Domenico Modugno – Nel blu dipinto di blu (Sanremo 1958) – Ilarius - This is not SANREMO
Domenico Modugno – Nel blu dipinto di blu (Sanremo 1958) – Ilarius - This is not SANREMO

TINALS lancia il preorder del cofanetto This Is Not SANREMO: 32 fotogrammi illustrati e gadget per prepararsi all’edizione 2021!

Vi ricordate il contest organizzato da TINALS – This Is Not A Love Song? Ne parlavamo qui, e delle 80 opere inviate ne sono state selezionate due che andranno a far parte di un cofanetto per gli amanti del Festival della canzone Italiana e dell’illustrazione che riesce ad interpretare il nostro tempo.

All’interno ci saranno 32 fotogrammi illustrati, il libro di Liborio Conca Sono disperato, Pippo!, e oggetti che ci ricordano alcuni dei momenti più belli e significanti di un evento che, volendo o meno, ci coinvolge e fagocita ogni anno senza pietà.

Contenuto del cofanetto This Is Not SANREMO in preorder su https://thisisnotalovesong.it/

Raccontare Sanremo grazie al fumetto

Se per anni la kermesse sanremese ha dettato la direzione della musica italiana, tratteggiandone orizzonti e gusti estetici, con la “rivoluzione” innescata da Internet ha subito una forte crisi di identità. E si è trovata a fare i conti con dinamiche prima impensabili che nelle ultime edizioni ha provato (o è stata costretta) a cavalcare, per restare al passo con i tempi. Proprio per questo ora, forse per la prima volta, è possibile “storicizzare” il Festival… e fotografarlo per quello che è, per quello che è stato e – perché no – per quello che sarà.

“Tutto ciò per dire che ci è sembrato oggi il momento perfetto per raccontare Sanremo grazie ai migliori fumettisti italiani. Il definitivo compendio illustrato del festival.” Dice Andrea Provinciali, ideatore progetto This Is Not A Love Song, nonché giornalista-grafico editoriale.

Abbiamo avuto il piacere di fargli qualche domanda:

Fotogrammi musicali: come sono stati scelti tra tutte le esibizioni e i momenti di un Festival così vasto? Come avete lavorato tu e gli artisti?

Sanremo ha un potenziale così vasto che da una parte complica il lavoro di selezione (qualcosa rimarrà fuori per forza di cosa e a malincuore) ma dall’altra facilita anche un po’ le cose: sono così tante le esibizioni che hanno lasciato il segno dell’immaginario nazionalpopolare che si selezionano da sole.

Per il resto dovevamo solo stare attenti a non dare corda soltanto al cuore ma trovare il giusto equilibrio con un aspetto critico che cogliesse le sfumature trash, politiche, tragiche, patetiche, imbarazzanti che caratterizzano da sempre il Festival. Per fortuna che da parte mia il cuore influisce poco perché ne sono quasi sempre stato un antagonista. Nei primi anni ’90, in piena adolescenza, ero accecato – per fortuna – dal punk e il palco dell’Ariston rappresentava tutto ciò che odiavo (eheheheh). Ma vivendo con i miei genitori per forza di cose mi capitava di vedere spezzoni qua e là.

Quindi è stato compito mio controllare che non andasse perso quel giusto equilibrio tra gusto personale e importanza oggettiva: chi deve disegnare i fotogrammi (ma succede anche con le cassettine) tende a scegliere ciò a cui è più affezionato, dimenticando che invece sono importanti anche altri aspetti, soprattutto il peso specifico che quella canzone o quell’esibizione ha avuto ed ha tutt’oggi sul pubblico. Per cui illustrarla ha un impatto sociale e culturale molto forte. Io mi sono divertito molto a buttare giù una lista di canzoni e avvenimenti sanremesi (molti più di 32) e li ho girati agli artisti che avevo selezionato per il progetto (avendo già in mente chi potesse fare meglio cosa) lasciando carta bianca nella scelta.

This Is Not SANREMO – Qui il fotogramma illustrato da Chiara Lu, di cui trovate l’intervista qui.
Cosa volevate ottenere con il progetto del cofanetto?

Con 32 fotogrammi (anche se 8 di questi sono stampati sulla carta del poster e non su cartoncino come i restanti 24), abbiamo potuto assecondare la nostra idea di racconto illustrato (quasi) definitivo del festival di Sanremo. L’idea era di cristallizzare tutto Sanremo in un unico progetto (con un sacco di prodotti a corredo:  t-shirt, shopper, portachiavi, libro, adesivi, cassettine) anche perché dopo lo scorso anno abbiamo avuto come una rivelazione: che il festival con l’esibizione di Bugo e Morgan avesse toccato un punto di svolta.

Che quella parabola fortunata iniziata nei Novanta fosse terminata proprio con il testo di Sincero stravolto da Morgan e l’abbandono del palco di Bugo. Un percorso portato a termine proprio dagli artisti che nell’edizione del 2020 sentivamo come quelli più “vicini” a un certo modo puro e controcorrente di approcciare le sette note. Che – ecco il cortocircuito – si sono fatti le ossa musicalmente proprio negli anni Novanta. E invece proprio loro hanno fatto detonare l’esplosione che – secondo me – ha sancito l’ennesimo cambio di traiettoria di Sanremo.

This Is Not SANREMO – Qui il fotogramma illustrato da Valentina Restivo
Dicci almeno tre esibizioni che ti sono rimaste nel cuore e perché

DrupiEra bella davvero (1988) – Avevo undici anni, guardavo il festival indirettamente e passivamente, i due televisori in casa erano sintonizzati entrambi su Raiuno. Ascolto questa canzone e non so per quale motivo non mi è mai più uscita dalla testa (potrei canticchiare il ritornello anche se stessi a un live set di Aphex Twin eheheheh). E poi Drupi faceva l’idraulico come il mio babbo. Questa cosa mi ha sempre intrippato, non so perché.

Marco MasiniPerché lo fai (1991) – Il primo pezzo emo che abbia ascoltato. Emo nell’approccio e nel mood, non musicalmente – ci mancherebbe. Se qualche anno dopo sono andato in fissa con i Mineral e compagnia emocore è anche colpa di Masini. E sono convinto che Sfortuna dei Fine Before You Came non sarebbe mai stato scritto se non ci fosse stato Masini.

Federica Carta e ShadeSenza farlo apposta (2019) – Vorrei dire “no comment”, ma preferisco dare la colpa a Liborio (autore coinvolto nel progetto TINALS, ndr): sono già tre o quattro anni che durante Sanremo mi invita a cena a casa sua, dove c’è un vero e proprio gruppo di ascolto ristretto con tanto di pagelle. Ovviamente mi diverto un sacco. Ricordo che nel 2019 – forse per la prima volta in vita mia – ho ascoltato bene quasi tutte le canzoni in gara. Il ritornello di “Senza farlo apposta” era perfetto per Sanremo: pop, cadenzato, malinconico, a presa rapida. Non mi capacito ancora oggi come non abbia fatto a vincere quell’edizione.

Qui il link per saperne di più e acquistare il cofanetto, nell’attesa del 2 marzo con nuovi momenti epici (speriamo) e live da ricordare!

L’intervista è a cura di Silvia Pezzopane e Valeria Verbaro.