
Anche quest’anno FRAMED fa le previsioni per gli imminenti Oscar! Per tre settimane, fino al giorno della premiazione ufficiale (nella notte tra il 27 e il 28 marzo), condivideremo le nostre preferenze in alcune delle categorie più importanti.
A questo link trovate già l’articolo sulle migliori interpretazioni secondo la Redazione
Questa settimana però è dedicata alle grandi esclusioni, davvero troppe e inspiegabili quest’anno. Ecco quelle che abbiamo selezionato!
Adam Driver – Miglior attore protagonista in Annette
Al di là del fatto che Annette non sia stato preso in considerazione per la cinquina della miglior colonna sonora, o quella per la miglior canzone originale (nonostante il lavoro degli Sparks), mi sorprende più del resto l’esclusione di Adam Driver come miglior attore protagonista. Sebbene il film abbia ricevuto notevoli riconoscimenti (il Prix de la mise en scène a Leos Carax a Cannes, cinque César e un Premio Lumière) l’attenzione non si è mai posata sul protagonista maschile: un attore che in questo musical ha saputo attingere a tutte le sue possibili ed oscure sfumature recitative per donarci un personaggio complesso e controverso. Il suo stand-up comedian è un uomo che trabocca violenza (fisica e verbale) e risentimento incontenibile tale da renderlo bestiale ed incontrollabile.
Il lavoro svolto sul personaggio apre implicazioni a cui, mi pare, ancora in pochi abbiano prestato interesse. La dicotomia tra i due protagonisti sostiene la tragica dualità di maschile e femminile che prende corpo proprio grazie alla loro fisicità e alla voce, in primis, uno strumento e una condanna. Per me Adam ne esce vincitore, a prescindere.

Mike Faist – Miglior attore non protagonista in West Side Story
Uno sguardo che buca lo schermo, un corpo tra il goffo e il controllatissimo che dice più delle parole, un pugno nello stomaco. Mike Faist è colui che, tra i pur splendenti diamanti del cast, è riuscito nell’impresa di donare l’impronta più forte, più personale e nuova, al personaggio. Il suo è un Riff più cupo, più triste, perché per quanto stupidamente ostinato – e disperatamente attaccato agli unici traballanti appigli di cui dispone – ci fa intravedere le possibilità di redenzione, di cambiamento, rendendo ancor più dolorosa la sua parabola narrativa. Una calamita per lo sguardo, ruba la scena grazie ad un qualcosa di indefinito che ha il sapore del fascino e di una profonda umanità.

Denis Villeneuve – Miglior regia per Dune
Villeneuve è un regista a dir poco eccezionale. Ha già dato prova di tutto il suo talento grazie a lavori come Arrival o Blade Runner 2049, per non parlare di Enemy, incredibile opera prima.
Inoltre, che il regista non sia nuovo alla fantascienza è cosa evidente. Non c’era dunque da stupirsi che gli venisse affidata la regia di Dune, candidato agli Oscar 2021 come miglior film. Ciò che lascia perplessi è la sua clamorosa esclusione alla candidatura per la miglior regia. Perché il suo film, destinato a entrare di diritto nella storia del cinema, ha proprio nella regia uno dei suoi principali punti di forza. Con Dune, Villeneuve regala al pubblico una vera e propria esperienza visiva e uditiva. L’incessante musica di sottofondo si fonde alla perfezione con la magia della sabbia che vortica nell’aria, restituendo allo spettatore tutte le suggestioni del pianeta Arrakis. Un pianeta arido, isolato, ma che è al contempo il centro esatto dell’Universo. Tutto questo è reso proprio grazie alla meticolosa e ispirata regia di Villeneuve, la cui mancata candidatura rimane un mistero.
di Giulia Losi

Un eroe – Miglior film internazionale
Il fatto che fossero molti i candidati validi per l’Oscar al film internazionale, e il fatto che Asghar Farhadi ne abbia già vinti due, non cancella il dispiacere per l’esclusione di Un eroe dalla cinquina finale. Perché si tratta certamente di uno migliori lavori del grande regista iraniano, tornato in patria a raccontare un’altra parabola di errori e incomprensioni, generosità e colpe, perdono e responsabilità.
Con lo stesso rigore narrativo e la tensione etica di opere come Una separazione e Il cliente (quest’ultimo vincitore di un Academy Award non ritirato da Farhadi in opposizione alla deriva xenofoba e islamofoba dell’amministrazione Trump). E, a proposito di tempi bui, Un eroe, ricordandoci che ogni (presunta) verità è frammentata nei torti e nelle ragioni di ciascuno, è anche un valido antidoto contro il manicheismo guerrafondaio di questi giorni.

Titane – Miglior film internazionale
C’è qualcosa che il mondo del cinema sembra aver dimenticato, o peggio, del tutto ignorato nell’ultimo anno: la violenta rivoluzione di Titane. Dopo la storica Palma d’oro a Cannes il silenzio che è sceso su questo film ha un che di deludente e frustrante. Julia Ducournau è riuscita a mettere insieme un complesso intreccio formale e contenutistico sul corpo, sulla mostruosità, sulla diversità e sulla femminilità. È un film che strappa la pelle del singolo spettatore e affonda nella carne, un’esperienza sensoriale completa e fuori dall’ordinario, che riesce nell’obiettivo forse più difficile e più alto del cinema stesso: farsi tatto, attraversare ogni singolo corpo in platea con prepotenza, attraverso l’audiovisivo.
Sarebbe dovuto essere IL film dell’anno, cosa è andato storto è difficile da definire e dipende dalla sensibilità forse impreparata del pubblico internazionale stesso, ma è imperdonabile.

Per rimanere aggiornato sugli Oscar, continuaci a seguire anche su Instagram, Facebook e Telegram!