Lo troverete a Broadway dopo sette anni di programmazione, interrotta e ripresa a causa del Covid, e su Disney+, diretto da Thomas Kail e rilasciato nel 2020: registrazione integrale dell’omonimo musical sulla vita del padre fondatore Alexander Hamilton, il volto sui dieci dollari.
My name is Alexander Hamilton
Durante la Guerra d’Indipendenza americana, Alexander Hamilton è stato l’aiutante di campo di George Washington e poi segretario del tesoro del futuro Presidente degli Stati Uniti. Ha combattuto e vinto la battaglia di Yorktown insieme al marchese di Lafayette. È stato un rivoluzionario della prima ora, collega di patrioti come Hercules Mulligan e Aaron Burr, la sua nemesi, dal carattere diametralmente opposto, che infine lo ucciderà in duello. Padre di un figlio ucciso (legalmente in duello), marito di una moglie tradita (da lui stesso), protagonista di uno dei primi grandi scandali sessuali nella storia politica americana.
Un entusiasta, loquace, spiritoso e instancabile self-made man.
Ma se dal saggio di 800 pagine di Chernow da cui deriva l’opera si possono solo ampliare le informazioni qui riportate, nel musical troviamo una narrazione differente e una sensibilità nuova. Parlano della storia stessa coloro che la vissero, riflettendo sul ruolo che ricoprono, su ciò che fanno e provano. Contemplano la storia avvenuta e la vivono sul palco. Ecco che si svelano a noi le sorelle Schuyler, moglie e cognata, entrambe infatuate del protagonista, ecco che Re Giorgio III commenta gli eventi con ironia e crudezza, ecco Thomas Jefferson mostrare la sua linea politica e scendere a compromessi poco chiari con il protagonista, ecco George Washington stesso confidarci i suoi timori (e l’autore non ci risparmia una dotta citazione al capolavoro di Gilbert e Sullivan, Pirates of Penzance, quando asserisce Now I’m the model of a modern major general).
History has its eyes on you
Lin-Manuel Miranda, che Hamilton lo ha scritto e interpretato, è un’artista che ha stupito il mondo e che continua a farlo (gli manca, a fronte di due nomination di cui una quest’anno, una vittoria all’Oscar per diventare un EGOT).
Osannato nel mondo della musica, dai palchi di Broadway – a soli 28 anni vinse il Tony Award alla Miglior Colonna Sonora (Musica e/o Testi) per In The Heights – ai classici Disney di cui ha firmato le canzoni (Oceania ed Encanto), recentemente si è anche distinto nel mondo del cinema: è il regista del commovente Tick, tick… Boom!.
I am not throwin’ away my shot
Hamilton non è solo un bel musical, è rivoluzionario. Spazia tra melodiche ballate d’amore, arie marziali, power ballads R&B, un accenno di jazz e tristi canzoni dal sapore operistico. E soprattutto hip-hop, tanto hip-hop. Un genere che aveva avuto fortuna per lo più Off Broadway negli anni Novanta e che qui torna con il preciso intento espressivo di raccontare la politica e gli ideali.
Rientra in questo caso il celeberrimo pezzo rap My Shot, il mantra di Hamilton, e le due Cabinet Battles. Ma i sentimenti e le emozioni sono molteplici, tanti quanti sono i personaggi che si confidano con il pubblico.
Eliza (Phillipa Soo) ci parla del suo amore con la gioiosa Helpless e ci confessa il suo dolore e la sua rabbia con la struggente Burn. Aaron Burr (Leslie Odom Jr) con un vivace tono jazzistico ci ammalia con The Room Where It Happens. E il patriottismo e le fiamme della battaglia esplodono con la coreografia della battaglia di Yorktown e la splendida Yorktown (The World Turned Upside Down).
La nascita degli Stati Uniti divide il primo atto dal secondo, i volti cambiano (alcuni attori interpretano brillantemente due ruoli), dagli scontri armati (magistralmente coreografati, specialmente quelli dei tre duelli) si passa agli scontri verbali (sublimemente scritti in forma di battaglie rap). E come non menzionare i magnifici costumi.
Le citazioni vanno dai classici musical stessi, ai grandi del rap come Notorius B.I.G. La conoscenza e gli amori artistici di Miranda risaltano in tutta la musica, premiata con il Tony Award alla Miglior Colonna Sonora Originale e con il Grammy al Miglior album di un musical teatrale.
Immigrants, we get the job done
Quando nel 2015 un cast multirazziale interpretò dei personaggi storici quasi esclusivamente bianchi, il messaggio fu chiaro. Così è l’America, a farla hanno contribuito uomini di etnie e Paesi diversi. Miranda è un integrazionista, un uomo che ha fatto del suo musical un manifesto contro ogni razzismo, un uomo che parla argutamente in favore degli immigrati, e che di fronte alla frase All men are by nature equally free and independent fa dire ad Angelica, […] when I meet Thomas Jefferson I’ma compel him to include women in the sequel.
The world turns upside down!
Questo musical ha fatto la storia, ricordandola a tutti. Il segno che ha lasciato nel mondo dei musical forse a noi appare remoto quanto il mondo dei musical stesso. Noi che spesso non possiamo averli nei nostri teatri e che siamo sempre costretti ad attendere l’adattamento cinematografico o la registrazione di un’edizione d’anniversario.
Eppure, parafrasando le parole che i patrioti usano quando si rendono conto del tipo d’uomo che è Alexander Hamilton, grazie alla collaborazione tra Disney e Miranda si è giunti a questa felice conclusione: Let’s get this musical in front of a crowd.
Hamilton è disponibile su Disney+.
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