The Idol
Credits: HBO

Vorrebbe essere una critica dura all’industria hollywoodiana ma finisce con il diventare una parodia grottesca, The Idol.

Non basta certo un solo episodio per affermare che l’operazione di Sam Levinson e Abel The Weeknd Tesfaye sia riuscita o meno, però dai primi 50 minuti si riescono a cogliere pregi e difetti della serie, in un colpo d’occhio.

Cosa non funziona

Abbiamo difeso con forza Levinson quando veniva accusato di essere pretenzioso e vuoto nel racconto di una storia d’amore tossico come Malcolm & Marie (leggete qui). Questa volta, tuttavia, è volutamente così voyeurista da essere indifendibile.

Non è la nudità il problema, né il corpo di Lily-Rose Depp in sé, quanto il modo in cui la macchina da presa lo riprende. In alcuni momenti si ha la sensazione esplicita di stare spiando dal buco della serratura senza che questo crei davvero complicità con il pubblico.

L’intimità con il racconto è una cosa. L’impressione di sentirsi dei guardoni è un’altra e contribuisce a creare uno scollamento tra spettatore e narrazione.

Questo stesso scollamento rappresenta il secondo grande problema di The Idol: genera distanza lì dove con l’ironia e l’umorismo vorrebbe schiacciare l’occhio al pubblico e diventa cringe (per non dire ridicola) dove vorrebbe creare pathos.

La “colpa” in parte è di un protagonista maschile che di professione non fa l’attore e si nota. Ha più spessore, più senso e più fascino nel videoclip del brano della serie, Double Fantasy che in tutto il pilot, inoltre è volutamente delineato come un personaggio viscido e respingente.

The Weeknd è credibile soltanto quando crea il parallelismo tra canto ed erotismo, quando parla della sua stessa musica. Quel pop che entra facilmente in testa, scala le classifiche ma che può essere un cavallo di Troia, per parlare anche di argomenti più oscuri e cupi.

Nel momento in cui The Idol invece prova a denunciare le dinamiche distruttive di Hollywood perde credibilità. Lo fa attraverso tutta una prima mezz’ora dedicata a Jocelyn (Lily-Rose Depp), la baby-star che come Britney torna in scena dopo una crisi personale e psichiatrica, con delle cicatrici invisibili addosso. È ciò che sta intorno a lei a non funzionare del tutto, in particolare il modo superficiale in cui il suo benessere mentale e fisico viene trattato.

L’idea è buona, senza dubbio. Ma era necessario esprimerla ridicolizzando tutto ciò che comunemente viene definito “politically correct”? Il modo in cui la figura dell’intimacy coordinator, per esempio, viene umiliata nei primi minuti è irritante più per la visione di Levinson che vi è dietro che per la scena in sé.

Cosa funziona

Il bilancio complessivo del primo episodio di The Idol tende più a una bocciatura che a una promozione, perché Levinson trova il modo di risultare irritante in ogni cosa che mostra, forse di proposito.

Gli si deve riconoscere, tuttavia, una bellissima costruzione della scena, complice anche la scelta di riprendere in pellicola 35mm. Ogni inquadratura di Lily-Rose Depp è pensata e studiata per esaltare la sensualità dell’attrice. Lei, dopotutto, è apprezzabilissima per la sua recitazione.

La monoespressione che ha da modella di grandi case di moda è disintegrata già nei primi secondi. Sul suo viso si legge tutto il disagio e tutta la ricerca di questo personaggio in divenire che Levinson costruisce nel primo episodio.

Come si evolverà, se si evolverà, lo scopriremo nelle prossime settimane.

Illustrazione di @nonvalentina – Valentina Tedesco

Un nuovo episodio di The Idol è disponibile ogni lunedì su SKY e Now a partire dal 5 giugno per cinque settimane.

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