The Son Venezia 79

7 Settembre 2022. La Mostra si appresta a chiudere i battenti, ma prima è la volta dell’ultima carrellata di film. Tra questi arriva The Son il nuovo lungometraggio di Florian Zeller, in competizione per il Leone D’oro. Con un cast d’eccezione che comprende Hugh Jackman, Laura Dern, Vanessa Kirby, Anthony Hopkins e Zan McGrath, Florian Zeller propone un dramma familiare che racconta la malattia della depressione, di colui che in prima persona ne soffre e di chi lo circonda.

La costante incertezza della felicità

Schermo nero. Una voce in sottofondo sussurra una ninnananna a un bimbo di pochi mesi che beatamente dorme nella sua culla. È in questo modo che si apre The Son, mettendo da subito in chiaro le caratteristiche principali della sua storia. Peter (Hugh Jackman) è un uomo realizzato. Ha un buon lavoro, una compagna, Beth (Vanessa Kirby) e un figlio nato da pochi mesi, Theo. Ma questa non è sempre stata la sua vita. Peter, infatti, anni prima era stato sposato con un’altra donna, Kate (Laura Dern), e dalla loro relazione è nato Nicholas (Zan McGrath), di 17 anni. La quotidianità di Peter viene scombussolata quando Kate gli comunica che il figlio Nicholas è entrato in un baratro che sembra senza via d’uscita.

The Son è un’opera audace ma al contempo rischiosa. E Zeller ne è consapevole. Dopo il successo ottenuto con The Father, decide così di rimettersi alla prova, riuscendo nel suo intento. The Son non è solo un film, ma un vero e proprio costrutto sociale creato dal regista per proporre sul grande schermo una storia che – cinematograficamente parlando – è molto rara da trovare. Impegnato e profondo, il lungometraggio è caratterizzato da una sceneggiatura tremendamente vera e schietta, che mostra i fatti così come stanno senza pensarci due volte. Una denuncia verso la continua ricerca forzata della felicità imposta dalla società in cui viviamo, che nient’altro non è se non una semplice negazione e maschera dei problemi che ci affliggono.

The Son abbatte lo stigma della depressione 

Ma d’altronde, non è proprio questa continua ricerca di una felicità che materialmente non esiste, a pesare sulla nostra salute mentale? È proprio una delle domande chiave che sorge al termine della visione del film. Ma è anche quella maggiormente affrontata durante la sua messa in scena. Zeller mostra la depressione in tutte le sue forme, senza paura e senza vergogna, abbattendone nel suo piccolo lo stigma che aleggia da sempre su questa problematica.

A soffrirne è Nicholas è afflitto da depressione, mostrato in tutte le successive fasi: dalla causa scatenante fino all’abbandono della scuola, passando per l’isolamento volontario arrivando ai momenti di tristezza che si insinuano con prepotenza all’interno dei momenti di gioia. Grazie all’impostazione delle scene molto schematica e a un montaggio che gioca sull’effetto vedo/non vedo, la tensione cresce sempre più e lo spettatore viene coinvolto pienamente all’interno di questo viaggio angoscioso, ma purtroppo tremendamente attuale e credibile. Il merito è anche della sceneggiatura, ma soprattutto dell’interpretazione del giovane Zan McGrath, che grazie ad un solo sguardo trasmette insicurezza e paura.

Una storia familiare

La depressione non è solo un fardello di chi la vive in prima persona, ma lo è anche per coloro che vivono la situazione da fuori, come la famiglia, rimanendone coinvolti. The Son è saggio nel mostrare anche questo. Particolare attenzione è data anche agli altri personaggi, alle loro psicologie e agli effetti che la malattia di Nicholas ha su di loro. Ecco così che The Son si trasforma in una storia familiare, di paternità e di maternità, di consapevolezza e di rassegnazione, di tristezza, impotenza e soprattutto di sensi di colpa.

Peter è colui che viene maggiormente investito da quest’onda improvvisa che è la malattia del figlio. Hugh Jackman abbandona i panni dell’invincibile Wolverine, per indossare quelli di un semplice papà dilaniato da sensi di colpa per una situazione su cui non ha nessun potere. Ciò che deve fare è rassegnarsi a questa terribile consapevolezza. Con una delle interpretazioni migliori della sua carriera, Jackman impersona la preoccupazione che solo un genitore riesce a provare, riuscendo a trasmettere la medesima sensazione a chi guarda. Con una storia da brividi, vera e che merita di avere più spazio all’interno del dibattito pubblico, The Son è senza dubbio uno dei migliori film di Venezia 79.

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Rebecca Fulgosi
Mi chiamo Rebecca, classe 2000 e ho una passione smisurata per il mondo della settima arte. Studio alla facoltà di Beni Culturali con il sogno di diventare critica cinematografica, perché guardare film è una delle cose che mi riesce meglio. Il mio genere preferito è L’horror insieme ai cinecomic di cui sono appassionata sin da piccola. Tra i miei film preferiti: "La La Land", C’era una volta a ...Hollywood", "A Star is Born", "Jojo Rabbit" e "Titanic". Le mie serie preferite, "American Horror Story" e "La casa di carta".

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