Oscar 2024: FRAMED ACADEMY e le nostre previsioni per le categoria attoriali. Grafica di Andrea Menghini.
Oscar 2024: FRAMED ACADEMY e le nostre previsioni per le categoria attoriali. Grafica di Andrea Menghini.

La premiazione degli Oscar 2024 si avvicina e in redazione abbiamo sicuramente i nostri favoriti per cui prevediamo (sogniamo) la vittoria: iniziamo la rubrica FRAMED ACADEMY 2024 con le categorie attoriali, Leading e Supporting, leggete qui i nostri preferiti!

Scelti da Silvia Pezzopane:

Uscita vittoriosa sia dai Golden Globe che dai BAFTA, Emma Stone merita anche l’Oscar per Poor Things? Assolutamente sì, perché la sua Bella Baxter non è solo il risultato di una brava interprete che si è applicata alla parte, ma un ruolo vivo, ruvido, perturbante, intenso e liberatorio a 360 gradi. All’interno di un’odissea all’insegna della propria autoaffermazione nel mondo, la donna/eroina raccontata da Lanthimos e interpretata da Emma Stone, arriva allo spettatore in modo totale e travolgente: con il corpo che acquista un ritmo più definito avventura dopo avventura (e scelta dopo scelta), con la sincerità ingenua di una donna bambina gettata nel mondo. Lo stupore di Bella è puro, e ci sovrasta, allo stesso modo la sua intraprendenza la rende il simbolo più intenso e acceso di una possibilità per il femminile di ribellarsi a tutto, tornare a vivere, esistere libero.

Emma Stone in POOR THINGS. Photo by Yorgos Lanthimos. Courtesy of Searchlight Pictures. © 2023 20th Century Studios All Rights Reserved.

La candidatura a Ryan Gosling e non a Margot Robbie per Barbie pesa (e lo sa anche lui), ma al di là della scelta maldestra mai come in questo film l’attore di Drive e La la land merita un riconoscimento. Dischiudendo il suo incredibile potenziale comico, Gosling si cimenta in un Ken schiacciato dalle aspettative e dalle ambizioni, in una Barbie Land in cui sono le donne a decidere. Fragile e sensibile, divertente e irrisolto: protetto da una pelliccia bianca e un set di accessori fashion il suo personaggio incarna una generazione di maschi in crisi, prigionieri delle loro debolezze. Il Ken di Ryan Gosling è forse quel personaggio chiave che gran parte della critica non ha ancora capito (o accettato), e risplende grazie alla regia e allo sguardo di Greta Gerwig confessando il suo malessere, in un mondo rosa dove si sente pari a zero.

Leggi qui la recensione di Poor Things e Barbie.

Scelti da Valeria Verbaro:

Lily Gladstone – Candidata a miglior attrice protagonista per Killers of the Flower Moon

L’aveva già dentro di sé tutta quella forza, Lily Gladstone, per riuscire a interpretare così Mollie Buckhart in Killers of the Flower Moon. Certo, aiuta essere diretta da uno dei più grandi registi viventi, ma nemmeno Scorsese avrebbe potuto tirar fuori quello sguardo che brucia, che accusa, che parla senza parole, se non fosse già stata l’intenzione di questa straordinaria attrice, attiva per lo più nel cinema indipendente e quasi invisibile fino a questo ruolo. Misurata eppure decisa, categorica, ipnotica. È odioso dire che “recita per sottrazione”, perché non sottrae nulla. Trova piuttosto un equilibrio a sentimenti potentissimi, dall’amore alla rabbia, che invece di esplodere trovano gesti e spazi differenti nella sua interpretazione. Merita di vincere ma soprattutto di non essere più dimenticata: vogliamo più film con Lily Gladstone.

Leggi qui la recensione di Killers of the Flower Moon.
Lily Gladstone e Martin Scorsese in Kilers of the Flower Moon
Lily Gladstone e Martin Scorsese in Kilers of the Flower Moon (Apple)

Da’Vine Joy Randolph – Candidata a miglior attrice non protagonista per The Holdovers

In un film che consola e al tempo stesso agita chiunque nella vita abbia mai sognato una seconda possibilità, chiunque si sia sentito uno “scarto”, uno che resta indietro, dimenticato (come il titolo, The Holdovers), Da’Vine Johnson è una scoperta preziosa. È totalmente complementare al burbero professore protagonista interpretato da Paul Giamatti. Ne è la controparte comica nei momenti più aspri e pungenti ma al tempo stesso interpreta la storia più drammatica di tutte, quella che porta con sé più dolore. La sua capacità di attraversare quel dolore, darlo in pasto al pubblico e intanto non lasciare mai la presa sulla vita e sul presente è ciò che di più umano e commovente abbia offerto il cinema quest’anno.

Leggi qui la recensione di The Holdovers – Lezioni di vita
The Holdovers, Universal Pictures

Scelti da Rebecca Fulgosi:

Emma Stone – Candidata a miglior attrice protagonista per Poor Things

Alla sua quarta candidatura agli Oscar, con una vittoria nel 2017 per La La Land, Emma Stone fa il miracolo in Poor Things. Come una sorta di Barbie gotica, la Bella Baxter di Emma Stone compie all’interno del film un’evoluzione incredibile che, da fantoccio senza libero arbitrio nelle mani del suo creatore, si trasforma in donna libera ed emancipata. Bella vede il mondo attraverso i suoi occhi, con una sua personalissima visione, senza alcuna vergogna e senza alcun pregiudizio, proprio come se fosse la prima volta. Attraverso le più disparate esperienze, Bella cresce a livello umano, psicologico e sessuale trasformandosi in donna consenziente ed emancipata e decostruendo un mondo dominato da paradigmi maschilisti e patriarcali.

Robert Downey Jr. – Candidato a miglior attore non protagonista per Oppenheimer

Quando si interpreta per anni un ruolo che con il tempo diviene cult, levarsi di dosso quella patina di pregiudizi e non, è difficile ma non impossibile. È il caso di Robert Downey jr., che con la sua strabiliante interpretazione di Lewis Strauss in Oppenheimer di Christopher Nolan, dimostra di essere uno dei più grandi attori del panorama cinematografico attuale, e non solo “Tony Stark’’. La maggior parte delle sue sequenze sono di fronte ad una giuria, in un tribunale, ma la sua presenza scenica è tale da imporsi fortemente anche in questa situazione. Oppenheimer è anche il capolavoro di Robert Downey jr, una consacrazione alla sua carriera e l’inizio di una nuova vita.

Leggi qui la recensione di Oppenheimer.

Scelto da Francesco Gianfelici:

Robert Downey Jr. – Candidato a miglior attore non protagonista per Oppenheimer

Robert Downey Jr. è sempre stato un grande attore. Lui, come molti, ha dimostrato che si può indossare un mantello senza farsi soffocare da esso come fosse il simbionte del costume nero di Spider-man. La sua ironia, la veemenza retorica e affabulante, il trasporto emotivo con cui ogni volta modella un personaggio, gli hanno permesso di dare uno spessore moderno e velenoso al suo Lewis Strauss. Il fascino del male che nell’ombra controlla il mondo, la sete di vendetta e l’affermazione prepotente di sé, tutto è stato dipinto ad arte dall’attore con la sua interpretazione.

Oppenheimer, Universal Pictures

Scelti da Annamaria Martinisi:

Cillian Murphy – Candidato come miglior attore protagonista per Oppenheimer

Cillian Murphy è senz’altro colui che quest’anno merita di alzare la statuetta agli Oscar come migliore attore protagonista. In Oppenheimer, l’attore irlandese, assume ineccepibilmente le vesti del fisico, ricostruendo ogni reazione termonucleare di orrore e terrore, che si scatena nell’attimo di collisione tra scienza e potere, tra umanità e progresso. Murphy lavora sullo sguardo ancor prima che sulla parola; un lavoro attoriale che si contrappone all’impatto rumoroso della bomba. Mentre l’ordigno uccide con il suono, Oppenheimer/Murphy lo fa attraverso il silenzio, con lampi di luce fatti di uranio e neutroni fusi nel sangue, e con il corpo rivolto verso l’ordigno, in piena solitudine. Per tre ore consecutive, l’attore fissa perfettamente l’istantanea dell’esplosione, e la disperazione di chi è riuscito a diventare “distruttore di mondi”.

Leggi qui l’approfondimento dedicato all’attore Cillian Murphy.
Cillian Murphy in OPPENHEIMER, Christopher Nolan.
Cillian Murphy in OPPENHEIMER, Christopher Nolan.

Robert Downey Jr. – Candidato a miglior attore non protagonista per Oppenheimer

Robert Downey Junior, attraverso la mano registica di Nolan, si cala perfettamente nei panni di Lewis Strauss: uomo subdolo, cinico, impunito, privo di giudizio e ricolmo di ego. L’attore meriterebbe il riconoscimento agli Oscar come miglior attore non protagonista, semplicemente perché ha regalato la sua miglior performance consacrando in modo definitivo tutta la sua carriera; un interprete formidabile, dal carisma generoso, che questa volta conduce la sua caratterizzazione in maniera eccezionale verso il tratto intransigente dell’austerità, del potere, e con la macchia di cosciente colpevolezza che traspare dal ghigno perpetuo sul suo volto.

Scelti da Alessandra Vignocchi:

Sandra Hüller – Candidata a miglior attrice protagonista per Anatomia di una caduta

Algida e serafica, ma con un mondo che ribolle sotto la superficie. Di esplosioni ne vediamo poche, alcune le sentiamo e basta. È come se Sandra si trovasse in una bolla, uno spazio separato sia per la barriera linguistica, che convoglia nel porto franco impersonale dell’inglese, sia per la necessità di costruire un’immagine, una storia (l’ennesima, nel suo caso) con le parole, in cui anche la verità si perde nelle pieghe del discorso, del presentarsi e giustificarsi di fronte al giudizio degli altri. Queste contraddizioni, queste sfumature, passano sul volto di Sandra Hüller, che, nell’omonimia di attrice e personaggio, diventa Sandra, in Anatomia di una caduta.

Leggi qui la recensione di Anatomia di una caduta.
Una scena di Anatomia di una caduta - Miglior film agli European Film Awards 2023
Una scena di Anatomia di una caduta. Courtesy of Teodora Film

Paul Giamatti – Candidato a Miglior attore protagonista per The Holdovers

La stessa omonimia caratterizza un’altra interpretazione straordinaria di questi Oscar: Paul Giamatti è Paul, lo scorbutico e ligissimo al dovere professore di storia di The Holdovers – Lezioni di vita, i cui aspri angoli verranno smussati dall’incontro-scontro con un giovane scapestrato pieno di sorprese. Una fisicità goffa, buffa, sgraziata, di una persona che non sembra molto a suo agio nel posto che occupa nel mondo, forse perché insoddisfatto, forse perché spaventato a morte. Un occhio ballerino, una patologia che gli appiccica addosso un cattivo odore: tutto è volto a caricare su Paul una sgradevolezza respingente che è un po’ la sua protezione, la sua scusa per non aprirsi, agli altri e alla vita. Ma Giamatti ci fa subito vedere ciò che sta sotto la superficie, e ci accompagna alla scoperta di una fragilità pronta a uscire dal bozzolo.

The Holdovers, Universal Pictures

Scelti da Giulia Losi:

Emma Stone – Candidata a miglior attrice protagonista per Poor Things

Decisamente Oppenheimer e Poor Things, quest’anno, la fanno da padrone. Ma l’interpretazione di Emma Stone è stata troppo convincente, troppo sublime per passare inosservata. L’attrice è riuscita a rendere credibile un personaggio totalmente improbabile: Bella Baxter, una donna defunta che rinasce nel suo corpo, ma con un cervello da infante. E, proprio per questo, libera da qualunque preconcetto e giudizio sociale. Bella Baxter è una bomba lasciata libera per il mondo, destinata a cambiare la vita di chiunque la incontri, nel bene o nel male. Ma ciò che è importante, è che rimane una scelta di chi le sta accanto, se farsi sconvolgere in positivo o negativo. Così come è nostra scelta farci conquistare e riflettere, osservando le imprese di questo meraviglioso personaggio. Emma Stone, con la sua straordinaria espressività, ha reso viva questa splendida creatura. Così effervescente e libera da farci capire che le “povere creature” siamo solo noi.

Cillian Murphy – Candidato come miglior attore protagonista per Oppenheimer

La difficoltà di molti attori che hanno interpretato un personaggio iconico è quella di uscirne e di non essere eternamente identificati solo in un modo, prigionieri in ciò che li ha resi celebri. Cillian Murphy, noto ai più per Thomas Shelby di Peaky Blinders, è riuscito lì dove molti hanno fallito. Interpretando il ruolo di Oppenheimer, il padre della bomba atomica, nell’omonimo film, ha dato vita a un personaggio credibile, vero, con il quale si può empatizzare, nonostante l’abisso che lo divide da noi. Il fisico, infatti, viene ritratto come un uomo freddo, che ha molta difficoltà a manifestare affetto e sentimenti. Ma gli occhi di Cillian Murphy si fanno portatori del tremendo fardello che l’uomo sarà condannato a portare per tutta la vita. Non solo l’attore merita la statuetta, ma verrà certamente ricordato per una delle interpretazioni più iconiche della storia del cinema.

Scelta da Emanuele Bucci:

Sandra Hüller – Candidata a miglior attrice protagonista per Anatomia di una caduta

Capiamoci: se la statuetta come Miglior attrice protagonista agli Oscar 2024 andasse alla prorompente Frankenstein femminista illuminista di Emma Stone o a Lily Gladstone, lacerata e lacerante testimone del genocidio (termine tornato tragicamente attuale) dei nativi americani, non potremmo che applaudire. Ma non dimentichiamoci che in gara nella categoria c’è almeno un’altra interprete in grado di rivaleggiare con le favorite per talento e incisività del ruolo, ovvero la tedesca Sandra Hüller. Calandosi nei panni della scrittrice, vedova, madre, imputata di Anatomia di una caduta, l’ex co- protagonista di Vi presento Toni Erdmann incarna al massimo grado il discorso sulle dolorose contraddizioni dei rapporti umani e la natura ambigua, forse indecidibile della verità portato avanti dal film di Justine Triet.

Traducendolo nella carne viva di una figura femminile la cui realtà, nelle sue sfaccettature esistenziali, affettive, sessuali, persino linguistiche, non si esaurisce nei limiti di una definizione univoca, tantomeno di una singola visione della performance. In una continua dialettica tra gesti, parole, emozioni ora trattenuti in potenza ora emersi in atto come schegge di una personalità complessa, Hüller ci restituisce il ritratto di una donna del nostro difficile tempo di passaggio, fra indipendenza e solitudine, forza e vulnerabilità, silenzio e polifonia. E se tutto questo non dovesse bastarvi, ricordate che la stessa attrice è il volto di un altro dei titoli più potenti agli Academy Award di quest’anno, La zona d’interesse. Dove sa riassumere l’agghiacciante quotidiano della borghesia nazista in una risata di stridente, indifferente, omicida normalità.

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