I Cavalieri dello Zodiaco, prodotto da Sony Pictures e distribuito da Eagle Pictures
I Cavalieri dello Zodiaco, prodotto da Sony Pictures e distribuito da Eagle Pictures

È arrivato in Italia I Cavalieri dello Zodiaco, con la regia di Tomek Baginski, adattamento live action dell’omonimo manga di Masami Kurumada. Un film da dimenticare presto, un’opera che terrorizzerà una generazione di spettatori come fece nel 2009 Dragonball Evolution.

Zodiaco Drift

il giovane orfano Seiya (Mackenyu) vive combattendo di notte negli incontri clandestini; è ossessionato dal trovare la sorella rapita, Patricia (Kaylan Teague). Una sera però entra in contatto con un misterioso uomo chiamato Alman di Thule (Sean Bean), che gli rivela di essere alla ricerca di ragazzi con i poteri del cosmo al fine di proteggere la reincarnazione della dea Atena, Isabel (Madison Iseman).

Seiya inizia ad allenarsi per padroneggiare il cosmo e scoprire il suo destino come cavaliere di Pegaso. Tuttavia dovrà fare i conti con Cassios (Nick Stahl), gestore degli incontri clandestini e uomo di fiducia dell’ex moglie di Alman, Vander Guraad (Famke Janssen), decisa a impedire la piena trasformazione di Isabel in Atena per scongiurare una sua possibile distruzione del mondo.

La trama diverge notevolmente dall’opera originale, accontentandosi di mostrare solo due dei cavalieri di bronzo storici e lasciando la mitologia e il world-building dell’opera originale vagamente accennati. Tutto il film risulta un pessimo sforzo per cercare di modernizzare ed adattare un’opera iconica che ha segnato l’infanzia di molti.

La lista di orrori (tecnici e non)

La sceneggiatura, per come me la immagino dopo la visione, potrebbe consistere in una pila di fogli imbrattati con qualcosa che ricorda malamente i veri cavalieri dello zodiaco. La regia è stroboscopica, incapace di seguire una scena senza renderla esagerata e ridicola: Ed Wood sotto LSD avrebbe diretto con più maestria. Le interpretazioni sono piatte a dei livelli strazianti,; non c’è un’emozione credibile nemmeno nei set vicini a dove hanno girato questo film.

La cgi è “solo” mediocre, e questo fa sperare invano lo spettatore che il film abbia una sua decenza, ma non è così. Purtroppo fa vergognare i fan di ogni epoca e risulta vergognoso anche per chi non conosce nulla della materia originale. Un brutto film è solo un brutto film.

È così difficile adattare un manga in live action?

No, non lo è per niente. Ne sanno qualcosa Takashi Miike con il suo Ichi the Killer (2001), uno dei film più disturbanti del 21o secolo, e Park Chan-Wook, che con Oldboy (2003) è riuscito a trionfare persino a Cannes. Entrambi sono adattamenti live action di un manga. Eppure se pensiamo a questa tipologia di film solitamente ricordiamo opere mediocri come Death Note (2017), o orrori come Dragon Ball Evolution (2009).

Ma lungometraggi come come Alita – Angelo della battaglia (2019), Azumi (2003) o la saga di film tratti da Rorouni Kenshin (2012-2021) hanno dimostrato che adattare al meglio un manga non è un’utopia irraggiungibile, basta amare la materia originale, pur modificandola, e disporre delle competenza tecniche.

Oltretutto questa non è una pratica così recente; i due film di Lady Snowblood e la saga originale di sei film di Kozure ōkami sono adattamenti live action degli anni ’70. Ultimamente però si dà per scontato che l’affetto e i ricordi relativi ad un manga o un anime salveranno anche un prodotto cinematografico indecente, ma non è così. Dopo cinquant’anni di adattamenti di ogni sorta si dovrebbe dare per scontato che i film odierni tratti da un manga siano quantomeno accettabili.

In breve

Avviso a tutti i potenziali spettatori di questo film: non guardatelo. Il manga e l’anime degli anni ’80 sono ancora le opere migliori per approcciarsi al mondo de I cavalieri dello Zodiaco.

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Francesco Gianfelici
Classe 1999, e perennemente alla ricerca di storie. Mi muovo dalla musica al cinema, dal fumetto alla pittura, dalla letteratura al teatro. Nessun pregiudizio, nessun genere; le cose o piacciono o non piacciono, ma l’importante è farle. Da che sognavo di fare il regista sono finito invischiato in Lettere Moderne. Appartengo alla stirpe di quelli che scrivono sui taccuini, di quelli che si riempiono di idee in ogni momento e non vedono l’ora di scriverle, di quelli che sono ricettivi ad ogni nome che non conoscono e studiano, cercano, e non smettono di sognare.

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