Spider-Man Across the Spider-Verse
Spider-Man (Shamiek Moore) in Columbia Pictures and Sony Pictures Animation’s SPIDER-MAN: ACROSS THE SPIDER-VERSE.

Gli occhi pieni di meraviglia, come quelli del piccolo Salvatore in Nuovo Cinema Paradiso, sono quelli che servono per guardare Spider-Man: Across the Spider-Verse. Una sperimentazione Sony-Marvel che va oltre la forma, oltre il puro intrattenimento e oltre l’urgenza espressiva e culturale che caratterizza molto del cinema del presente.

Across the Spider-Verse è tutto questo ed è più della somma delle sue parti.

Joaquim Dos Santos, Justin K. Thompson e Kemp Powers (già co-regista di Soul per la Pixar) raccontano un viaggio dell’eroe “classico” nel suo nucleo, costituito da una missione da affrontare e un antagonista acerrimo da combattere, ma rivoluzionario nella forma, nella sua non linearità. Miles Morales (Shameik Moore) deve confrontarsi con le conseguenze della distruzione dell’acceleratore di particelle avvenuta nel capitolo precedente, ma un nuovo nemico lo insegue e al tempo stesso si fa inseguire attraverso i diversi universi.

Se in Into the Spider-Verse si scopriva l’esistenza di multiversi coesistenti, in Across the Spider-Verse, come dice il titolo stesso, li si attraversa, anche con una grande dose di immaginazione e stili.

Avevamo già intuito le possibilità dell’animazione con Into the Spider-Verse (2018), il primo titolo di quella che sarà una trilogia, ma il nuovo trio di registi spinge il nuovo Spider-Man ancora oltre, dentro una storia stratificata e complessa, in cui la prima sorpresa è che Miles Morales non ne è il completo protagonista, almeno all’inizio.

Gwen e lo Spider-Verse al femminile

In ogni universo esiste una Gwen per ogni Spider-Man, tranne sulla Terra-65, in cui Gwen è Spider-Man e i due ruoli si sovrappongono completamente, nonostante l’addio fra i due, in ogni altra versione, sia essenziale allo sviluppo della storia. Esistono diverse Spider-Woman, di ogni aspetto e di ogni età. Across the Spider-Verse introduce persino la Spider-Woman Jessica Drew, incinta e in questo caso rappresentata nera, con la voce di Issa Rae. Nel caso di Gwen (Hailee Steinfeld), tuttavia, c’è un cortocircuito insormontabile, perché lei resta la Gwen di Miles, in un altro universo diverso da quello in cui è protagonista.

È questo legame a riportarla sulla Terra-1610 nella speranza di rivedere il ragazzo, nonostante il buon senso e lo scopo della sua nuova missione le impongano di non farlo.

Across the Spider-Verse sembra quindi iniziare come la storia di Gwen Stacy, lasciando a lei la voce narrante e le redini del racconto: dalla sua solitudine quotidiana all’approfondimento del complesso rapporto con il padre. Lo fa per buona parte della prima metà del film (della durata complessiva di oltre due ore), in cui la caratterizzazione dei personaggi è intensa, dettagliata, a tratti anche commovente soprattutto in questo forte rapporto padre-figlia.

La storia d’amore, o meglio l’innamoramento, con Miles resta in secondo piano, come un’opzione non percorribile ma a cui il pensiero non può fare altro che tornare e ritornare. La scena dello skyline, a questo proposito, è semplicemente perfetta oltre che esplicativa nei dialoghi di tutta la chimica e la dinamica che intercorre tra i due.

Il resto lo fa la sottile ironia del film, che prende spesso di mira proprio la relazione tra Miles e Gwen, cercando di cogliere quello che sta dietro la trama d’azione e le numerose battaglie: will they, won’t they?

Hobie Brown, lo Spider-Punk e la rappresentazione culturale in Across the Spider-Verse

Kemp Powers l’ha dichiarato: la costruzione del personaggio di Spider-Punk è basata sulla voce dell’attore che lo interpreta, Daniel Kaluuya, e non viceversa. Il suo forte accento di Camden (guardate il film in lingua originale!) è finalmente libero di esprimersi in questo secondo ruolo Marvel dopo Black Panther. Dà forma a un punk-anarchico anni ’70 con qualcosa di Prince e qualcosa di Basquiat e, in modo coerente con il personaggio (e con le icone che ricorda), diventa il disruptor, colui che mette tutto in discussione, senza paura o preoccupazione. È anche uno dei personaggi più divertenti mai visti all’interno del MCU, grazie al senso dell’umorismo pungente e puntualissimo.

Hobie, tuttavia, non è l’unico personaggio che cattura l’attenzione dal punto di vista della rappresentazione culturale. Miguel interessante figura ambigua tra il bene e il male è interpretato da un Oscar Isaac a sua volta più libero di parlare con una cadenza e un accento a lui più familiari. Molto più precisa, in questo senso, è però la ricostruzione del quartiere di Miles Morales a Brooklyn. Miles è identificabile come un protagonista nero, black, come l’attore che gli presta la voce. In Across the Spider-Verse, tuttavia, si ha la possibilità di esplorare il suo background familiare, soprattutto lo stretto rapporto con la madre portoricana, che espande ancora di più la rappresentazione verso la comunità hispanic centroamericana.

Le abitudini del block – termine che si potrebbe tradurre come isolato, ma perderebbe il senso di comunità che ha in inglese – dalle feste in terrazzo alle piccole botteghe, trovano il loro spazio senza stonare all’interno di un racconto sull’Uomo Ragno.

Una simile funzione, inoltre, ha anche la colonna sonora, curata da Metro Boomin e costituita per lo più da canzoni rap.

In breve

Spider-Man: Across the Spider-Verse in estrema sintesi è forse il film più bello di tutta la saga dell’Uomo Ragno e dell’intero MCU fino a oggi. È sicuramente il film più bello in questo momento in circolazione e lo resterà a lungo (almeno fino a quando non uscirà il nuovo Scorsese). È grande cinema, con storie stratificate, emozioni complesse, dialoghi brillanti, stile e animazione che suscitano meraviglia scena dopo scena. Assicuratevi di guardarlo sullo schermo più grande a vostra disposizione, per farvi risucchiare dallo Spiderverso. Non vorrete uscirne più.

Spiderman Across The Spider-verse by  @______giorgio_____ (Alessandro Piras)

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