtà, non esiste niente, davvero niente  di meglio.

De André e la straordinaria storia di un uomo ordinario

Dal libro al concept album, la genesi di Storia di un impiegato di Fabrizio De André. È il 1971 e nelle librerie appare uno strano romanzo che racconta le vicende di un...

Fabrizio De André e l’anarchia esistenziale di un amico fragile

C'è una rabbia alcolica in queste parole, spesso confuse, a tratti lucide come un fulmine che squarcia la menzogna: De André parla libero e senza freni inibitori, punge e si punge, ferisce...

David Bowie, la vita come opera d’arte

L'8 gennaio del 2016 succede qualcosa che non ha precedenti nella storia dell'uomo e dell'arte. Qualcosa che tutti gli artisti, in modo cosciente o meno, hanno sognato di fare, ma in cui...

Paolo Conte – Fuori piove, è un mondo freddo

Omaggio a Paolo Conte nel giorno del suo 84° compleanno. Una pioggia insistente batte fuori dalle nostre finestre in questi ultimi giorni di festa. E c'è una melodia che non esce dalla mente,...

Nero a metà, omaggio a Pino Daniele

Nel 1977, mentre nel mondo esplodeva la scintilla del punk, a Napoli aveva inizio una rivoluzione musicale senza precedenti, in Italia e, forse, nel mondo. Usciva infatti Terra mia, il primo album...

Chet Baker, il volo dell’angelo fuori dall’inferno

La porta della stanza d'albergo è chiusa dall'interno. Dentro non c'è nessuno, anche il letto è intatto. Sopra, c'è la custodia di una tromba: lo strumento è ben riposto al suo interno,...

La strana serata solitaria del giovane Keith Richards

Racconto immaginifico di come Keith Richards creò il sound dei Rolling Stones È una strana serata. Per la prima volta dopo settimane non c'è nessuna festa, nessuna ragazza con cui divertirsi, nessun amico...

La fuga di Bob Dylan di fronte al Premio Nobel

È l'estate del 1966. Bob Dylan ha appena terminato un clamoroso tour tra Australia ed Europa col quale ha sconvolto i suoi fan: a metà esibizione, toglie chitarra classica e armonica e...

Alessio Tommasoli

Chiamatemi pure trentenne, giovane adulto, o millennial, se preferite. L'importante è che mi consideriate parte di una generazione di irriverenti, che dopo gli Oasis ha scoperto i Radiohead, di pigri, che dopo il Grande Lebowsky ha amato Non è un paese per vecchi. Ritenetemi pure parte di quella generazione che ha toccato per la prima volta la musica con gli 883, ma sappiate che ha anche pianto la morte di Battisti, De André, Gaber, Daniele, Dalla. Una generazione di irresponsabili e disillusi, cui è stato insegnato a sognare e che ha dovuto imparare da sé a sopportare il dolore dei sogni spezzati. Una generazione che, tuttavia, non può arrendersi, perché ancora non ha nulla, se non la forza più grande: saper ridere, di se stessa e del mondo assurdo in cui è gettata. Consideratemi un filosofo - nel senso prosaico del termine, dottore di ricerca e professore – che, immerso in questa generazione, cerca da sempre la via pratica del filosofare per prolungare ostinatamente quella risata, e non ha trovato di meglio che il cinema, la musica, l'arte per farlo. Forse perché, in realtà, non esiste niente, davvero niente  di meglio.