Everything Everywhere all At Once è un film travolgente, immenso: guardarlo al cinema è d’obbligo, capire quanti riferimenti vi siano intrecciati al suo interno è un gioco che vi accenderà mille lampadine mentali. Tantissimo cinema si fonde nel secondo lungometraggio realizzato dai Daniels, ovvero la coppia formata Daniel Kwan e Daniel Scheinert, autori e registi di Swiss Army Man (2016).
Una commedia fantascientifica, una narrazione multidimensionale sbeffeggiante e autoironica, un film action che nasconde una profonda morale legata al concetto di famiglia, un film tecnicamente sbalorditivo: questo è Everything Everywhere all At Once
Sinossi
Everything Everywhere all At Once dà l’idea di essere qualcosa di molto complicato da riassumere, in realtà il cuore del film è un punto di partenza semplice: Evelyn Wang è una donna profondamente insoddisfatta, gestisce una lavanderia a gettoni, ha un matrimonio arrivato alla fine e una figlia con la quale non ha più un dialogo. In più, suo padre, un uomo tradizionalista e rigido, è arrivato con l’aereo per festeggiare il capodanno cinese. Ma la vita di Evelyn subirà un twist imprevisto e rivoluzionario, durante un controllo fiscale verrà a conoscenza di altri universi e di una minaccia che la coinvolge in prima persona.
Riuscirà la donna a capire come muoversi nelle realtà frammentate, caotiche eppure simultanee che la vedono protagonista di un combattimento per salvare non solo il mondo che conosce, ma tutti quelli che vedono altre versioni di lei vivere vite allo stesso modo problematiche?
Un multiverso a partire dal cast
Il duo conosciuto come i Daniels mette a punto una stratificazione estremamente complessa e variegata ma tenuta saldamente insieme da una regia e una sceneggiatura che non perdono mai il controllo. Tutto rientra in uno schema, seppur dai contenuti deliranti e volutamente disordinati, nulla esce fuori dal loro solido disegno. Su più di due ore di film non avrete mai l’impressione di esservi persi (questa è la prima freccetta di scherno lanciata alla maggior parte dei cinecomics in circolazione).
I due conoscono il cinema, padroneggiano la cultura pop e sanno cosa gli piace e come mostrarlo al pubblico, che deve essere pronto a tutto e disposto ad essere “abbracciato” dal turbine di informazioni.
La scelta del cast è in questo senso fondamentale. Ogni personaggio appartiene già iconicamente ad altri universi, a partire dalla protagonista, Evelyn, interpretata da Michelle Yeoh, che abbiamo visto sia in Guardiani della Galassia Vol. 2 (2017) che in Shang-Chi e la leggenda dei Dieci Anelli (2021). Suo marito Waymond è Ke Huy Quan, interprete di Data ne I Goonies e di Short Round in Indiana Jones e il tempio maledetto (l’attore torna sulle scene dopo 40 anni). Joy, la figlia dei due, è Stephanie Ann Hsu, anche lei in Shang-Chi e nelle ultime stagioni di The Marvelous Mrs. Maisel. E, con un’estetica che la rende irriconoscibile, nel ruolo dell’ispettore delle tasse Deirdre Beaubeirdre c’è Jamie Lee Curtis, volto della saga horror Halloween e di film cult come Una poltrona per due.
Tra gli altri anche Harry Shum Jr. da Glee e Sunita Mani da Glow.
D’altra parte in Everything Everywhere all At Once il concetto del multiverso non si esprime solo a livello narrativo ma arriva fino a chi guarda, strizzandogli l’occhio e dicendo “l’ultima dimensione riguarda proprio te”.
Tutto il cinema di Everything Everywhere all At Once
Moltitudine di universi significa moltitudine di generi cinematografici e di tecniche. Il film vibra di influenze, omaggi e citazioni esilaranti. Ogni realtà ha la sua forma e le sue regole (anche visive e cinetiche), e tutto si fonde in un magma travolgente: dall’animazione al simil stop motion. Potrete trovare la violenza pulp di Quentin Tarantino, il montaggio elegante di Wong Kar-wai e l’esplosione sensoriale di Sion Sono.
Spezzare la rigorosità è ciò a cui i Daniels mirano: la deriva assurda di alcune rappresentazioni (come l’universo in cui chiunque ha würstel al posto delle dita) si affianca alla critica ironica dei film sui super eroi e dei luoghi comuni delle epopee kung fu. Il tutto spesso pervaso dalla comicità nonsense alla Hot Shots! che va a decostruire film entrati ormai nell’immaginario comune (come Ratatouille e la positività emblematica delle opere Pixar o la caratterizzazione di alcuni anime).
Starete pensando che grattando via le ispirazioni non rimanga nulla, e invece è lì che Everything Everywhere all At Once vi sorprende nuovamente.
Perché non perderlo
Everything Everywhere all At Once non è tanto rumore per nulla. In modo complementare all’azione costante dell’intrattenimento arriva un messaggio importante, quasi commovente. È come se ogni cosa fosse collegata e la conoscenza totale di tutto, ovunque e tutto insieme portasse Evelyn di nuovo al primo giorno della sua esistenza, allargando il suo orizzonte alla comprensione altrui, senza pregiudizi. La fantascienza si fonde all’intimità di un racconto familiare, entrambe stravolte in una commedia dove nulla è lasciato al caso.
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